Si è il terzo della trilogia della vendetta. Il più crudo e realistico dei tre, sono tre film molto diversi, tutti quanti dei capolavori a loro modo. Oldboy è il migliore a livello registico, ma il terzo è il migliore nello scavare a fondo nell'animo umano e la sua coralità rende il film polifonico. Come per Miss Violence è un film che gioca con i fuori campo, non tanto i suoi non detti. I fuori campo sono dei pugni nello stomaco belli forti.
Si, in Miss Violence si capisce subito dove vuole andare a parare, ma decisamente la struttura narrativa e la regia sono magistrali nel descrivere l'orrore della quotidianità della famiglia. I non detti angosciano più del sapere cosa stia realmente succedendo. La figura del padre onnipresente, si percepisce perfino quando è fuori lo schermo.
Martyrs sono rimasto incantato anche io dalla violenza, anche perché come dice lo stesso titolo, molte inquadrature ricordano i quadri raffiguranti i santi martiri. Il finale mi ha lasciato attonito, mi spaventa un'ideologia così forte e si percepisce, almeno io l'ho percepita, la paura della morte e il non avere una risposta al quesito che tutti noi ci poniamo da quando siamo su questa Terra è raggelante. Senza contare la descrizione del fanatismo e la violenza che esso può commettere se portato alle estreme conseguenze. Un film terrificante, non per la violenza, non perché non fa dormire la notte ,ma perché costringe lo spettatore a confrontarsi con la morte e la nostra paura di essa.
Rimanendo su Martyrs - segnandomi, ancora una volta, di recuperare la trilogia della vendetta - la mia lettura va abbastanza al di la delle strette immagini a schermo.
Nel momento centrale del film, il cosiddetto "spiegone" che poi porterà alla seconda parte; potrebbe essere la chiave di volta che permette lo scavalcamento: al di la della "denuncia" della tortura in quanto tortura; tutto il film potrebbe essere la metafora della morale cristiana.
La morale cristiana sarebbe, genealogicamente, fondata sul senso di colpa per aver causato la morte di Dio (non dico niente di originale, prendo in prestito un testo che consiglio a tutti di leggere, con l'attenzione massima per una contestualizzazione: Genealogia della Morale).
Il senso di colpa, il vivere una vita di stenti, il farsi del male fisico e spirituale innalzerebbe le anime che verranno ricompensate.
Il patire qui, per la gloria al di là.
Il martirizzare come prassi della morale imposta dalla religione e, ovviamente, dai suoi esponenti.
Il martirio più alto restituirebbe la vicinanza massima a Dio.
Coloro i quali, seppur costretti, non riescono ad innalzarsi; vivranno per sempre con demoni interiori; impossibili da scacciare (vedi due dei personaggi del film).
Un'analisi più approfondita restituirebbe altri parallelismi forti.
È per questo che il film si potrebbe mettere, con i dovuti distinguo, di fianco a pellicole come Salò o La Passione di Giovanna D'Arco.
Tu dici che le inquadrature ricordano i quadri che raffigurano i santi martiri.
Il primo piano sulla protagonista di Martyrs potrebbe tranquillamente ricordare il primo piano di Dreyer sulla Falconetti.
Salò poi, per i martiri fisici imposti da ideologie estremiste che minano la libertà dell'individuo.
Altra faccia di una medaglia con ben più di due facce: le da te citate ideologie.
Nota a piè pagina
Non prendetevela con me se ho offeso qualcuno
Ma con un tizio con un bel paio di baffi chiamato Federico.
Che, per altro, nemmeno voleva offendere nessuno.