Ok che spariamo a dei poligoni e non facciamo del male a nessuno, ma perche' non ci chiediamo mai perche' a sparare sono sempre gli "eroi" americani, e non sono loro ad essere sparati? Tempo fa si grido' allo scandalo per un presunto FPS in cui tu eri un soldato palestinese contro l'esercito israeliano. Ovviamente fu bollato come puro crimine di propaganda terroristica, ma nessuno pero' si pose il problema che ogni giorno milioni di ragazzini, con il loro avatar vestito da perfetto "marine" amricano (e quindi automaticamente buono) impallinano tedeschi, sovietici, arabi e chi piu' ne ha piu' ne metta. Credo che piu' che una riflessione sulla violenza in sè per sè, bisognerebbe riflettere sul contenuto sociale di tale violenza videoludica, che quasi automaticamente si porta dietro un inevitabile riscontro politico.
per quanto non sia prettamente in tema, credo che questo sia un'altro punto "caldo".
Perchè nell'immaginario collettivo gli americani sono i buoni, quindi qualsiasi cosa facciano, è cosa buona e giusta e viene universalmente accettato.Chi non è daccordo è un musulmano-arabo-islamico (tutti sinonimi di terrorista), o è catto-comunista, o è scemo.
Perchè? Perchè hanno vinto l'ultima guerra, quindi tocca a loro ri-scrivere la Storia, guidare i mercati (anche quando sono i responsabili della maggiore crisi del credito dopo il 1921), ecc ecc; e non è tanto diverso per la Russia (altra vincitrice dell'ultima guerra); vissuto quasi un anno in Lettonia (paese baltico insieme a Estonia e Lituania), ex URSS fino al 1991, dove ogni famiglia ha almeno un parente deportato (e il più delle volte morto) in Siberia.La madre della mia ex è addirittura nata in un campo di lavoro a Tomsk.Ma se solo usi la parola "occupazione" con un russo, quello si ink@azza da morire.Hanno portato civiltà a progresso. (e ti parlo di ragazzi tra i venti e i trenta, non nostalgici attempati).
Loro sono i buoni...tutti gli altri no.Ed è importante che questo messaggio arrivi in tutte le forme, specie ai più giovani.I media preferiti sono film e videogiochi.
Hollywood già dai tempi di "Balla coi Lupi" ha dimostrato di saper far bene autocritica.Mitica la frase di Micheal Moore commentando la notizia della vittoria di "The Hurt Locker"(contrapposto ad Avatar) -"ah...ha vinto L'ALTRO film sull'Iraq"-. E c'è tutta una produzione che segue questa idea.
E i videogiochi, riescono a fare questo lavoro?
Se ci fai caso già da diverso tempo i russi dono diventati "amici".Si collabora con i "governativi" e il russo cattivo è quasi sempre una cellula isolata di qualche reietto dell'ex-kgb (o qualche ricco oligarca, guardacaso i nemici giurati di Putin).
Ricordo il caso di Six Days in Fallujah dove l'intera industria fu costretta a fare auto-critica perchè per la prima volta non si usava l'espediente narrativo della "immaginaria regione mediorientale in un possibile futuro prossimo" ma si individuava espressamente una regione ben precisa ed un conflitto ancora in corso, in una città tristemente famosa anche per aver portato alla luce il segreto di pulcinella, l'uso del fosforo bianco.
Ma tutto questo è troppo poco.
Quindi no, non credo che l'industria videoludica sia in grado ad oggi di lanciare un forte segnale a questo proposito.Nè vedo una software house di rilievo metterti nei panni e nel kalashnikov di un soldato mediorientale che combatte per liberare la sua terra dagli invasori (che non potrebbero che guidare un Humvee, pilotare un f16, imbracciare un M4);(per quanto MAG, sparatutto che mi piacque tanto, ritraeva negli SVER i tipici "mediorientali" con armi russe e kefiah al collo)(ed erano i più forti).
Forse è proprio l'ultraviolenza dilagante che potrebbe portare a qualche riflessione, come sta provando a fare il post di ratto.
Concludo con forse l'unico esempio di esplicita e vera critica alla guerra vista in un videogioco: l'intro di Metal Gear Solid IV:
http://www.youtube.com/watch?v=hU8nDfqDe6w