Le PMI non vanno distrutte, vanno semplicemente obbligate a raggrupparsi, come accade nei distretti, così da poter fare massa per andare all'estero. E' un cane che si morde la coda ma i tre punti fondamentali per rilanciare R&D in Italia sono
1) Riduzione cuneo fiscale e iter burocratici
2) Apertura a capitali esteri (che non sono brutti e speculatori - difendiamo l'italianità quando leggiamo su facebook che un'azienda viene acquisita - )
3) Aumento di massa delle aziende grazie a riduzione del numero delle stesse
4) Svecchiamento delle direzioni aziendali, passaggio a dirigenze pagate con percentuali sugli utili+baga base minima
Un'azienda che non ha altro capitale se non quello che deriva dal proprio fatturato può reinvestire solo quello e se è eroso da tasse, burocrazia e scarsa produttività non ha nulla da investire in R&D
Un'azienda che in Italia cerca investitori deve andare dalle banche italiane che attualmente sono ostaggio del debito italiano, della congiuntura internazionale e della situazione instabile di governo (e lo erano anche qualche anno fa eh...) I capitali stranieri non arrivano perchè "a noi ci fanno schifo": o si tira in ballo l'italianità o si etichettano come speculatori che vengono ad affamare i poveri geniali imprenditori italiani (che di geniale hanno in molti casi solo i metodi per far sentire in colpa i dipendenti che non stanno abbastanza a lavorare...). Inoltre quegli investitori che potrebbero arrivare si fanno due conti seri prima di investire in un'azienda bloccata da burocrazia, ricorsi, NoTav e NoTriv..
Ho lavorato per sei anni in un'azienda che aveva come acerrima nemica (proprio tipo Paperone e Rockerduck) un'altra azienda praticamente doppleganger a meno di 10km di distanza in linea d'aria; quando una delle due andava male i dipendenti migravano nell'altra e viceversa... con la crisi del 2008 sono morte entrambe, prima una poi l'altra, nessuna delle due, per orgoglio dei quattro biliosi vecchietti al comando delle due strutture, ha pensato di unirsi.
L'avevo detto anche prima (giusto qualche minuto prima di Otacu ma anche se l'avessi detto dopo sapevo che avrebbe risposto esattamente questo )
Le aziende che in Italia possono permettersi di fare R&D perchè hanno superato quella massa critica ci sono e lo fanno bene, pagando il giusto i dipendenti ed offrendo loro le opportunità di crescita e studio. Sono aziende che per la maggior parte sono esposte ai capitali esteri, alla concorrenza mondiale e cercano personale in tutto il mondo, non solo nei nostri confini.
Il discorso "Fiat" (ma penso anche delle aziende di Pisa e Bologna citate da GabrieleEye) è un po' diverso e legato all'italianità: dopo decenni di lavoro nel settore posso affermare che in Italia non sei ingegnere se non hai fatto un'automobile o una moto allora per entrare a lavorare in Fiat, in Ferrari, in Ducati o in Piaggio c'è la fila non solo dall'Italia ma da tutto il mondo
Per questo motivo dove aziende che magari fanno splendidi centri a controllo numerico fanno fatica a trovare un ingegnere (perchè un tornio mica lo porti al mugello - True Cit. ) in Ferrari ci si può permettere di scegliere ed anche di fare le pulci sullo stipendio di ingresso. Ocio però, perchè un assunto in quelle aziende (specialmente in quella di Borgo Panigale) una volta fatta la prima gavetta, ha possibilità di carriera da strapparsi i capelli, sia all'interno della struttura che nel resto delle aziende del settore. Non confondiamo lo stipendio di ingresso con le opportunità offerte.
Ultimo argomento da affrontare è la demonizzazione della cultura tecnica operata dai nostri cari sessantottini distruttori del sistema scolastico - occorre rifondare da zero la cultura tecnica e le strutture atte ad insegnarla nel nostro paese togliendola dalle incapaci mani degli attuali docenti che negli ultimi trent'anni hanno demonizzato l'industria, la meritocrazia e l'impegno in favore di un'istruzione blanda, generica e di nessun aiuto nel mondo del lavoro, argomento spinoso che meriterebbe un intero thread
quoto tutto ma soprattutto questo
A me lascia perplesso quello che dite, sopratutto alla luce del fatto che quello che dite non spiega come mai all'estero un italiano lauretato (a ingegneria, informatica, matematica, fisica) sia così ricercato e ben voluto.
Se veramente "i giovani universitari non sanno fare niente", come mai succede quello che vi ho detto?
Fatemi indovinare, voi sapete tutto e fuori dall'Italia sono trutti fessi?
Questo punto è importantissimo. Onestamente non conosco cosa abbiano fatto nel '68, però so che un secolo fa Benedetto Croce diceva che 'comanda chi ha studiato greco e latino e lavora chi conosce le materie utili (cioè scienza e tecnica)'.
La cultura umanistica è stata messa su un piedistallo mentre quella tecnica apparteneva ai poveri meccanici.
A me pare che non ci sia nulla di più falso (tanto più al giorno d'oggi), però temo proprio che ci sia tanta gente che ancora ci crede.
Vorrei vedere uno studio che dimostri che studiare greco e latino apra la mente come si dice, perchè a me sembra che l'istruzione superiore italiana si basi su questo assunto un po' campato per aria e sulla conseguente denigrazione degli istituti tecnici ad esempio.
Omettendo il fatto che io ricordo nelle "scienze dure e ingegneristiche" ma non credo che chi va all'università pensi che con "lettere e compagnia" si sappia di piu' o si viva meglio.
Non a caso si chiamano "scienze delle merendine" tutto quello che fa a capo ad umanistica e si considerano le scienze dure, ingegneria o matematica come dei mostri sacri.
Quello che dite voi mi sa tanto di rigurgito delle superiori (che per inciso, ho finito 9 anni fa).
Anche perchè parlando selle scienze dure, dire che non si faccia "pratica" è dire il falso (poi dipende moltissimo da quale università vieni, perché considerarle tutte uguali è mancanza di conoscienza).
Modificata da GabrieleEYE, 06 November 2018 - 08:46 PM.