Il confronto con Angst lo hai cercato tu, la mia era solo una curiosità sul soggetto della scena. L'ho fatto notare anch'io che è sbagliato a livello concettuale, proprio perché è una tecnica di ripresa utilizzata unicamente con lo scopo di riprodurre una percezione alterata e trasmettere sensazioni interne di disagio (nel caso del film di Kargl, un'immersione nella mente psicotica di un serial killer disorganizzato) e non adatta a quel tipo di scene. Ma - e qui mi collego al discorso della sperimentazione - è pure vero che è facile parlare col senno di poi: il lavoro del regista è fatto anche d'intuizioni, e in retrospettiva - non essendoci un precedente - magari, per come l'aveva pre-visualizzata, valeva la pena rischiare. Capita spesso di immaginare qualcosa che poi all'atto pratico non funziona.
La regia deve essere al servizio della storia, non deve comunicare qualcosa di forte in ogni singola inquadratura. Vedi i campi lunghi: ce n'è uno sulla Bowers Gang fuori da casa Bowers, con Henry seduto in disparte a rimuginare sull'umiliazione del padre: quel campo lungo comunica, ci dice qualcosa del personaggio; ce n'è un altro alla cava, invece, che mostra i protagonisti tuffarsi in acqua, e dà semplicemente respiro alla scena.
Il film poi è pieno di scene di dialogo tra ragazzini, e Muschietti fa il suo, accompagnandole e dettandone i tempi, con la mdp sempre all'altezza dei protagonisti. Se poi sono scene d'interni, mi pare naturale e inevitabile l'uso di campi medi e primi piani, anche per stare al centro dei loro scambi di battute. Ma pure all'aperto, si tende a stringere il campo e fare uso del primo piano per accentuare l'intimità e cogliere la complicità nei loro sguardi.
Il long take all'interno della scuola io l'ho trovato ben orchestrato, con la transizione da un soggetto all'altro. Scorre tutto fluidamente, come un passaggio di consegne: loro che vedono i bulli, i bulli che vedono loro; la mdp che poi li accompagna fuori scena per introdurre la stronzetta, e a seguire stacco su Bev. Un microcosmo adolescenziale di vittime e carnefici, presentato in ripresa continua. Anche quello immediatamente successivo, fuori, con la Bowers Gang, è pensato e realizzato bene, con la spassosa transizione da Patrick a Belch che rutta in faccia proprio a Eddie, che da buon germofobico ha una reazione bellissima (e mica improvvisa; il merito di quel piccolo dettaglio è del regista).
Lo scavalcamento di campo è una disattenzione grave, ma è una sbavatura in una confezione che per il resto, tra alti e bassi, ritengo dignitosissima. A te non è piaciuta, l'abbiamo capito. Basta che non te ne esci di nuovo con sparate assolutiste ("non fidatevi di chi vi dice che è una buona regia"), sennò tutto cerchi tranne che un dibattito.
Gli effetti digitali nella scena di Georgie (la più difficile da girare, a detta di Muschietti, per una serie di problemi riscontrati sul set) l'ho notata ad una seconda visione, ma è per pochi istanti. A me ha dato più fastidio - perché superfluo - l'uso della CGI per Pennywise, che sembra un cartonato nelle due brevi apparizioni nei tunnel delle fogne. Finché è necessaria ai fini della storia, tipo lo scontro finale, per quanto campy, ci passo sopra.
Con un budget così modesto per la portata e le ambizioni del racconto, alla fine si spiega anche perché Muschietti non ha potuto esplorare la parte cosmologica del racconto.
Modificata da umop apisdn, 30 October 2017 - 06:23 PM.