Ho fatto delle domande.
Vi ha tenuto incollati per cosa?
Vorrei capire.
Per me è uno scoppiato che vuole colpire a suon di stranezze, che poi almeno fosse stato ritmato ma di una lentezza mortale.
Ma già il fatto che giusto a qualche settimana dalla conclusione di questa stagione nessuno ne parli più e sia stato messo nel cassetto delle cose viste e superate mentre le prime due mitiche stagioni hanno fatto parlare per 25 anni dice tutto.
Il fatto che non sia sulla bocca di tutti è un dato irrilevante: non è un prodotto per tutti.
E' un'opera di chiara impronta surrealista, con un impianto tecnico d'avanguardia e che conseguentemente utilizza un linguaggio di nicchia, in cui sono soprattutto le immagini a parlare e non troverai degli inutili spieghini per accompagnarti durante la visione. Dopotutto ricordiamo che Lynch ha sempre approcciato cinema e serialità televisiva con il suo background da pittore/scultore, concependo i suoi film come se fossero dei quadri in movimento, con un'analisi capillare dell'immagine e delle potenzialità espressive che offrono i media visuali.
Da questa premessa viene da sé che un'opera del genere non sia fruibile da chiunque, non tutti possono cogliere i virtuosismi della regia o del montaggio. Ma il bello di Twin Peaks, una delle sue più grandi qualità, è quella di intrigare anche i "profani" della tecnica attraverso lo spessore della sceneggiatura, ottenendo una messa in scena dalla grande dinamicità grazie alle riflessioni che scaturiscono costantemente dalle immagini.
Certo, uno che non ha la voglia di seguire qualcosa di più profondo e riflessivo rispetto al solito, o che ha la presunzione di bollare come "scoppiato" o "drogato" chiunque non sforni l'ennesimo prodotto studiato a tavolino, di sicuro non parte con il piede giusto per godersi il vero Twin Peaks.
Il ritmo è quello giusto per sviluppare una serie del genere, certo ci vuole una certa maturità nell'approccio a cinema e televisione, non è gestibile da tutti.
A me è piaciuta perché, come tutti gli altri lavori di Lynch, ti spinge a riflettere sulla natura intrinseca dell'immagine e non sulle semplici righe dei dialoghi o su altri elementi "tradizionali".
Ho adorato la messa in scena, dai singoli espedienti tecnici all'impianto estetico generale.
Mi è piaciuto l'incipit, così carico di idee ma al tempo stesso così sapiente nel distribuirle.
Mi ha intrigato moltissimo l'approfondimento della connotazione mitologica di Twin Peaks.
Mi è piaciuto molto l'approfondimento della black lodge, con una caratterizzazione che ho trovato eccellente.
Mi è piaciuto il fatto che Lynch abbia intelligentemente evitato inutili operazioni di nostalgia e sia andato dritto verso il suo scopo iniziale.
E mi è piaciuta la chiusura, che è tutto quello che qualsiasi affezionato al vero Twin Peaks avrebbe voluto, cioè nulla di coesivo.
Concludo dicendo che la terza stagione, oltre ad essere una delle più grandi sperimentazioni nella storia televisiva (e già questo basta e avanza per inserirla nell'olimpo delle migliori stagioni di sempre), è anche ciò che Twin Peaks sarebbe sempre dovuto essere. Tu, così come tanti altri fan delle prime due stagioni, vi siete affezionati al format da soap opera a cui Lynch e Frost facevano furbamente il verso.