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Discussioni sull'industria del videogame

- - - - - industria autorialità autenticità marketing

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Questa discussione ha avuto 5 risposte

#1
videoludico88

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  • Hey Paaaaaul

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Articolo meglio le mie idee: esiste un industria più capitalista di quella del videogame? Vi racconto la mia storia: alcuni anni fa dirigevo un blog in cui parlavo di videogame indipendenti.Il 90% dei videogame che recensivo nascevano dalla semplice passione di alcuni amatori che si cimentavano con il programma rpg maker.I vari tool di sviluppo sdoganati a metà dei 90 consentivano, grazie ad una maggiore accessibilità, di realizzare prodotti anche per chi il codice di programmazione non lo masticava affatto.In questa fase della mia vita, conobbi persone davvero meravigliose e fui entusiasta del fatto che molti mi mandassero delle mail con dei titoli autoprodotti da recensire.Leggevo nel loro tentativo di pubblicizzare i loro prodotti la bellezza e il riconoscimento di chi sviluppava per far giocare ed erano grati nell'avergli concesso un parere o una recensione.In questa dimensione rivedo tre componenti essenziali:passione, appropriazione del mezzo( sei padrone della tua opera e del modo in cui la sviluppi) e gratuicità.Dimensioni che solente non rivedo nell'industria del videogame attuale.Ho seguito anche quest'anno l'E3 da grande appassionato di videogame quale sono ma certe volte non ho potuto far a meno di nascondere un leggero rigurgito per questa industria fatta di comunicati roboanti, ricerche di mercato e scelte di marketing.Mi sono chiesto sempre più spesso se i videogiochi sviluppati nascondessero una certa passione o autorialità o fossero opere fredde, preconfenzionate pronte per essere distribuite quasi costituissero merce con cui allestire gli scaffali di un supermercato.Prodotti tra loro molto simili, seguiti, Dlc con la sola funzione di vendere.Ora sia ben chiaro, nessuno dice che gli sviluppatori non debbano guadagnare, ma come si fa a non scorgere l'avidità di chi costringe dipendenti a crounch time massacranti per far uscire i titoli in tempo per vendere di più e non scontentare i fan?Come si fa a giocare semplicemente divertendosi senza pensare che certe scelte, parole, frasi o eventi inseriti nel prodotto non provengono da una precisa direzione autoriale o creazione dell'autore quanto da un freddo calcolo commerciale?Chissà se Nomura infondo abbia pensato a questo quando, sul finale del remake dell'opera Magna FFVII Remake, ha pensato di mischiare le carte in tavola modificando il finale del titolo originale nel timore che i fan non avrebbero poi aspettato o comprato il seguito conoscendo già l'epilogo della storia .Ecco allora vi chiedo, quanto secondo voi l'industria fa bene al medium videogame?


Modificata da videoludico88, 16 June 2021 - 11:49 PM.


#2
Ciobo

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  • IronEye

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Molto semplicemente quando vai a comprare il pane, paghi le tasse, ecc... vogliono soldi e purtroppo con la passione e l'amore non ci compri nulla e non ci campi.

Quindi ci sta che vogliano guadagnare a discapito di quello che invece vorresti tu.

Immagina di lavorare per qualcuno che a fine mese ti dice: questo mese non ti pago in euro, ma con passione ed entusiasmo

#3
dino75

dino75
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secondo me la situazione non è così tragica, il mercato indie pullula di prodotti fatti con passione,



#4
American horizon

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Articolo meglio le mie idee: esiste un industria più capitalista di quella del videogame? Vi racconto la mia storia: alcuni anni fa dirigevo un blog in cui parlavo di videogame indipendenti.Il 90% dei videogame che recensivo nascevano dalla semplice passione di alcuni amatori che si cimentavano con il programma rpg maker.I vari tool di sviluppo sdoganati a metà dei 90 consentivano, grazie ad una maggiore accessibilità, di realizzare prodotti anche per chi il codice di programmazione non lo masticava affatto.In questa fase della mia vita, conobbi persone davvero meravigliose e fui entusiasta del fatto che molti mi mandassero delle mail con dei titoli autoprodotti da recensire.Leggevo nel loro tentativo di pubblicizzare i loro prodotti la bellezza e il riconoscimento di chi sviluppava per far giocare ed erano grati nell'avergli concesso un parere o una recensione.In questa dimensione rivedo tre componenti essenziali:passione, appropriazione del mezzo( sei padrone della tua opera e del modo in cui la sviluppi) e gratuicità.Dimensioni che solente non rivedo nell'industria del videogame attuale.Ho seguito anche quest'anno l'E3 da grande appassionato di videogame quale sono ma certe volte non ho potuto far a meno di nascondere un leggero rigurgito per questa industria fatta di comunicati roboanti, ricerche di mercato e scelte di marketing.Mi sono chiesto sempre più spesso se i videogiochi sviluppati nascondessero una certa passione o autorialità o fossero opere fredde, preconfenzionate pronte per essere distribuite quasi costituissero merce con cui allestire gli scaffali di un supermercato.Prodotti tra loro molto simili, seguiti, Dlc con la sola funzione di vendere.Ora sia ben chiaro, nessuno dice che gli sviluppatori non debbano guadagnare, ma come si fa a non scorgere l'avidità di chi costringe dipendenti a crounch time massacranti per far uscire i titoli in tempo per vendere di più e non scontentare i fan?Come si fa a giocare semplicemente divertendosi senza pensare che certe scelte, parole, frasi o eventi inseriti nel prodotto non provengono da una precisa direzione autoriale o creazione dell'autore quanto da un freddo calcolo commerciale?Chissà se Nomura infondo abbia pensato a questo quando, sul finale del remake dell'opera Magna FFVII Remake, ha pensato di mischiare le carte in tavola modificando il finale del titolo originale nel timore che i fan non avrebbero poi aspettato o comprato il seguito conoscendo già l'epilogo della storia .Ecco allora vi chiedo, quanto secondo voi l'industria fa bene al medium videogame?

Per la questione di ff7R, in realtà é stata un'arma a doppio taglio.
Che poi l originale uscì ben 20 anni fa, e molti di quelli che lo giocarono ormai hanno pure smesso di videogiocare. Quindi non é stata tanto un'operazione nostalgia, ma un prodotto volto ad avvicinare le nuove generazioni al brand. Quindi considerando questo, la scelta di cambiare il finale a scopo di lucro perde di senso

#5
videoludico88

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  • Hey Paaaaaul

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Per la questione di ff7R, in realtà é stata un'arma a doppio taglio.
Che poi l originale uscì ben 20 anni fa, e molti di quelli che lo giocarono ormai hanno pure smesso di videogiocare. Quindi non é stata tanto un'operazione nostalgia, ma un prodotto volto ad avvicinare le nuove generazioni al brand. Quindi considerando questo, la scelta di cambiare il finale a scopo di lucro perde di senso

Mah francamente io credo che gran parte del target di acquisto del ffvii remake sia proprio indirizzato verso i vecchi nostalgici che da vent'anni o più chiedevano il remake.



#6
Andrea Posen

Andrea Posen
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E io sono tra questi ultimi, spero si muovano a farne una versione per pc...






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