Non é che muoia dalla voglia di spendere 100 e passa euro, soprattutto dopo il festino che mi sono concesso a febbraio... Era solo che ho una certa curiositá e se non mi compro io una bottiglia. dubito potró mai assaggiarlo. Comqunque per poco piú di quella cifra mi uscirebbe il tomatin cu bocan 1988, solo che é un 28enne torbato, non so che aspettarmi... Rispetto al PC12 oilenach, l'ho trovato a 106, peró dice heavly peated, non so, comuqnue sarebbe da bere.
Perché pensi che il PC 12 sia un buon whisky su cui investire?
Se il Cu Bocan 1988 lo trovi veramente attorno ai 100 euro, allora piglialo: è una bottiglia che costa il doppio (e un 28 anni a 100 euro non si può vedere...). Però vale più da bere che da collezionare: dal lato collezionistico, nell'ottica della rivalutazione nel tempo, i PC sono nettamente meglio. Sono rilasci annuali, tutte limited e quelli di 4/5 anni fa sono già schizzati a due o tre volte il prezzo d'uscita. Questo PC12, poi, è quello che sancisce il passaggio tra Jim McEwan e Adam Hannet: da un lato vale un pelo meno perché qui Jim era uscente, dall'altro potrebbe rappresentare un plus se Adam riesce a dimostrare di essere all'altezza del maestro. Tocca vedere come evolve, ma sicuramente è una bottiglia che salirà parecchio nel tempo.
Sono i classici rilasci che tutti vogliono, tutti comprano, ma pochi hanno bevuto: sono come le Distiller Edition Diageo, che vanno bene da tenere in cantina e rivendere a distanza di qualche anno (anche se devo dire che un PC12 io l'ho provato ed era buonissimo)
Riguardo il gusto, occhio che c'è una grossa differenza tra i due. Port Charlotte è un Bruichladdich torbato all'origine (non è un Octomore, ma diciamo che siamo ai livelli di Ardbeg/Laphroaig). Cu Bocan è invece lievemente torbato (decisamente meno di un Bowmore/Caol Ila) che, nel caso di questo 28 anni, è stato messo a maturare in una botte che aveva invecchiato precedentemente un whisky torbato. Quindi in questo caso la torba non viene dall'affumicatura del malto (c'è, ma è poca e dopo 28 anni sarà anche ormai sparita), ma è stata passata al distillato tramite la botte. Ne risulta quindi un mix anomalo: un torbato di 28 anni solitamente ha giusto un filo di fumo in sottofondo, mentre in questo caso torna in primo piano: normalmente la torba viene col tempo integrata nel distillato, scomposta e ricombinata con altri aromi, quindi maturando cambia parecchio il gusto. Se invece ce la vai a rimettere usando una botte "torbata", crei una strana contrapposizione tra un gusto torbato che in un 28 anni non può esistere e la torba matura che però viene relegata in secondo piano e quasi sparisce. Un mix strambo, su questo non c'è dubbio.
perchè è il prodotto di punta del marchio più famoso al mondo di whisky.
è il Dom Perignon dei whisky, per fare un parallelo a livello di "sboroneria".
all'uomo medio (nel mondo eh, non per forza da noi) che non ce ne capisce, col Blue Label fai sempre un figurone.
ti faccio un esempio, al padre di un mio amico quando è andato in pensione hanno regalato un magnum da 1.5 litri di JW Blue Label personalizzata in cassetta di legno.
l'avranno anche pagato 400 euro, come ridere.
Esatto: a livello qualitativo è perfetto, ma dimenticabile. E' la classica bottiglia che compri o regali per via del nome, perché fa prestigio, ma destinata a persone che lo bevono per il nome senza essere esperti o anche solo amatori del whisky. E' per questo che viene costruito dal Master Blender per essere vellutato, armonioso, dolce, pulito e leggero: un distillato che anche un astemio potrebbe bere. Il problema è che però, se lo bevi dopo aver provato altri whisky, ti rendi conto che è troppo piatto su tutto lo spettro: beverino come pochissimi, ma altrettanto dimenticabile. Non ti ritroverai mai tra qualche anno a dire "minchia, che voglia che avrei di bere ancora un JW Blue Label".
Poi c'è comunque da dire che ci vuole un Master Blender coi controcazzi per assemblare un over trenta così perfetto e facile da bere: la maestria a monte c'è tutta e un assaggio, se vi capita a qualche festival, ci sta tutto. Poi sta ad ognuno decidere se investire certe cifre o meno su una bottiglia così (più che altro, sotto i 120 euro si può anche fare a occhi chiusi, ma al prezzo normale di 180/220 euro è già più opinabile: ci si compra un Arbbeg anni 90 di cadenhead con quella cifra...).
Discorso diverso per la versione Cask Strenght del Blue Label: in quel caso il fatto di non diluirlo fa si, lato blending, che ci voglia ancora più bravura nel mettere assieme e dosare le botti. Ma, lato palato, esce un gusto tremendamente diverso da quello del Blue Label classico: questo sì, che è bello ricco di molteplici gusti e bello cremoso, da masticare. Però questo è dura trovarlo, anche ai festival.