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Modificata da Max Slo, 02 February 2021 - 11:51 PM.
Modificata da Max Slo, 16 February 2021 - 02:35 PM.
Qualche (Censura) da quelle parti pensò bene, ormai decenni fa in tempi di guerra, di chiamare due waypoints quasi allo stesso modo.
In molti ci lasciarono una brutta figuraccia. Non erano abbastanza distanti da creare un devastante fuori rotta, ma abbastanza affinché da terra ti vedessero andare per funghi. Un richiamo nell'ufficio del Capo Piloti era inevitabile, ma la cosa si sarebbe risolta con un richiamo informale. Probabilmente anche lui, il Capo Piloti, aveva preso il secondo waypoint, più a ovest di una ventina di chilometri, perché sulle carte aveva un (Censura) di nome quasi identico.
Noi prendemmo il waypoint corretto, lo avremmo sempre preso, ovviamente.
**** si allontanava mentre il solito rifugio bianca spaccava in due il finestrino all'altezza delle due viti in basso a sinistra nel primo piantone. Segno che la rotta era corretta.
Salimmo placidi in un solo step fino alla quota di crociera. Incrociammo per così dire un Japan, o un All Nippon, chi si ricorda, col quale scambiammo un saluto, e puntammo le alpi, con un ampio taglio di rotta. Il lunedì mattina la gente non va in giro?
Echo-Foxtrot iniziava a lamentarsi di qualche turbolenza, presumibilmente in peggioramento, ma nulla di mai visto. Il clima a bordo era sereno, perlopiù professionisti di rientro a casa o che raggiungevano l'Italia per iniziare una settimana di lavoro. Tutta gente navigata, che noi mica avevamo passeggeri alle prime armi, checcazzo.
Giunti sulle Alpi, l'unico vero punto 'buco di culo' della rotta, dopo un volo fin lì perfettamente di routine al netto di un pò di turbolenze tipiche a quest'ora sulle Alpi, fu Stefania a irrompere nell'altoparlante del PA:
"Scusate ma qui abbiamo un passeggero che sta male, non risponde, c'è un medico che si sta prestando ma a me sembra preoccupato. Chiede quanto ci vuole per Roma, o se possiamo andare da qualche altra parte".
"OK un attimo".
Ci scambiammo un'occhiata io e Riccardo, e pensammo la stessa cosa, là c'è Malpensa, ma il circuito di arrivo richiede tempo, altrimenti proviamo con Linate. Ci sono molti Ospedali lì vicino e il circuito di ingresso è più sbrigativo.
Questi furono solo pensieri perché senza dire nulla Riccardo chiese conferma:
"Pan pan pan e Linate?".
"May Day e Linate".
Dichiarammo emergenza sanitaria e dalla cabina passeggeri, già ovattata dalle porte blindate, calò un silenzio che si trovava solo nei transcontinentali quando tutti dormivano.
Milano Controllo confermò l'emergenza e ci chiese quali fossero le nostre intenzioni, 'ricordandoci' gli aeroporti vicini.
Confermammo Linate, che andava riempiendosi vista ormai l'ora.
Avrebbero però in breve tempo bloccato le partenze, smistati i pochi arrivi e preparato i soccorsi a terra.
Milano confermò lapidaria e ci lasciò lavorare:
"LA 36 di Linate vi aspetta, standard STAR o a vista come volete, nessun traffico, contattate LIML per autorizzazione finale, con Bravo, buona fortuna". Disse qualcosa del genere ad una velocità imbarazzante, aveva i suoi (Censura) a gestire il traffico incazzato nero per l'imprevisto. Buona fortuna anche a te caro.
Echo-Foxtrot si acquietò mentre scendevamo decisi. Linate comparve poco oltre la tangenziale, proprio sotto la coltre nera che come una cupola sovrasta la città.
I carrelli sbuffarono a contatto con l'asfalto, come a volergli fare solletico, poi, liberata la pista , ci fermammo in mezzo al (Censura), ma proprio in mezzo a chiunque passasse da lì senza riguardo per nessuno.
Un Alitalia entrò in frequenza dicendo che non c'erano problemi, prima l'ambulanza, tranquillo.
Sarà stato dovere di ospitalità, bo.
Tutti si fermarono dov'erano come si farebbe in una rapina in banca e nessuno si lamentò di nulla.
"(Censura), adesso gli devo un favore, m'hanno fregato proprio per bene..."
L'ambulanza finalmente si allontanò, scortata dalla Polizia, un pò in imbarazzo tra A320, 737 e quant'altro che facilmente li avrebbero capottati con una 'sgassata'. .
"Che si fa?", chiese Riccardo.
"Avvisiamo il capo e andiamo a Roma?"
Chissà chi era, quello sventurato.
Ci spostammo in un luogo più appropriato, avvisammo i passeggeri che avremmo organizzato la ripartenza 'quanto prima', ringraziai il medico, uno svedese più giovane di me, e chiamammo il Capo.
Passò Stefania in cabina, si appoggiò al lato della porta e con una mano si reggeva al mio sedile.
"Comunque secondo me è morto".
Il SuperCapoPiloti della ****** ******* era un ex Comandante SAS di quelli cattivi, ma con l'età s'era calmato e ora
l'unica cosa che voleva dalla vita era dormire, cazziare a caso i piloti e far sposare sua figlia con Riccardo.
Ci aveva preso in simpatia, forse si rivedeva in noi, oppure semplicemente aveva capito che litigare com un italiano incazzato nero per gli orari del Roma non avrebbe portato da nessuna parte.
Io già allora mettevo otto parolacce ogni nove parole, giusto per chiarire subito di non rompermi i (Censura).
Organizzammo, non senza le pause dei suoi sbadigli, ne contai almeno 5, il prolungamento per Roma (il volo **4 era ufficialmente concluso con un May Day fuori destino), da lì a un paio d'ore.
L'unica cosa certa di quel mattino fuori scalo, era che la bruttezza di Echo-Foxtrot, era a suo agio in quella parimerito di Linate.
Ma come si fa a inventare una livrea così? C'era un delfino antropomorfo vicino il portellone anteriore sinistro, e un ragno che dava un pugno in testa a un burattino Pinocchio Style.
Echo-Foxtrot era talmente brutto che probabilmente ad oggi sarà esposto come capolavoro d'arte moderna, direbbe una famosa battuta; la verità era solo quella di un malriuscito painting personalizzato per un locale (la dove c'è la sede, c'era anzi) parco giochi.
Un parco giochi dove c'è meno 10 di media.
Chi sarà stato il genio?
Imbarcammo panini, Coca Cola fresca alle spese del SuperCapo, ricevemmo un NOTAM personalizzato dalla Compagnia in cui c'era scritto Weel Done, davvero, proprio così, Weel Done (ce l'ho ancora) e ripartimmo per Roma.
La sera, nel pacchiano albergo zona Termini, chiamai un amico poliziotto per capire la sorte del passeggero. Non fu facile, né immediato, ma ne ricavammo che era ricoverato in un ospedale cittadino e che stava decisamente bene.
Dormii come un sasso, avevo ancora a 0 la conta dei deceduti tra i passeggeri.
FINE SECONDA PARTE
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