Praticamente sto Transformer è l'Uncharted 4 dei film , cozza abbestia con quello uscito prima .. è figo da vedere , ma se non usciva nn sarebbe cambiato nulla
Modificata da The Big Boss, 24 June 2017 - 09:48 AM.
Praticamente sto Transformer è l'Uncharted 4 dei film , cozza abbestia con quello uscito prima .. è figo da vedere , ma se non usciva nn sarebbe cambiato nulla
Ora ho bisogno di chiederti però perché dici ciò riguardo un finale di saga eccelso come può essere Uncharted 4
So che è ottimo ma son davvero curioso perché la tua é un'opinione così distante dalla mia che so veramente interessato a capirla
Togliete il vino a Recchioni .....
Un piccolo e sobrio estratto della recensione che sto scrivendo e che dovrebbe uscire in giornata su Screeweek.
Mettiamo il caso che voi siate esperti di cinema. Gente che il linguaggio non solo lo ama ma che lo ha anche studiato, che ne conosce la storia e che, soprattutto, ha i mezzi per decodificarne le forme più complesse.
Mettiamo, invece, che un vostro amico sia un Simone il Semplicione, uno che il cinema lo fruisce come mero intrattenimeno, che ha strumenti di decodifica limitati e che quindi trova “belle” le opere che capisce senza fare alcuno sforzo, mentre fa fatica a interpretare i film più stilizzati.
Adesso, facciamo che abbiate invitato Simone a casa vostra per una serata non impegnativa. Una pizza, una birra e un film, insomma, non un simposio sul cinema.
Cosa gli fareste vedere? 2001 Odissea nello Spazio? All’Ultimo Respiro? Il Deserto Rosso?
Molto probabilmente, no. Perché sono tutti e tre degli splendidi film ma hanno una curva di decodifica piuttosto ripida, sono cioè l’esempio di un cinema che non accetta compromessi e che veicola gran parte della sua semiotica attraverso le immagini e i suoni, prima ancora che attraverso la didascalica parola. Per la vostra serata con Simone il Semplicione, probabilmente scegliereste Steven Spielberg, perché Spielberg, quando è al meglio della sua forma, è un maestro capace di coniugare un linguaggio complesso a una fruizione facilitata, e fare contenti tutti.
Ma questo che c’entra questo lungo preambolo con Transformers -l’Ultimo Cavaliere – e Michael Bay? C’entra, c’entra.
Mettiamola così: i molti youtuber, gli influencer, i vecchi tromboni della carta stampata e i giovani virgulti del web che negli ultimi giorni si sono scagliati con la bava alla bocca contro la pellicola e il suo regista, sono il corrispettivo di un Simone il Semplicione che è stato invitato a casa da un amico con la promessa di vedere un film fracassone, e che si è ritrovato legato su una poltrona con gli occhi tenuti aperti con dei ganci, costretto a guardare un delirio visivo sulle note di Ludovico Van sparate al massimo del volume possibile. È assolutamente normale che abbia reagito male all’esperienza: non era preparato. Non aveva gli strumenti critico-analitici necessari per capire cosa stava vedendo e, in più, si aspettava tutt’altro.Ma quindi, sto forse paragonando Michael Bay a Stanley Kubrick?
Sì, lo sto facendo.
E adesso che ho aperto in maniera sobria, andiamo avanti con la recensione.
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