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Bevitori di whisky?


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#16
skizzo_85

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una precisazione, gli scotch possono essere single malt ma anche blended.

e i blended contengono anche altri cereali oltre all'orzo maltato.

 

il Tennessee Whiskey ha un processo aggiuntivo, una specie di filtrazione nel carbone d'acero, e oltre a Jack Daniels consiglio di provare George Dickel.

in america ci sono anche distillerie al di fuori di Kentucky e Tennessee, che rispondono ai disciplinari e producono ottimi whiskey, esempio High West, Hudson e Dad's Hat...



#17
aLchi

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Domanda al volo al volo che non sto da pc, il Johnnie Walker Black Label, che è quello che mi piace di più in assoluto tra quelli che ho provato, come gusto/aromi/quellocheè, in che categoria rientra?

#18
nonfatelomaipiù

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Questo è un 12 base, ma il vantaggio di vivere in Svizzera è che agli aeroporti europei compriamo duty free, quindi sono tutti acquistabili a prezzi ragionevoli nonché in bottiglie da litro anziché da 0.75 :D
Mio padre l'ha trovato troppo dolce, per me è un po' soft ma si lascia bere.
 
In ogni caso per le papille della nostra famiglia Bushmills e soprattutto Black Bush sono i migliori per la meditazione, rigorosamente senza ghiaccio.
 
Talisker (Skye o Storm) e Powers li trovo corposissimi e veramente gustosi, è anche vero che fanno 46 gradi al posto dei normali 40.

 Beh, il Redbreast sembra dolce per via della finitura in sherry. I Bushmill invece non li amo particolarmente per via della tripla distillazione che li rende un po' leggeri: diciamo che mi piace sentire un bel corpo pieno e variegato, quindi gli irlandesi piú leggeri in genere non sono troppo nelle mie corde (lo ammetto, mi piacciono le robe sporche tipo Mortlach e Ben Nevis). Tra i due peró non riesco a dare una preferenza: il 10 ha piú note di sherry, mentre il Black Bush ha quella torbina in sottofondo che stuzzica... quando li avevo li alternato a seconda di come mi girava la serata

.

Power's mi manca, mentre il Talisker purtroppo di questi tempi ha rovinato la sua produzione con lo Skye (tutto sommato accettabile) e con lo Storm (na chioppa...), perché il Talisker 10 anni era tutta un'altra cosa e se lo trovi provalo che merita di brutto (si trova più facilmente nelle enoteche online). Si trova ancora, ma nella grande distribuzione l'hanno sostituito con i NAS (No Age Statement): sono whisky dove l'etá non é dichiarata e vengono usati troppo spesso per far fronte alla mancanza di botti da 10 anni nei magazzini (un problema dovuto all'esplosione del mercato e alle distillerie che stanno cercando di prendere piú mercato possibile a discapito della produzione futura: si veda ad esempio Macallan e quanto sono riusciti a rovinare il marchio con questa politica). In questo modo possono combinare poche botti più invecchiate, che danno corpo, a botti giovani che costano meno, ma peccano sotto diversi punti di vista. Un tempo si tendeva a fare il contrario: nei whisky ad esempio di 10 anni si buttava dentro una botte ben piú vecchia (ma anche roba da 30 e piú anni) per dare una botta di corpo alla miscela. Ardbeg, ad esempio, si é guadagnata fama mondiale tra il 2007 e il 2010 rilasciando un 10 anni spettacolare, ma il trucco stava nei residui di botti molto vecchie che avevano a magazzino (risalenti alla precedente gestione, primache la distilleria fosse chiusa per diversi anni). Negli ultimi anni quelle botti stanno scarseggiando e la qualitá é un po' scesa (fermo restando che resta comunque un whisky spettacolare).

 

una precisazione, gli scotch possono essere single malt ma anche blended.
e i blended contengono anche altri cereali oltre all'orzo maltato.
 
il Tennessee Whiskey ha un processo aggiuntivo, una specie di filtrazione nel carbone d'acero, e oltre a Jack Daniels consiglio di provare George Dickel.
in america ci sono anche distillerie al di fuori di Kentucky e Tennessee, che rispondono ai disciplinari e producono ottimi whiskey, esempio High West, Hudson e Dad's Hat...

 Esatto, per quello ho detto subito che per sintetizzare mettevo anche castronerie. Se si vanno a vedere le diciture, allora vanno distinti anche i Vatted dagli altri, ma diciamo che sono sofismi da appassionato.
Cosí come anche in America stanno facendo fronte alla vecchia disciplinare con tantissime microdistillerie, che abbandonano la tanto famigerata dicitura "bourbon" o Tennessee per poter proporre un prodotto di qualitá, ma senza gli eccessivi vincoli di un mercato giá saturo. Ad esempio Michter's ha rinunciato al vincolo delle botti vergini per proporre un whiskey in stile americano, ma con una maggiore libertá nell'invecchiamento. Il gusto base é sempre quello, ma si sviluppa poi con note che altrimenti nei Bourbon o nei Tennessee non puoi trovare.
 
Jack Daniel sa fare alla grande il suo lavoro, altrimenti non sarebbe la distilleria piú grossa d'America, peró ha anche un target molto "consumistico" (punta ai bar, al basso costo, al bevitore occasionale e poi diciamocelo: con la Coca non c'è bourbon che si misceli cosí bene e questo la dice lunga su quanto sono bravi a costruirsi il mercato).

Dickel invece é buono: ne ho assaggiato uno di un imbottigliatore Indipendente (sotto altro nome, visto che Dickel non concede il proprio nome sulle bottiglie dei selezionatori) con 5 anni di invecchiamento. Tra quelli veramente particolari c'é anche Elijah Craig con il suo 12 anni: una marcia in piú.
 
Diciamo che il vantaggio che ho potuto apprezzare nel whisky é che pure se ti prendi un VAT69 (6 euro a bottiglia, credo?) hai la garanzia di un prodotto puro: il massimo che possono aggiungere nelle bottiglie é del caramello per scurirne il colore, ma hai la certezza che nessuno aggiunge zucchero, glicerina o boisé (una sorta di estratto di legno ridotto a melassa che si usa per far sembrare invecchiato un distillato che non lo é). E se sull'etichetta ti scrivono "5 anni" almeno sei sicuro che sono reali. Cosí come sei sicuro che se una botte é evaporata troppo, nessuno ci ha poi aggiunto in seguito del distillato nuovo per tornare a livello (cosa ammessa nei cognac, ad esempio, o con il metodo Solera). Prendi ad esempio lo Zacapa 23 e i suoi 50 euro di bottiglia: quantomeno viene prodotto con canna da zucchero e non melassa, ma i meriti finiscono qui. É prodotto con metodo Solera, quindi non stai comprando un rum di 23 anni: una piccola parte é composta di rum con 26 anni, ma il grosso é composto da roba molto piú giovane. Inoltre é stato verificato che viene addizionato con zucchero, per renderlo piú beverino, e con glicerina per renderlo piú "oleoso" e dare l'impressione di un lungo invecchiamento. Per la stessa cifra porti a casa una qualsiasi delle bottiglie nominate da  Skizzo_85 nel suo primo post (tutti whisky entry level giudicati giá di pregio). Oppure, se vuoi restare sui Rum, porti a casa ad esempio un Barbancourt 15 anni (e in questo i 15 anni sono veri, per tutto il contenuto della bottiglia) che é molto meno pasticciato e ha tutto un altro gusto (fresco, vegetale, da vero rum prodotto con canna da zucchero macerata).
 

Domanda al volo al volo che non sto da pc, il Johnnie Walker Black Label, che è quello che mi piace di più in assoluto tra quelli che ho provato, come gusto/aromi/quellocheè, in che categoria rientra?

Johnnie Walker si piazza un po' su tutte le fasce di prezzo: é il top runner di Diageo (una multinazionale che possiede svariati marchi e distillerie) e il Black é forse il prodotto piú venduto. Contiene whisky invecchiati almeno 12 anni (nei whisky l'etá, se dichiarata, é quella del piú giovane whisky contenuto nella miscela, ma possono esserci dentro anche botti ben piú vecchie) ed é un blended fatto con una miscela di whisky single malt e grain (fatti con cereali e distillati a colonna: sono più economici e aiutano ad abbassare il costo finale della bottiglia). Il master blender di Johnnie Walker é ormai una leggenda e sa fare bene il suo lavoro: nel black vengono miscelati tra loro una quarantina di whisky diversi, dove a dare il marchio torbato contribuiscono Talisker e Caol Ila, mentre ad esempio Benrinnes, Cardhu e Clynelish aiutano ad arrotondare il gusto (Clynelish é famoso per il suo gusto "di cera").
 
Personalmente, considero il Black come un ottimo rapporto qualitá/prezzo: molto beverino e piacione con una vaga sensazione di sapone quando ne bevi una bella sorsata e con la torba a tenerlo ben su di corpo. Il Red Label é fatto solo per cocktail (ed il Red Rye Finish rilasciato dall'anno scorso in questo é ancora meglio). Poi si va a salire con diverse etichette che puntano ognuna a una categoria di mercato (il Gold abbandona la torba per portarsi ad esempio in zona Speyside con molta piú frutta dolce e miele) fino al Blue Label che sarebbe il top tra i loro imbottigliamenti standard (con whisky ultratrentenni nella miscela). Peró arrivati a certe cifre c'é anche da chiedersi se valga la pena di prendere un blended o non sia meglio un single malt, magari selezionato da imbottigliatori indipententi (e in Italia abbiamo dei mostri sacri, tipo Samaroli morto da poco, Hidden Spirits, Wilson&Morgan o la giovanissima Valinch&Mallet che ha rilasciato bottiglie belle toste nei suoi tre anni di vita). Tanto per capirci, il Blue Label base (esiste anche la versione a forza di botte) viene venduto tra i 180 e i 220 euro a bottiglia e contiene grain whisky (quindi costo inferiore e piú dolcezza, piú facili da bere). Per la stessa cifra Valinch&Mallet ha appena rilasciato un Longmorn 28 anni che é single malt, single cask, gradazione piena e con un gusto spettacolare (e purtroppo già esaurito in meno di un mese). Ma come lui si trovano svariati Wilson&Morgan o ancora Cadenhead (un colosso degli imbottigliamenti indipendenti, con sede a Campbeltown). Insomma, arrivati a certe cifre conviene chiedersi se convenga restare fedeli agli imbottigliamenti in serie delle distillerie o dedicarsi a qualcosa selezionato e imbottigliato con cura.
 
Io comunque un Black Label ce l'ho sempre in giro: sia per miscelazione, sia per una sera che non ho voglia di bevute impegnative, lo trovo molto utile e onesto per quello che costa.



#19
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beh si, anche per me il JW Black Label è il "premium" blended di riferimento, nella fascia 20/25 euro.

rende molto bene anche in miscelazione per drink semplici come un Rob Roy.



#20
aLchi

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   Maledetti, volevo tenere a bada la mia depravazione alcolica.....
 

Allora, andiamo per gradi: le differenze non sono solo geografiche, ma ci sono differenze anche molto pesanti a livello di disciplinare. Provo a dirla molto ma molto in breve (quindi sto scrivendo anche qualche castroneria per non dover riportare tutte le eccezioni e sfumature, ma avrai tutto il tempo, se ti interessa, per studiarti questo mondo per bene).
 
Scotch: fatto, distillato, maturato e imbottigliato su suolo scozzese. Se esce, per qualsiasi motivo, puoi chiamarlo solo distillato d'orzo. Deve essere prodotto a partire da orzo, acqua e lievito. Non sono ammessi altri cereali, E deve essere invecchiato per un minimo di 3 anni in botti NON vergini (solitamente si utilizzano quelle usate precedentemente per il bourbon perché.... vedere punto sotto)
 
Bourbon: denominazione geografica molto ristretta (Kentuchy), il mash che viene distillato può contenere diversi tipi di cereale, ma il 51% deve essere di mais (a cui poi si associano segale o altri cereali a scelta), deve essere invecchiato solo ed unicamente in botti di rovere americano ancora vergini e tostate. Invecchiamento minmo 2 anni. Jack Daniel? Loro si chiamano Tennessee Whisky, nonostante rispettino la disciplinare del Bourbon, perché sono una potenza a se, perché vogliono essere distinti e perché poi ci sono tanti cavilli a cui tutti possono attaccarsi per fare il proprio gioco.
 
Irish: a parte l'area geografica, vengono solitamente distillati tre volte anziché due, ma hanno una disciplinare che fa acqua da tutte le parti, come scoperto quest'anno quando alcune distillerie, costruite da meno di 5 anni, si sono messe a vendere whiskey (la "e" nel nome si usa se non sono Scotch, tanto per farla breve) con 10 anni di invecchiamento. Siccome la macchina del tempo non esiste, è evidente che il whiskey venduto con il loro nome non era stato prodotto da loro e da qui, scava scava, ci si è accorti che l'unico requisito per essere chiamati Irish era di essere distillati sul suolo Irlandese. Poi potevi fare qualsiasi cosa (anche prenderlo, portarlo in Spagna, farlo maturare e pure imbottigliare in quel posto) senza perdere il nome di Irish Whiskey. Al momento, per fortuna, stanno rivedendo il disciplinare per adottare una formula simile agli Scotch.
 
Il resto? Varianti sul tema. I giapponesi si sono originati tutti da un unico distillatore giapponese che è andato in scozia più di un secolo fa, ha studiato, è cresciuto, ha guadagnato il titolo di master distiller e poi è tornato in patria per dare inizio alla dinastia dei distillati giapponesi. Sono buoni? Si, sono diventati maestri. Ma costano come l'oro e, detta alla maniera di Samaroli, sono senza palle.

I canadesi sono considerati un po' delle chioppe ed in effetti si fatica a trovarne di decenti e validi: tanto vale comprare Americano che è meglio. In giro per il mondo c'è poi Kavalan in Taiwan che è molto brava nel suo lavoro e c'è MackMyra in Svezia che promette benissimo, ma diciamo che agli inizi tanto vale partire dalle basi con Scotch e Americani. Il resto del mondo hai tutto il tempo di esplorarlo.
 
Se consideri quindi solo Scotch e Americani, le differenze nel gusto sono abissali: il Bourbon è molto più dolce (il legno vergine rilascia vanillina), tende ad esprimere note di frutta rossa (ciliegia, prugna) e al naso rivela un fondo di "diluente". Non potendo giocare con le botti (sempre e solo vergini, quindi "usa e getta"), sono costretti a giocare con la miscela di cereali (il mais porta dolcezza, la segale è vegetale e piccante, ad esempio) e con i lievii (ogni distilleria ha la sua ricetta segreta). Poi esiste comunque chi, al di fuori del Kentuchy e della denominazione "Bourbon" qualcosa sperimenta, ma sono pochi. A causa anche del fatto che le botti sono sempre vergini, quindi molto attive, difficilmente il Bourbon regge invecchiamenti importanti (diciamo che 12 anni sono già molto borderline).

 

Lo scotch invece gioca tantissimo con le botti: essendo costretti a comprare botti non vergini, da un lato vanno a comprare tutte quelle usate in america per il Bourbon (ad esempio Glenmorangie compra botti vergini, le "presta" a Jack Daniel e poi se le riprende per i suoi invecchiamenti) e dall'altro vanno a comprare le botti di Sherry che un tempo aveva una produzione altissima, quindi se ne trovavano tante e costavano poco (da tenere presente che gli scozzesi hanno il braccino corto: sono i genovesi del regno unito....). Ma ci sono poi esperimenti di ogni tipo: finishing in Porto, vini vari, Rum e chi più ne ha più ne metta. Gli Scotch reggono invecchiamenti molto importanti: diciamo che a 10 anni trovi gli entry level (ci vogliono 10/12 anni perché l'alcool diventi meno tossico), a 16 anni iniziano a uscire le note floreali e fruttate (18 è l'età tipica dei puttanoni che bevi come fossero acqua), sopra i 20 vai di dolcezza e frutta bella matura, verso i 30 cominciano ad uscire i tannini dei legni e sopra ci arrivano solo rarissime botti (buttando giù un numero molto a spanne, una su mille raggiunge i 30 anni e di queste sono rare quelle che riescono a continuare). 

In virtù di questi giochi con le botti, combinati poi a ricette di lieviti personalizzate e variegati stili di maltaggio (chi usa il fumo semplice, chi brucia torba, chi usa fumi più neutri, ecc....), gli scoth spaziano tra i più disparati "gusti": la torba (Lagavulin, Laphroaig, Ardbeg o Kilchomann con la cenere di sigaretta violenta), la frutta rossa derivante dallo sherry (Glendronach, Glenfaclas, Macallan), i frutti gialli (GlenGrant, Dalwhinnie), l'erba (Glenlivet, Cragganmore), il brodo di carne misto a olio motore (Ben Nevis, Mortlach), il peperoncino (Talisker), il sale (Tobermory) e chi più ne ha più ne metta. Ma non mi dilungo su questo, altrimenti stiamo qui anni.

 

Ecco ad esempio di queste "famiglie" di gusti quali sono le più diffuse/comuni e con che marca/bottiglia entry-level ci si può avvicinare?

E poi da ultimo il come berli: bicchiere a tulipano assolutamente (Glencairn ufficiale o al limite calici da grappa) e niente ghiaccio (a meno che tu non sia un texano....).

 

Riguardo al bicchiere, avevo letto che per i whisk(e)y di gradazione più bassa convengono i bicchierei a tulipano perché "concentrano" gli aromi, mentre per quelli a gradazione più alta possono essere migliori i bicchieri a bocca larha stile old fashioned perché lasciano disperdere di più gli aromi che altrimenti, se concentrati, sarebbero troppo forti per via della gradazione... Strunzat oppure ha senso? XD

 

Si serve attorno ai 19 gradi e si gioca con qualche goccia d'acqua nel bicchiere per farli aprire (o sul palato prima di bere, se non vuoi alterare il bicchiere). Si può giocare col calore della mano per far uscire gli aromi, ma occhio alla fiammata d'alcool di ritorno.

 

wat!? XD

 

Anche su questo, se ti interessa, parliamo in un post a parte dei consigli per la degustazione, che questo è già diventato un WOT.

 

Vai vai :D

 

Ma di dove sei, che non ricordo? Perché il WhiskyClub comincia ad avere parecchi clan in giro per l'Italia, quindi magari sei a portata delle degustazioni organizzate da qualcuna di queste.

 

Sono di Salerno, ho controllato sul sito e no, il più vicino è a Firenze... :asd:

 

 

Eh beh, la maggioranza cade folgorata dai torbati la prima volta. E di questi puoi scommetterci quello che vuoi che nella maggioranza dei casi i nomi saranno Ardbeg, Lagavulin o Laphroaig. Tre distillerie che si trovano in meno di 2 chilometri su un'isola il cui commercio é fondato sue due sole materie: importano orzo ed esportano whisky, fine del sistema economico di Islay. A fianco c'é l'isola di Jura che é ancora peggio: 360 km quadrati, un unico paese in tutta l'isola, un solo negozio, una sola strada, 190 abitanti ad esagerare, 5000 cervi (riserva reale, non si toccano) e una distilleria che produce 2 milioni di litri all'anno.

 

Io per anni ho schivato i whisky (esperienze con Four Roses e simili mi avevano nauseato) preferendogli Cognac e Armagnac, ma il giorno che ho stappato un Ardbeg 10 mi é bastato sentire il profumo che ha riempito la stanza per convertirmi.

 

Sulla questione del palato e della sensibilitá all'alcool, ci sono due fattori che fanno la differenza: l'abitudine e l'invecchiamento. L'abitudine perché i recettori sensibili all'alcool funzionano allo stesso modo di quelli del peperoncino, quindi con l'allenamento riesci ad andare oltre la saturazione del palato data dall'alcool. Michael Jackson (non il cantante, ma uno dei critici di whisky piú famigerati nei primi anni 2000) parlava del "muro": bevendo whisky tutti i giorni (non ubriacarsi, eh! una dose da 2cl è più che sufficiente ed è ben al di sotto del livello di tossicità), dopo circa 2 settimane si sperimenta quello che lui descriveva come l'abbattimento del muro. Da un giorno all'altro, il whisky che fino alla sera prima credevi di conoscere diventa un'esplosione di sapori pazzesca: da quel momento l'esperienza cambia totalmente.

 

Tipo per fare una cosa del genere che consiglieresti, possibilemente rimanendo intorno ai 15€? :D A casa ho una bottiglia quasi finita di Four Roses "base", visto che come ho detto lo uso anche in cucina non so se mi durerà per tre settimane, se ricomprassi questo che lo trovo a 12€ potrebbe andare?

Non so, magari va bene anche il peggio schifo che sa di piscio perché basta che ci sia l'alcool, però vorrei pure bere qualcosa di accettabile XD

 

Il secondo fattore è l'invecchiamento, perchè l'alcool col tempo va incontro ad un processo di maturazione che lo lega ad altri componenti presenti nella botte e nel distillato. Il contenuto d'alcool che arriva nel sangue é lo stesso, ma il suo rilascio diventa piú lento, dando tempo all'organismo di poterlo trattare a dosi piú moderate (é analogo agli zuccheri a lento rilascio per i diabetici: il glucosio sovraccarica il sistema, mentre uno zucchero a lento rilascio risulta meno dannoso. Sempre a patto di non esagerare!). E la cosa si percepisce anche al palato dove l'impatto è più gentile: solitamente, gli imbottigliamenti ufficiali delle distillerie con almeno 18 anni si bevono come fossero acqua a prescindere dal grado alcolico (e in giro si trovano facilmente bottiglie fino ai 60 gradi e più).

 

TIL, sempre stato convinto, così come tutti gli altri ignoranti come me con cui mi sono ritrovato a parlare per caso, che più anni significasse più "botta" alcolica :D



#21
nonfatelomaipiù

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Ok, provo ad andare con ordine rispetto alle tue domande.

   Riguardo le marche entry level, prendi il primo post di skizzo_85: lui ha già praticamente elencato tutti i single malt di facile reperibilità (molti li hanno anche i supermercati) e con prezzi diciamo compresi tra i 30 e i 50 euro a bottiglia. Al di sotto dei 30 trovi praticamente solo blended (Black Label, Ballantine's e Chivas). Attorno ai 40/50 euro troverai anche il Macallan Amber: evitalo. Quello non è Macallan ed è un insulto per quello che questa distilleria è stata: se lo provi ti verrà da chiederti "ma come è possibile che questi siano considerati una distilleria di lusso, ammirata in tutto il mondo?". Bene, la fama è meritata, ma aspetta di poter assaggiare un vero Macallan.
Se poi vuoi un consiglio generico, stai lontano per ora da ciò che non dichiara la sua età in etichetta: esistono NAS di livello e col tempo imparerai a riconoscerli, ma a quelle cifre è molto più probabile il contrario. L'unico che mi viene in mente che fa eccezione è il Glenfarclas 105: online si trova a circa 40 euro la bottiglia da litro e se li merita tutti (ma occhio che fa 60 gradi, quindi da approcciare solo se sei pronto). Nei supermercati ad esempio puoi trovare il Glenlivet (circa 26 euro a bottiglia): ma se trovi il 12 anni è un conto, se invece trovi il "Founder's Reserve" è una tragedia..... e te li fanno pagare uguali.
 
   Per darti delle indicazioni di genere:
Talisker e Laphroaig = torba e fumo intensi con note salmastre e di limone (il talisker ci mette anche un colpo di coda piccante tipo peperoncino)
Lagavulin = torba e fumo, ma più "caldi", da barbecue e carne alla griglia. Molto intenso e l'unico 16 anni che trovi per quella cifra: consigliatissimo se ti piace il genere.
Caol Ila e Oban= ancora torba, ma più leggera e gentile.
Cardhu=leggeeeeeeeeero, è l'espressione più gentile e easy da bere del gruppo Diageo, fatta apposta per chi non regge gusti forti o più taglienti.
Glen Grant= tipico speyside, dolce e fruttato, ma con una nota di frutta secca verso il finale e senza arrivare al dolce stucchevole di altri
Glenkinchie=dolce e fruttato
Dalwhinnie=particolare, riesce ad oscillare tra due estremi... da un lato una forte dolcezza e leggerezza, dall'altro un peperoncino piccante simile a Talisker. E' difficile definirlo, ma è una bella esperienza per quando avrai un palato allenato
Jura= questo divide. O lo adori, o lo odi. Diciamo che può essere sulla falsariga del Caol Ila, ma con note minerali più sporche e una certa oleosità al palato. Non puoi sapere se fa per te finchè non lo provi.
Glenmorangie= su questo ammetto di essere di parte. Di base è un distillato improntato alla dolcezza (frutta gialla, albicocche, miele) e dovrebbe essere meraviglioso da gustare senza troppi pensieri, ma è stato notato come in certi periodi compaiano bottiglie con una nota da alcool giovane che ti sale al naso ed è devastante. Io di solito lo evito, ma negli Unes ad esempio lo si trova a 28 euro, quindi una volta nella vita vale la pena di provarlo.
Glenfarclas 105= visto che te l'ho citato... diciamo che è quasi uno sherry monster, quindi tanta frutta rossa, uvetta, un velo di cuoio e in generale un bel corpo pieno.
Glendronach= questo te lo aggiungo perchè sta diventando l'erede e sostituto di Macallan nel mercato delle maturazioni full sherry. Il 12 anni lo trovi sui 40 euro e ti fa capire la differenza di questo tipo di maturazioni.
 
Fammi saltare i punti riguardo la degustazione (bicchiere, alcool e altro), che per questi faccio un post a parte con calma, e fammi andare alla fine: si, in effetti non sei a portata del whiskyclub per il momento (però, visto il numero di nuovi clan nell'ultimo anno, hai buone speranze che qualcuno si muova anche dalle tue parti). Direi che hai due opzioni: o provare a frequentare forum di appassionati per vedere se trovi eventi o qualcuno vicino a te (in Italia c'è il forum figlio dei fondatori del WhiskyClub, ma non sono sicuro di poterlo citare apertamente, quindi se ti interessa te lo mando per pm), oppure sfruttare le enoteche online per recuperare bottiglie a prezzi ragionevoli (e qui ce ne sono diverse che sono ormai rodate e affidabili, oltre che economicamente vantaggiose).
 
Per quanto riguarda l'allenamento, farlo con i Bourbon è possibile, ma un po' meno salutare (l'alcool è molto giovane in questi....). Mi sarebbe venuto in mente piuttosto il Black Label (non so come lo vendono da te, ma qui nei supermercati si trova tra i 18 e i 21 euro): alcool meno tossico e gusto anche più apprezzabile e complesso al palato. Se vai di dose "da degustazione" (2cl) te ne escono 35 bicchieri a bottiglia (ma se vai a dose da bevitore abituale, 4cl, arrivi al pelo alle due settimane). Quello che importa non è tanto la dose in se, ma il modo: devi cercare di tenerlo sul palato a lungo, ma senza anestetizzarti completamente la lingua per l'alcool (se pizzica e brucia, fermati e fai un sorso d'acqua, perchè hai esagerato). E sorseggiarlo con calma, cercando di concentrarti su cosa senti ogni volta, sviscerandolo per bene e cercando di cogliere i gusti più nascosti o le sfumature. Anche il naso è importante, quindi annusa continuamente, gioca col bicchiere per vedere se riesci a far saltare fuori cose nuove. Fai conto che, in degustazione, una dose da 2cl può durare anche un'ora a questi ritmi. E quando hai per le mani bottiglie importanti puoi andare avanti anche per due o tre ore, perchè il distillato continua a cambiare ed aprirsi man mano che resta nel bicchiere (tranquillo, non è il caso del Black Label: questo nei primi 15 minuti si è già aperto più che può).



#22
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TIL, sempre stato convinto, così come tutti gli altri ignoranti come me con cui mi sono ritrovato a parlare per caso, che più anni significasse più "botta" alcolica [/size]

:D
Sorry, mancava questo: no, la differenza è tra quelli che vengono chiamati grandi distillati (tipo Rum, Cognac e Whisky) e il resto (tipo vodka, grappa). I grandi distillati sono in grado di sostenere lunghi invecchiamenti in botte e questi invecchiamenti hanno un effetto positivo sull'alcool.
 
Tieni presente che le botti usate per questi invecchiamenti "respirano", cioè non sono a tenuta stagna e hanno un sacco di scambi con l'ambiente esterno. Il distillato viene introdotto con gradazioni superiori al 70% e possono arrivare dopo 30 anni ad avere poco più del 40% (si chiama "angel share"), perchè tu parti con una botte magari da 350 litri, ma col tempo puoi arrivare ad averne dentro anche solo 90 litri. Il resto è andato tutto perso, ma non è che gli scozzesi sono fessi (anzi, tirchi come sono....): fa tutto parte della maturazione del distillato. La botte deve respirare, deve poter assorbire l'aria esterna (per questo ad esempio alcuni distillati hanno caratteri ad esempio spiccatamente marini) e al suo interno deve interagire con il legno. L'alcool deve penetrare le doghe della botte, dete interagire con il legno per estrarre vanillina, esteri e altre sostanze. E nel fare questo, l'alcool viene legato da alcune molecole.
 
Il risultato è che un distillato giovane contiene alcool etilico "libero", che quindi è subito pronto ad attaccare il palato ed arriva subito al fegato. In un distillato di importante maturazione, invece, di alcool etilico libero da qualsiasi legame ne trovi poco, perchè è stato tutto legato dagli esteri o da altri composti presenti nella miscela. Questo alcool deve quindi essere scisso prima di poter arrivare sulla lingua o nel fegato, quindi al palato lo sentirai pochissimo e anche nell'organismo verrà rilasciato ad un ritmo più lento, permettendo al fegato di neutralizzarlo con un ritmo più lento e meno affaticante. Certo, tieni sempre presente che se stai bevendo in bicchiere al 56% la dose di alcool etilico è quella e il tuo organismo se la beccherà tutta, sia che si tratti di un Moonshine appena distillato, sia di un single malt degli anni 70: sarà solo meno violento l'impatto, ma i grammi totali non cambiano.
 
Perchè invece ti capita di bere distillati molto vecchi e sentire la botta d'alcool? Qui subentra il gioco delle disciplinari: riprendiamo la storia dello Zacapa (o qualsiasi distillato maturato con metodo Solera): nel bicchiere tu potresti avere un 4% di distillato effettivamente vecchio e quindi "ingentilito", ma la disciplinare ha permesso ai produttori di metterci anche una buona dose di distillato giovane (e può trattarsi tranquillamente di un 50% di età inferiore ai 6 anni...) ed è questo qui che ti ammazza. L'alcool giovane lo senti alla lingua perchè te la anestetizza, ma lo senti anche nel naso nel momento in cui deglutisci. E brucia.
Stessa cosa sui cognac: in giro si vedono bottiglie con invecchiamenti superiodi ai 50 anni (ne ho visto anche alcune over 70 o anche 100). Ora, una botte perde costantemente liquido per via dell'angel share e, per quanto ti possa andare bene, dopo 50 anni tu di 400 litri te ne ritroverai al massimo 60/70 ancora in botte. A 70 anni ti va bene se hai ancora qualcosa oltre all'aria... come fanno quindi a darti un cognac di 100 anni? Semplice, la disciplinare permette di "rabboccare" le botti nel tempo.
 
Questo vuol dire che nella famigerata bottiglia "over 100" in pratica di distillato centenario ce ne sarà giusto qualche traccia. Tutto il resto avrà età comprese tra i 99 e i 6 anni e al palato questa cosa la senti. Se da un lato il corpo sarà qualcosa di mostruoso, perchè comunque quel poco di distillato centenario sprigiona un gusto pazzesco, dall'altro sentirai comunque un alcool stranamente arzillo per un invecchiamento di quel tipo. Questo nei whisky è assolutamente vietato: se una botte si vuota, la butti. Se il distillato scende sotto il 40% non puoi aggiungere alcool per recuperarlo: lo butti. Se scrivi 50 anni in etichetta, il 100% di quelo che la bottiglia contiene ha almeno 50 anni di età. E la cosa la vendi anche nei prezzi: tanto per dire, quella bottiglia di cognac over 100 può essere acquistata con 3.600 euro. L'ultimo Dalmore 50 anni rilasciato costava invece 50.000 euro a bottiglia: la differenza non è mica poca... (questo non vuol dire che tutti i cognac sono così, ovviamente: esistono ben altre maison che mantengono standard a livello con quelli del whisky e la cosa la vedi poi non solo al palato, ma anche al portafoglio....)

#23
skizzo_85

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riguardo ai brandy, non sono molto nel mio campo...

so che l'Armagnac ad esempio va molto di millesimati, mentre per i Cognac il massimo invecchiamento riconosciuto è XO, con minimo sei anni.

ovviamente il fatto che un XO di una maison pregiata costi 150+ euro, mentre un VSOP (4 anni minimo) costa circa 30/40 euro, fa capire che ci sia parecchia differenza, oltre alla bottiglia stile decanter da rapper.

il brandy spagnolo non l'ho mai considerato sinceramente, non capisco se ci sia del valore o meno.



#24
Cydonian Ace

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Dovrò mettermi a seguire questo topic, perchè arrivo da due mesi in UK dove ho potuto assaggiare un po' di marche di scotch, ed ora voglio finalmente impararne qualcosa



#25
nonfatelomaipiù

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riguardo ai brandy, non sono molto nel mio campo...

so che l'Armagnac ad esempio va molto di millesimati, mentre per i Cognac il massimo invecchiamento riconosciuto è XO, con minimo sei anni.

ovviamente il fatto che un XO di una maison pregiata costi 150+ euro, mentre un VSOP (4 anni minimo) costa circa 30/40 euro, fa capire che ci sia parecchia differenza, oltre alla bottiglia stile decanter da rapper.

il brandy spagnolo non l'ho mai considerato sinceramente, non capisco se ci sia del valore o meno.

Guarda, alla fine é solo una questione geografica: sono tutti distillati di vino che vanno sotto il nome generico di brandy. Solo i francesci possono chiamarli Cognac (e c'é una disciplinare a riguardo sul tipo di alambicchi e caratteristiche del prodotto). Poi, tra i francesci, solo quelli entro una ristretta area geografica possono chiamarli Armagnac e tra questi c'è un'elite geograficamente ancora più ristretta che li può chiamare Bas Armagnac. (un po' tipo la differenza tra grappa e acquavite).

 

Va da sé che quelli nella cerchia più elitaria facciano leva su questo loro status e quindi prediligano mandare fuori rilasci millesimati (ma non si fanno mancare comqune i vari VS, VSOP, XO age des fleur). I Cognac, di piú larga distribuzione e comunque più elitari del brandy, puntano soprattutto sulle fasce VS, VSOP e XO per i grandi volumi. Ma non mancano nemmeno qui i millesimati: semplicemente sono una nicchia riservata a collezionisti o estimatori con portafoglio capiente.

 

Il problema é che anche qui possono barare: possono ad esempio aggiungere del boisé per aumentare il corpo del distillato finale o alcuni giocano con i trucioli di legno messi nelle botti per non dover comprare botti nuove e allo stesso tempo accelerarne l'azione sul distillato. E un po' te ne accorgi anche da solo quando compri: ci sono in giro ad esempio gli Armagnac della Maison Dartigalongue che ti fa pagare 90 euro un Armagnac millesimato del 1986 (son 30 anni, mica ciufoli.....). Il millesimato del 1975 (41 anni....) si trovava in enoteca a 115 euro. È buono, per l'amor del cielo (cioé, é comunque una spanna sopra una Nardini nostrana, per azzardare un paragone), ed é comunque meglio e più salutare dei brandy spagnoli, però se ci pensi su un attimo ti rendi subito conto che evidentemente qualche scorciatoia l'hanno usata, altrimenti le cifre non tornano. Un Leopol Gourmel Age de Fleur (6 anni) ti costa 200 euro: questi altri sono esagerati perché ti fanno pagare il nome piú del distillato, ma comunque é evidente che qualcuno, per fare volumi, deve giocare come puó con la disciplinare.

 

I Brandy spagnoli purtroppo sono buonissimi quando li bevi (Cardenal Mendoza o Gran Duca D'Alba, tanto per tirarne fuori due nella fascia dei 30/40 euro), ma é stato ampiamente dimostrato che fanno pesante uso di zucchero per rendere beverina la bottiglia e che usano altri additivi per darti quel gusto floreale e fruttato pazzesco. Bevi un Cognac della stessa etá (questi sono giovani, a livello dei cognac VS) e ti rendi subito conto che la differenza é troppa: o i francesi sono incapaci di distillare, oppure qualcuno bara, sfruttando un disciplinare molto piú blando e lacunoso. Anche qui, le eccellenze ci sono, ma i prezzi lo vedi subito che sono su un altro pianeta rispetto a questi

 

L'abbiamo anche in italia un'eccellenza in questo campo: a Bologna c'é Villa Zarri che produce un brandy artigianale rispettando la disciplinare del cognac, con un alambicco francesce da cognac e con botti in rovere francese. Producono brandy di ogni età, ma ovviamente il costo non é certo quello dell'Hennessy: una bottiglia viaggia tra i 50 e gli 80 euro (e sono da mezzo litro), ma ti garantisco che ha un gusto e una ricchezza di corpo fantastici: fai fatica a trovare cognac che gli tengano testa, se non andando a pescare tra i prodotti elitari e ben piú costosi. Ne esiste anche una selezione speciale del WhiskyClub (singola botte, sa gradazione piena) che ha 24 anni, viene 79 euro alla bottiglia, e ha un gusto pazzesco, con una nota mentolata fortissima e poi tutto quel corpo caldo e avvolgente tipico di questi brandy.



#26
nonfatelomaipiù

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Riguardo al bicchiere, avevo letto che per i whisk(e)y di gradazione più bassa convengono i bicchierei a tulipano perché "concentrano" gli aromi, mentre per quelli a gradazione più alta possono essere migliori i bicchieri a bocca larha stile old fashioned perché lasciano disperdere di più gli aromi che altrimenti, se concentrati, sarebbero troppo forti per via della gradazione... Strunzat oppure ha senso? XD

Ok, parto da qui per recuperare il discorso su come degustare.

 

Bicchiere: scordati per qualunque motivo i tumblr "all'americana". Non vanno bene per niente che non sia un cocktail.

 

Esiste un bicchiere "ufficiale" per gli scotch che é il glencairn: per capirci, guarda questi su Amazon.

Senza essere cosí rigorosi, diciamo che il bicchiere deve essere "a tulipano": in distilleria utilizzano una versione più piccola e tozza del Glencairn, mentre ad esempio al MilanoWhiskyFestival usano bicchieri a tulipano con stelo. La sostanza é che hai bisogno di un'ampolla in basso per contenere il distillato e di pareti rastremate che facciano convergere i profumi al naso. Ma deve essere anche abbastanza stretto, cosí che la superficie di distillato esposto all'aria sia limitata, altrimenti si sprigiona troppo alcool che ti desertifica il naso (quindi niente palloni da cognac!).

Fa veramente differenza il bicchiere? Si, perché stai maneggiando un liquido con gradazione dai 40 gradi in su (e nelle degustazioni di alto livello tieni conto che si bevono whisky con piú di 50 o a volte 60 gradi) e vuoi estrarne il massino del profilo aromatico senza liberare alcool. Vuoi fare una prova banale? Prendi un whisky qualsiasi, mettine un po' in un bicchiere da grappa, un po' in un tumbler cilindrico e dimmi poi se senti le stesse cose.

 

Passato il bicchiere, veniamo al come bere. La dose é soggettiva: in degustazione o ai festival solitamente si versano al massimo 2cl (1cl all'estero), i Glencairn solitamente si riempiono attorno ai 4cl, ma nulla vieta di versarne anche 6cl. Sopra questa soglia francamente non andrei: piuttosto versane 2cl/4cl e poi versatene ancora quando hai finito. Tieni presente che il fegato é in grado di metabolizzare al massimo 7 grammi di alcool per ora: al di sopra di questo limite, l'alcool entra in circolo causando danni cellulari a tutto l'organismo. Un bicchiere da 4cl al 40% contiene circa 10 grammi di alcool etilico, quindi dovresti fartelo durare piú di un'ora, per evitare che diventi dannoso.

 

La procedura per una degustazione poi é varia, ma se vuoi una linea guida diciamo che ti sei versato del whisky a temperatura ambiente (19/20 gradi) e diciamo che hai in mano un bicchiere tipo glencairn. Prendi una mano e col palmo tappa il bicchiere, mentre con l'altra impugna bene il bicchiere: tienilo cosí finché non vedi che nella parte alta si forma un po' di condensa/nebbiolina sul vetro. A quel punto togli la mano, estendi completamente il braccio lontano da te e solo dopo riavvicina il bicchiere al naso per annusarlo. Questo "allontanamento" si fa perché a bicchiere chiuso hai liberato gli aromi, ma hai anche accumulato alcool evaporato. Quel movimento ti permette di far degasare l'alcool e arrivare poi al naso con solo i profumi e la gradazione base (un minimo te lo becchi sempre, per forza).

 

Mi raccomando, MAI far girare il whisky nel bicchiere come faresti con un vino: in quella maniera liberi tanto di quell'alcool, che dopo la prima nasata non sentirai piú niente per parecchio tempo. Altra cosa, nei vini il naso viene "immerso" nel bicchiere, ma con un distillato non puoi permetterti questa confidenza: comincia ad avvicinare il bicchiere al naso (diciamo che il bordo alto arriva al pari col labbro) finché non cominci a sentire qualche profumo. A quel punto devi valutare cos'hai di fronte: se non senti alcool che punge, continua ad avvicinare e senti come crescono i profumi. Gioca anche col naso: avvicina il bicchiere ad una narice per volta, per vedere come cambiano i profumi. Si consiglia anche di annusare tenendo la bocca socchiusa, ma per questo puoi sperimentare e valutare tu come senti meglio.

 

Quanto annusare? Beh, non ti stupire se conoscerai gente che spende anche piú di un quarto d'ora ad annusare un whisky prima di assaggiarlo. Quando poi viene il momento dell'assaggio, comincia con piccoli sorsi: cerca di stendere un velo di distillato sul palato, cosí che il calore corporeo lo faccia evaporare e liberi tutti i gusti imprigionati. Cerca di tenere in bocca il whisky per qualche secondo prima di inghiottire e "masticalo", cosí da farlo girare sulla lingua e sul palato. Ovviamente tutto questo diventa piú facile con distillati di grande invecchiamento, dove l'alcool si fa sentire meno e quindi puoi azzardare una permanenza in bocca piú lunga. Fai conto che in degustazione un 2cl viene suddiviso in una decina di sorsi. Questo si fa in degustazione, quando si vuole sviscerare un distillato: a casa, quando bevi per tuo piacere, ovviamente sei libero di gestirtelo come preferisci e bertelo come e quanto vuoi, perché deve essere un piacere e non un lavoro.

 

Tieniti anche a portata un bicchiere di acqua naturale (anche fredda, se ti piace, perché questa puó anche esserlo), da bere ogni due o tre sorsi di whisky per pulire e azzerare il palato. In caso contrario, l'effetto dell'alcool ridurrá la tua sensibilitá e sentirai sempre meno gusti man mano che bevi. Esiste qualcosa del genere anche per il naso? Si, un trucco banalissimo é di annusarti ogni tanto il polsino o la manica della camicia o di qualunque cosa tu abbia addosso. Sembr stupido, ma il tuo naso non "sente" il tuo stesso odore e lo utilizza come una specia di reset olfattivo. Annusando te stesso, il naso si azzera e torna a sentire le differenze tra questo odore di riferimento e il resto (whisky compreso). Ovviamente, in questi casi evita di avere addosso profumi forti o di stare in locali con profumatori (o dove hai appena fatto un frittatone con le cipolle, ad esempio...)

 

Nei distillati giovani solitamente no, ma in distillati con invecchiamenti importanti c'è una continua evoluzione dei profumi e del gusto: ci sono whisky che anche dopo un paio d'ore nel bicchiere tirano fuori nuovi aromi.

 

Un altro trucco per cercare di accelerare la maturazione nel bicchiere é l'uso dell'acqua stessa: la cose semplice é prendere il dito, immergerlo nel bicchiere e far cadere qualche goccia d'acqua nel whisky. Puoi giocare man mano con questa lenta diluizione per vedere come si apra il distillato. Se non vuoi allungarlo, fai la stessa cosa, ma in bocca: fai un sorso d'acqua, deglutiscine solo una parte, cosí da tenerne un velo sulla lingua, e poi fai un sorso di whisky.

Sulla diluizione non c'é praticamente limite: i master blender arrivano ad abbassare la gradazione anche a 20 gradi per capire cosa hanno nelle botti. Tieni solo presente che oltre un certo limite (ma parliamo di fare quasi un 50:50) il distillato si "spacca'" e perdi tutto. Poche gocce servono sostanzialmente ad ossidare il distillato, mentre quantitati importanti separano completamente alcool etilico, esteri, olii e aromi: si fanno operazioni del genere proprio solo quando si sta andando a caccia della struttura del distillato e si vogliano snaturare completamente le sue parti per sentirle singolarmente.

 

E il calore? Qui ci sono opinioni contrastanti: da un lato il calore aumenta l'evaporazione e la fuoriuscita di aromi, quindi io provo sempre a scaldare il bicchiere tra le mani e sentire cosa cambia al naso e al palato,.Peró é anche vero che troppo calore (come si fa invece sui cognac) ha lo stesso effetto della troppa acqua: spacca il distillato, ti permette di sentire le singole componenti al naso, ma perdi la sua struttura al palato.

 

Altri consigli generali? Tieni presente cos'hai mangiato prima di bere (specialmente se bevi appena dopo il pasto o se sei ad un evento dove abbinano qualcosa alla bevuta): portate calde non fanno che esaltare il calore che senti in bocca e in gola per via dell'alcool, quindi mangiare un risotto fumante mentre bevi whisky (fatto ieri sera ad una cena organizzata...) vuol dire cominciare a sudare, oltre che perdere la sensibilitá al gusto del whisky. Anche i dolci non vanno bene con tutti i whisky: in generale, una lingua "dolce" di zucchero tende ad essere ancora piú sensibile all'alcool, che diventa cosí piccantino e brucia. Piuttosto bevi un sorso d'acqua nel mezzo, per lavare via lo zucchero prima del distillato.

 

Ultima cosa: divertiti. Bere whisky deve essere un piacere e un divertimento: non c'é il rapporto elitario che si trova nei vini (non esite il "sommelier" con corso di studi e diploma nel mondo dei whisky) e si beve per piacere, per compagnia e senza formalitá, Non c'é niente di codificato, ognuno ha la sua percezione di quello che beve e adotta i propri descrittori per esprimere quello che sente. In giro vedrai qualche ruota degli aromi che fa il vezzo al mondo dei vini, ma lascia perdere: guardane una giusto per farti un'idea di tutto quello che potresti sentire, ma non cercare di inquadrare le tue percezioni in quel tipo di casellario: sono inutili e dannosi, perché cercano di elevare ad un grado di elitarietá un distillato che nasce e deve essere "popolare". Stessa cosa per i voti: se leggi una tasting note, concentrati sulla descrizione, non sul voto.

 

In giro troverai anche la Whiksy Bible di Jim Murray: quella é una specie di enciclopedia (contiene descrizioni o note per quasi 5000 whisky) ed e' utile agli inizi quando hai davanti Glenlivet, Glenfiddich o Glenmorangie e non hai la piú pallida idea della differenza. Ma non affidarti ai numeri che ci trovi, perché sono soggettivi, sono frutto della singola esperienza ed alcuni sono veramente inconcepibili. L'unica cosa utile di quel libro é che é facilmente trasportabile in tasca e ti descrive cosa troverai nei whisky prima di comprarli: comodo da portar dietro per quando ti trovi davanti ad uno scaffale pieno e non vuoi comprare una bottiglia alla cieca. Poi ti accorgerai da solo che acquisita una certa esperienza non ti servirá piú.



#27
littlewing

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   Maledetti, volevo tenere a bada la mia depravazione alcolica.....

 

Parli come badi! (cit)

Ricordati chi sono...io ti ho evocato, tu sei un mio suddito e obbedisci!

 


 

 Allora, andiamo per gradi: le differenze non sono solo geografiche, ma ci sono differenze anche molto pesanti a livello di disciplinare. Provo a dirla molto ma molto in breve (quindi sto scrivendo anche qualche castroneria per non dover riportare tutte le eccezioni e sfumature, ma avrai tutto il tempo, se ti interessa, per studiarti questo mondo per bene).

Scotch: fatto, distillato, maturato e imbottigliato su suolo scozzese. Se esce, per qualsiasi motivo, puoi chiamarlo solo distillato d'orzo. Deve essere prodotto a partire da orzo, acqua e lievito. Non sono ammessi altri cereali, E deve essere invecchiato per un minimo di 3 anni in botti NON vergini (solitamente si utilizzano quelle usate precedentemente per il bourbon perché.... vedere punto sotto)
 
Bourbon: denominazione geografica molto ristretta (Kentuchy), il mash che viene distillato può contenere diversi tipi di cereale, ma il 51% deve essere di mais (a cui poi si associano segale o altri cereali a scelta), deve essere invecchiato solo ed unicamente in botti di rovere americano ancora vergini e tostate. Invecchiamento minmo 2 anni. Jack Daniel? Loro si chiamano Tennessee Whisky, nonostante rispettino la disciplinare del Bourbon, perché sono una potenza a se, perché vogliono essere distinti e perché poi ci sono tanti cavilli a cui tutti possono attaccarsi per fare il proprio gioco.
 
Irish: a parte l'area geografica, vengono solitamente distillati tre volte anziché due, ma hanno una disciplinare che fa acqua da tutte le parti, come scoperto quest'anno quando alcune distillerie, costruite da meno di 5 anni, si sono messe a vendere whiskey (la "e" nel nome si usa se non sono Scotch, tanto per farla breve) con 10 anni di invecchiamento. Siccome la macchina del tempo non esiste, è evidente che il whiskey venduto con il loro nome non era stato prodotto da loro e da qui, scava scava, ci si è accorti che l'unico requisito per essere chiamati Irish era di essere distillati sul suolo Irlandese. Poi potevi fare qualsiasi cosa (anche prenderlo, portarlo in Spagna, farlo maturare e pure imbottigliare in quel posto) senza perdere il nome di Irish Whiskey. Al momento, per fortuna, stanno rivedendo il disciplinare per adottare una formula simile agli Scotch.
 
Il resto? Varianti sul tema. I giapponesi si sono originati tutti da un unico distillatore giapponese che è andato in scozia più di un secolo fa, ha studiato, è cresciuto, ha guadagnato il titolo di master distiller e poi è tornato in patria per dare inizio alla dinastia dei distillati giapponesi. Sono buoni? Si, sono diventati maestri. Ma costano come l'oro e, detta alla maniera di Samaroli, sono senza palle.
I canadesi sono considerati un po' delle chioppe ed in effetti si fatica a trovarne di decenti e validi: tanto vale comprare Americano che è meglio. In giro per il mondo c'è poi Kavalan in Taiwan che è molto brava nel suo lavoro e c'è MackMyra in Svezia che promette benissimo, ma diciamo che agli inizi tanto vale partire dalle basi con Scotch e Americani. Il resto del mondo hai tutto il tempo di esplorarlo.
 
Se consideri quindi solo Scotch e Americani, le differenze nel gusto sono abissali: il Bourbon è molto più dolce (il legno vergine rilascia vanillina), tende ad esprimere note di frutta rossa (ciliegia, prugna) e al naso rivela un fondo di "diluente". Non potendo giocare con le botti (sempre e solo vergini, quindi "usa e getta"), sono costretti a giocare con la miscela di cereali (il mais porta dolcezza, la segale è vegetale e piccante, ad esempio) e con i lievii (ogni distilleria ha la sua ricetta segreta). Poi esiste comunque chi, al di fuori del Kentuchy e della denominazione "Bourbon" qualcosa sperimenta, ma sono pochi. A causa anche del fatto che le botti sono sempre vergini, quindi molto attive, difficilmente il Bourbon regge invecchiamenti importanti (diciamo che 12 anni sono già molto borderline).

 

Lo scotch invece gioca tantissimo con le botti: essendo costretti a comprare botti non vergini, da un lato vanno a comprare tutte quelle usate in america per il Bourbon (ad esempio Glenmorangie compra botti vergini, le "presta" a Jack Daniel e poi se le riprende per i suoi invecchiamenti) e dall'altro vanno a comprare le botti di Sherry che un tempo aveva una produzione altissima, quindi se ne trovavano tante e costavano poco (da tenere presente che gli scozzesi hanno il braccino corto: sono i genovesi del regno unito....). Ma ci sono poi esperimenti di ogni tipo: finishing in Porto, vini vari, Rum e chi più ne ha più ne metta. Gli Scotch reggono invecchiamenti molto importanti: diciamo che a 10 anni trovi gli entry level (ci vogliono 10/12 anni perché l'alcool diventi meno tossico), a 16 anni iniziano a uscire le note floreali e fruttate (18 è l'età tipica dei puttanoni che bevi come fossero acqua), sopra i 20 vai di dolcezza e frutta bella matura, verso i 30 cominciano ad uscire i tannini dei legni e sopra ci arrivano solo rarissime botti (buttando giù un numero molto a spanne, una su mille raggiunge i 30 anni e di queste sono rare quelle che riescono a continuare). 

In virtù di questi giochi con le botti, combinati poi a ricette di lieviti personalizzate e variegati stili di maltaggio (chi usa il fumo semplice, chi brucia torba, chi usa fumi più neutri, ecc....), gli scoth spaziano tra i più disparati "gusti": la torba (Lagavulin, Laphroaig, Ardbeg o Kilchomann con la cenere di sigaretta violenta), la frutta rossa derivante dallo sherry (Glendronach, Glenfaclas, Macallan), i frutti gialli (GlenGrant, Dalwhinnie), l'erba (Glenlivet, Cragganmore), il brodo di carne misto a olio motore (Ben Nevis, Mortlach), il peperoncino (Talisker), il sale (Tobermory) e chi più ne ha più ne metta. Ma non mi dilungo su questo, altrimenti stiamo qui anni.
 
E poi da ultimo il come berli: bicchiere a tulipano assolutamente (Glencairn ufficiale o al limite calici da grappa) e niente ghiaccio (a meno che tu non sia un texano....). Si serve attorno ai 19 gradi e si gioca con qualche goccia d'acqua nel bicchiere per farli aprire (o sul palato prima di bere, se non vuoi alterare il bicchiere). Si può giocare col calore della mano per far uscire gli aromi, ma occhio alla fiammata d'alcool di ritorno. Anche su questo, se ti interessa, parliamo in un post a parte dei consigli per la degustazione, che questo è già diventato un WOT.

 

Ma di dove sei, che non ricordo? Perché il WhiskyClub comincia ad avere parecchi clan in giro per l'Italia, quindi magari sei a portata delle degustazioni organizzate da qualcuna di queste.

 

 

Ecco, vedi che se ti applichi ci riesci?



#28
nonfatelomaipiù

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Parli come badi! (cit)

Ricordati chi sono...io ti ho evocato, tu sei un mio suddito e obbedisci!

Certo mia Signora, io per lei farei tutto: faccia di me quello che vuole, mi chieda qualsiasi cosa!!!

 

 

Vuole che smetta di bere? Beh, adesso, non esageriamo..... per lei posso lasciare la moglie, ma non le bottiglie.  :asd:



#29
aLchi

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Ok, parto da qui per recuperare il discorso su come degustare.

 

Bicchiere: scordati per qualunque motivo i tumblr "all'americana". Non vanno bene per niente che non sia un cocktail.

 

...che sono quelli che sto usando ora, ne ho mo mo uno appena svuotato a fianco :asd:

 

Esiste un bicchiere "ufficiale" per gli scotch che é il glencairn: per capirci, guarda questi su Amazon.

Senza essere cosí rigorosi, diciamo che il bicchiere deve essere "a tulipano": in distilleria utilizzano una versione più piccola e tozza del Glencairn, mentre ad esempio al MilanoWhiskyFestival usano bicchieri a tulipano con stelo. La sostanza é che hai bisogno di un'ampolla in basso per contenere il distillato e di pareti rastremate che facciano convergere i profumi al naso. Ma deve essere anche abbastanza stretto, cosí che la superficie di distillato esposto all'aria sia limitata, altrimenti si sprigiona troppo alcool che ti desertifica il naso (quindi niente palloni da cognac!).

Fa veramente differenza il bicchiere? Si, perché stai maneggiando un liquido con gradazione dai 40 gradi in su (e nelle degustazioni di alto livello tieni conto che si bevono whisky con piú di 50 o a volte 60 gradi) e vuoi estrarne il massino del profilo aromatico senza liberare alcool. Vuoi fare una prova banale? Prendi un whisky qualsiasi, mettine un po' in un bicchiere da grappa, un po' in un tumbler cilindrico e dimmi poi se senti le stesse cose.

 

Ora come ora posso dire che appena avvicino il bicchiere al naso mi arriva una "fiammata" di alcol nelle narici XD Coi bicchieri a tulipano la differenza è che questo non avviene?

 

Passato il bicchiere, veniamo al come bere. La dose é soggettiva: in degustazione o ai festival solitamente si versano al massimo 2cl (1cl all'estero), i Glencairn solitamente si riempiono attorno ai 4cl, ma nulla vieta di versarne anche 6cl. Sopra questa soglia francamente non andrei: piuttosto versane 2cl/4cl e poi versatene ancora quando hai finito. Tieni presente che il fegato é in grado di metabolizzare al massimo 7 grammi di alcool per ora: al di sopra di questo limite, l'alcool entra in circolo causando danni cellulari a tutto l'organismo. Un bicchiere da 4cl al 40% contiene circa 10 grammi di alcool etilico, quindi dovresti fartelo durare piú di un'ora, per evitare che diventi dannoso.

 

Ok, non credo che guarderò più a un cocktail o un bicchiere tranquillo come prima :asd:

 

La procedura per una degustazione poi é varia, ma se vuoi una linea guida diciamo che ti sei versato del whisky a temperatura ambiente (19/20 gradi) e diciamo che hai in mano un bicchiere tipo glencairn. Prendi una mano e col palmo tappa il bicchiere, mentre con l'altra impugna bene il bicchiere: tienilo cosí finché non vedi che nella parte alta si forma un po' di condensa/nebbiolina sul vetro. A quel punto togli la mano, estendi completamente il braccio lontano da te e solo dopo riavvicina il bicchiere al naso per annusarlo. Questo "allontanamento" si fa perché a bicchiere chiuso hai liberato gli aromi, ma hai anche accumulato alcool evaporato. Quel movimento ti permette di far degasare l'alcool e arrivare poi al naso con solo i profumi e la gradazione base (un minimo te lo becchi sempre, per forza).

 

Mi raccomando, MAI far girare il whisky nel bicchiere come faresti con un vino: in quella maniera liberi tanto di quell'alcool, che dopo la prima nasata non sentirai piú niente per parecchio tempo. Altra cosa, nei vini il naso viene "immerso" nel bicchiere, ma con un distillato non puoi permetterti questa confidenza: comincia ad avvicinare il bicchiere al naso (diciamo che il bordo alto arriva al pari col labbro) finché non cominci a sentire qualche profumo. A quel punto devi valutare cos'hai di fronte: se non senti alcool che punge, continua ad avvicinare e senti come crescono i profumi. Gioca anche col naso: avvicina il bicchiere ad una narice per volta, per vedere come cambiano i profumi. Si consiglia anche di annusare tenendo la bocca socchiusa, ma per questo puoi sperimentare e valutare tu come senti meglio.

 

--)  --)  --) ...in tv lo fanno tutti però, è colpa del cattivo esempio :sese:

 

Quanto annusare? Beh, non ti stupire se conoscerai gente che spende anche piú di un quarto d'ora ad annusare un whisky prima di assaggiarlo. Quando poi viene il momento dell'assaggio, comincia con piccoli sorsi: cerca di stendere un velo di distillato sul palato, cosí che il calore corporeo lo faccia evaporare e liberi tutti i gusti imprigionati. Cerca di tenere in bocca il whisky per qualche secondo prima di inghiottire e "masticalo", cosí da farlo girare sulla lingua e sul palato. Ovviamente tutto questo diventa piú facile con distillati di grande invecchiamento, dove l'alcool si fa sentire meno e quindi puoi azzardare una permanenza in bocca piú lunga. Fai conto che in degustazione un 2cl viene suddiviso in una decina di sorsi. Questo si fa in degustazione, quando si vuole sviscerare un distillato: a casa, quando bevi per tuo piacere, ovviamente sei libero di gestirtelo come preferisci e bertelo come e quanto vuoi, perché deve essere un piacere e non un lavoro.

 

"Ignorantemente" ho sempre fatto così in realtà, non so perché, forse per abituarmi alla "botta" dell'alcol prima di bere?

 

Tieniti anche a portata un bicchiere di acqua naturale (anche fredda, se ti piace, perché questa puó anche esserlo), da bere ogni due o tre sorsi di whisky per pulire e azzerare il palato. In caso contrario, l'effetto dell'alcool ridurrá la tua sensibilitá e sentirai sempre meno gusti man mano che bevi. Esiste qualcosa del genere anche per il naso? Si, un trucco banalissimo é di annusarti ogni tanto il polsino o la manica della camicia o di qualunque cosa tu abbia addosso. Sembr stupido, ma il tuo naso non "sente" il tuo stesso odore e lo utilizza come una specia di reset olfattivo. Annusando te stesso, il naso si azzera e torna a sentire le differenze tra questo odore di riferimento e il resto (whisky compreso). Ovviamente, in questi casi evita di avere addosso profumi forti o di stare in locali con profumatori (o dove hai appena fatto un frittatone con le cipolle, ad esempio...)

 

Nei distillati giovani solitamente no, ma in distillati con invecchiamenti importanti c'è una continua evoluzione dei profumi e del gusto: ci sono whisky che anche dopo un paio d'ore nel bicchiere tirano fuori nuovi aromi.

 

Un altro trucco per cercare di accelerare la maturazione nel bicchiere é l'uso dell'acqua stessa: la cose semplice é prendere il dito, immergerlo nel bicchiere e far cadere qualche goccia d'acqua nel whisky. Puoi giocare man mano con questa lenta diluizione per vedere come si apra il distillato. Se non vuoi allungarlo, fai la stessa cosa, ma in bocca: fai un sorso d'acqua, deglutiscine solo una parte, cosí da tenerne un velo sulla lingua, e poi fai un sorso di whisky.

Sulla diluizione non c'é praticamente limite: i master blender arrivano ad abbassare la gradazione anche a 20 gradi per capire cosa hanno nelle botti. Tieni solo presente che oltre un certo limite (ma parliamo di fare quasi un 50:50) il distillato si "spacca'" e perdi tutto. Poche gocce servono sostanzialmente ad ossidare il distillato, mentre quantitati importanti separano completamente alcool etilico, esteri, olii e aromi: si fanno operazioni del genere proprio solo quando si sta andando a caccia della struttura del distillato e si vogliano snaturare completamente le sue parti per sentirle singolarmente.

 

E il calore? Qui ci sono opinioni contrastanti: da un lato il calore aumenta l'evaporazione e la fuoriuscita di aromi, quindi io provo sempre a scaldare il bicchiere tra le mani e sentire cosa cambia al naso e al palato,.Peró é anche vero che troppo calore (come si fa invece sui cognac) ha lo stesso effetto della troppa acqua: spacca il distillato, ti permette di sentire le singole componenti al naso, ma perdi la sua struttura al palato.

 

Altri consigli generali? Tieni presente cos'hai mangiato prima di bere (specialmente se bevi appena dopo il pasto o se sei ad un evento dove abbinano qualcosa alla bevuta): portate calde non fanno che esaltare il calore che senti in bocca e in gola per via dell'alcool, quindi mangiare un risotto fumante mentre bevi whisky (fatto ieri sera ad una cena organizzata...) vuol dire cominciare a sudare, oltre che perdere la sensibilitá al gusto del whisky. Anche i dolci non vanno bene con tutti i whisky: in generale, una lingua "dolce" di zucchero tende ad essere ancora piú sensibile all'alcool, che diventa cosí piccantino e brucia. Piuttosto bevi un sorso d'acqua nel mezzo, per lavare via lo zucchero prima del distillato.

 

Ultima cosa: divertiti. Bere whisky deve essere un piacere e un divertimento: non c'é il rapporto elitario che si trova nei vini (non esite il "sommelier" con corso di studi e diploma nel mondo dei whisky) e si beve per piacere, per compagnia e senza formalitá, Non c'é niente di codificato, ognuno ha la sua percezione di quello che beve e adotta i propri descrittori per esprimere quello che sente. In giro vedrai qualche ruota degli aromi che fa il vezzo al mondo dei vini, ma lascia perdere: guardane una giusto per farti un'idea di tutto quello che potresti sentire, ma non cercare di inquadrare le tue percezioni in quel tipo di casellario: sono inutili e dannosi, perché cercano di elevare ad un grado di elitarietá un distillato che nasce e deve essere "popolare". Stessa cosa per i voti: se leggi una tasting note, concentrati sulla descrizione, non sul voto.

 

In giro troverai anche la Whiksy Bible di Jim Murray: quella é una specie di enciclopedia (contiene descrizioni o note per quasi 5000 whisky) ed e' utile agli inizi quando hai davanti Glenlivet, Glenfiddich o Glenmorangie e non hai la piú pallida idea della differenza. Ma non affidarti ai numeri che ci trovi, perché sono soggettivi, sono frutto della singola esperienza ed alcuni sono veramente inconcepibili. L'unica cosa utile di quel libro é che é facilmente trasportabile in tasca e ti descrive cosa troverai nei whisky prima di comprarli: comodo da portar dietro per quando ti trovi davanti ad uno scaffale pieno e non vuoi comprare una bottiglia alla cieca. Poi ti accorgerai da solo che acquisita una certa esperienza non ti servirá piú.

 

Domanda bonus, per il discorso dell'abituare il palato all'alcol, come ho detto un paio di volte avevo usato il Four Roses, ieri sono stato fuori e ho ordinato un Black Label, oggi a casa un Chivas, domani sarò fuori di nuovo e stavo pensando di "approfittarne" di nuovo... Conviene che mi prenda una bottiglia ed usi quella, oppure posso variare? Perché ad esempio dove sono stato ieri c'era una mensola con solo whisky con molti nomi che ho letto qui e non avevo mai visto prima in altri bar(sempre e solo Jack, Red Label e JB di norma, Black Label e Chivas in quelli più "altolocati" e sempre a 2-3€ in più minimo rispetto ai primi tre) e che su Amazon stanno a 30-40€, quindi stavo pensando anche di ripassarci per provarli visto che a cacciare quei soldi per "provare" una bottiglia non posso :D



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skizzo_85

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Comunque anche i Cognac vengono da una singola regione francese, la Charente.
L'Armagnac viene dalla Guascogna.
Poi ci sono tutte le differenze sugli alambicchi, sul processo produttivo eccetera eccetera




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