L'uomo comune non si avvicina a ciò che non parla il suo linguaggio.
Non è l'uomo comune quello che descrivi ma l'uomo ignorante che, così facendo, inconsapevolemente o meno che sia, rimane tale, solo scoprendo/studiando ciò che ignoriamo possiamo arricchire noi stessi.
Gli autori sono tra i pochi in Italia che riescono a comunicare col pubblico. L'intrattenimento c'è. Gli spettatori sono contenti.
Questa affermazione è veritiera ma contemporaneamente veicola una realtà che dovrebbe invece far riflettere sulla pericolisità insita in essa, la pochezza dell'offerta e dei contenuti dovrebbe far ponderare sull'aspetto qualitativo del cinema italiano, avviene invece il contrario dato che quest'ultimo viene solitamente premiato dal botteghino. Esiste un punto di non ritorno dove, ai più, risulta impossibile effettuare un qualsiasi raffronto o paragone proprio a causa della mancanza, prolungata nel tempo, di proposte alternative.
Non si danno agli intellettualismi come le valanghe di registi mediocri, finanziati dallo stato, che fanno sempre gli stessi film, che fanno finta di trattare grandi temi e poi sono una rottura di palle colossale, in cui nessuno ci capisce niente, tranne i grandi critici che poi li premiamo alla mostra del cinema di Wastenfullen.
Verissimo anche questo, ma la domanda che dovremmo invece porci è come questi registi, chiamiamoli "pseudointellettuali", riescono nella non facile (immagino o perlomeno mi auguro) impresa di eludere una selezione che dovrebbe essere certosina? L'errore nella selezione dei film meritevoli al finanziamento avviene alla fonte (cioè in fase di selezione) oppure è il pubblico a non recepire quello che invece risulta qualitativamente valido a critici più o meno blasonati?
Il cinema è un media, io penso che chi fa cinema debba intrattenere e veicolare un messaggio. Si può poi discutere sulla qualità del messaggio.
Su questo punto invece esprimo il mio parziale disaccordo, definire il cinema come "media" è oltremodo riduttivo, il cinema è arte come lo sono la musica o la pittura, attraverso di essi possiamo veicolare messaggi, emozioni i sentimenti più disparati ma anche il più assoluto nulla. Partendo da quest'ultima affermazione puoi dedurre la parte che condivido del tuo pensiero: "Si può poi discutere sulla qualità del messaggio", questo perchè, questo dal mio personale punto di vista, non è l'uomo a fare l'arte ma è quest'ultima che utilizza l'uomo come vettore per potersi esprimere, la qualità di quanto espresso dipende quindi dalla ricettività di quest'ultimo.
Puoi anche chiederti se il film debba davvero intrattenere o meno. Ma se discuti quest'ultimo punto poi non ti devi lagnare se Vanzina ha 4 ferrari e tu vivi ancora con la mammina sperando di aver leccato abbastanza culetti per ottenere il finanziamento statale.
Un film, una canzone o un libro possono certamente anche intrattenere, cosa cerchiamo o cosa troviamo quando, ad esempio, osserviamo un quadro è un elemento talmente intimo e personale che esso può riguardare esclusivamente noi stessi e il nostro stato emotivo in quel preciso istante.
La riduzione di una qualsiasi forma d'arte in qualche cosa che limita la sua stessa natura è una pratica perlomeno opinabile, quantomeno, dal mio punto di vista, deprecabile.
Non mi pronuncio, infine, sul fattore economico (finanziamenti statali), l'aspetto pregiudizievole principale dovrebbe essere basato sulla meritocrazia (questa ogni giorno più simile ad una chimera); le giovani promesse non mancano ma come giustamente hai fatto notare sono evidentemente necessari requisiti di "fede" che non tutti purtroppo, o per fortuna, possiedono.