Il problema non è (No Parole Vietate) e non è la.traduzione, il problema è che vogliamo un italiano basico, stiamo finendo per disconoscere la nostra lingua, disimpararla ed appena si utilizza un termine desueto o sconosciuto anziché cogliere l'occasione per accrescere la nostra cultura ce la.prendiamo con.chi lo utilizza...
Cioè anziché prendercela con la nostra ignoranza c'è la prendiamo con chi ha più cultura di noi...
Riflettiamo.
Una piccola parte del successo degli storici film Studio Ghibli spetta anche a (No Parole Vietate).
Onore a chi osa qualcosa di diverso e ci scuote dal torpore. Ad essercene....
Ma proprio no, desumere che utilizzare un linguaggio particolarmente contorto, oltre che spesso e volentieri pure sgrammaticato (perchè è oggettivamente così, in molte occasioni non viene seguita dall'Innominabile neppure la corretta grammatica italiana e/o le regole basiche di sintassi) non significa usare un linguaggio consono oppure arricchire l'adattamento. Ci vuole cognizione di causa e per quanto la fedeltà sia importante, tra le due lingue (giapponese-italiano) ci sono differenze abissali che non possono essere tradotte letteralmente per mantenere il dialogo comprensibile, ed hanno bisogno appunto di essere ADATTATE. Utilizzare un linguaggio aulico o comunque più forbito rispetto al normale, in base al contesto, può anche essere accettabile in base alla storia e ai personaggi, potendo anche arricchire l'esperienza (l'adattamento di saint seiya/i cavalieri dello zodiaco, curato da Stefano Cerioni insieme ad Enrico Carabelli in qualità di Direttore del doppiaggio ne sono un chiaro esempio); cosa che appunto non si vede nei narcisistici adattamenti del Sommo Innominabile: Porco Rosso, Mononoke, la città incantanta...sono solo alcuni esempi di ciò ed hanno adattamenti penosi, con fin troppe frasi e/o dialoghi interi completamente privi di logica o raziocinio, spacciati per aulici con termini 'desueti' messi randomicamente in mezzo ai dialoghi, che il povero volgo non è in grado di comprendere. Siamo seri: non è così. Adattare era il suo lavoro, e non l'ha svolto correttamente, fine. E pensare che nel primo adattamento di Evangelion aveva anche fatto un lavoro piacevole, senza l'eccessiva e ridicola megalomania che lo ha invece contraddistinto nei successivi adattamenti delle opere dello studio Ghibli.