I massacri di Crystal Lake hanno avuto inizio nel 1980. L'origine della foga omicida la conoscono tutti - chi no, farebbe meglio a recuperare il primo film della serie diretto da Sean S. Cunningham, perché Nispel mette da subito il piede sull'acceleratore spingendo il pedale fino in fondo.
Svelata brevemente la genesi del personaggio durante i crediti iniziali, l'incipit introduttivo prima che il titolo faccia da epitaffio alla storia, è forse il momento più alto raggiunto dal film: eccezionale padronanza del ritmo, foga negli assassini e una rabbia inaudita per un personaggio che ricorda la versione violenta di John Merrick. La storia – un (parzialmente) fedele collage dei primi 3 capitoli – vede il giovane Clay (Jared Padalecki) alla ricerca della sorella scomparsa da svariati mesi. Dato che la polizia non sembra interessata a ritrattare il caso, giunge nel misterioso bosco di Crystal Lake solo, accompagnato esclusivamente dalla volontà di far luce sulla questione. Ad accoglierlo nei pressi del luogo della scomparsa, abitanti scontrosi, vecchie capanne in rovina che giacciono dietro gli alberi coperti di muschio e un gruppo di giovani ed esaltati ragazzi in preda all'ardore giovanile. Chiusi in un appartamento adibito a festa, una delle invitate, Jenna (Danielle Panabaker), seguirà Clay nelle sue ricerche lasciandosi il gruppo alle spalle.
Non potevano certo immaginare che ad attenderli, alla fine di questo oscuro e terrificante viaggio, ci potesse essere uno dei peggiori serial killer americani che la storia (cinematografica) ricordi: Jason Voorhees. Da quel momento in poi, la sfida sarà sopravvivere...
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