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Il Miracolo di un PadreA mio Padre.


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Questa discussione ha avuto 10 risposte

#1
Max Slo

Max Slo
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EDIT. 


Modificata da Max Slo, 02 February 2021 - 11:51 PM.


#2
Max Slo

Max Slo
  • Strong Eye Fan

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Ho editato scusate, non ce la facevo.  :(


Modificata da Max Slo, 02 February 2021 - 11:52 PM.


#3
^Alucard^

^Alucard^
  • One Eye

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Ti rinnovo le condoglianze, mi spiace tanto :(



#4
autechre

autechre
  • What were the skies like when you were young?

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Condoglianze

 

.



#5
Alfo'

Alfo'
  • IronEye

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Condoglianze

#6
videoludico88

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  • Hey Paaaaaul

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Condoglianze.



#7
Mr. Blue

Mr. Blue
  • Eye Supreme

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Condoglianze.



#8
Max Slo

Max Slo
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Grazie ragazzi.

Poi una storiella ve la racconto, promesso. 

 

E' uno schiaffo in faccia ben preso, ma bisogna reagire. 



#9
matumba

matumba
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Mi spiace.



#10
Max Slo

Max Slo
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Papà come non l'avevo mai visto, ma che fatica per arrivarci...
 
2015, estate piena.
Aeroporto del Nord Europa. 
 
Non ricordo esattamente se si trattava di un lunedì. Se non erro il volo ***-Roma della Compagnia per cui lavoravo si teneva il primo, terzo e quinto giorno della settimana, rigorosamente la mattina presto perché poi, andando avanti con l'orario, ne partivano molti altri, anche da città vicine per Roma. 
Così la nostra piccola Compagnia aveva deciso per orari da suicidio, sperando questi voli prima dell'alba, al limite dell'apertura aeroportuale, avrebbero fatto gola ai pendolari.
Così fu. Il volo **4 della ****** ******* era sempre pieno. Ma pieno da mettersi le mani nei capelli! Specie quello del lunedì. 
Con la gente ancora mezza addormentata l'imbarco spesso richiedeva almeno il doppio del tempo; chi si addormentava sulle poltroncine, chi si risvegliava di soprassalto e arrivava al gate senza valigia, chi la valigia l'aeva lasciata direttamente nel bagagliaio... 
 
Quel giorno l'Equipaggio era molto giovane, quasi completamente italiano. Eravamo diversi ai tempi in Scandinavia, e diversi ce ne sono ancora oggi. Apprezzati, bravi, a modo, si chiedeva solo di poter fare il nostro lavoro e noi li ricambiavamo con servizi eccellenti, e poi la gente si divertiva a sentire l'accento italiano negli annunci in inglese. Quelli in madrelingua, non pervenuti. Roba da AV acconciate male, con anni sulle spalle, dal borbottìo facile ed esperienza da vendere. 
Io passavo loro qualche dato sul volo, e loro pronunciavano 'in nome del Comandante'.
Se non avevo tempo inventavo, se dimenticavo anche di inventare loro andavano di loro iniziativa. 
Dai, a chi interessa se voleremo a 37 o 38 migliaia di piedi. 
 
Io ero un giovane Comandante poco più che trentenne, dopo aver fatto gavetta in Italia sugli EMB, e fiutato il loro ridimensionamento, feci il passaggio macchina sui 737 classic , molto usati in Europa, soprattutto al nord. Da lì, con la serie NG e i futuri Max di cui già si vociferava nell'ambiente, l'ulteriore passaggio sarebbe stato una formalità. 
 
C'ero io, c'era Ricky, Riccardo **** come Primo Ufficiale, sulla trentina anch'egli, compagno di corso in Belgio diversi anni prima. Anche lui con le ore necessarie al corso Comando, ma ancora poco interessato al passaggio. Anche lui come me sarebbe durato ancora poco. Avremmo perso voglia, con l'Aviazione Civile in Italia in uno stato sempre più deprecabile avremmo dovuto decidere se rischiare di rimanere fregati o farci assumere definitivamente all'Estero, traslocando e via discorrendo. Per l'opinione pubblica dalle nostre parti eravamo una elite di viziati con pretese assurde. Invece i Colleghi erano professionisti che non chiedevano altro che poter continuare a lavorare. 
 
Di lì a pochi anni avremmo deciso per altre carriere. Si sa mai. 
 
In Cabina ricordo bene c'era Stefania, con la quale avevo un certo feeling mai 'consumato'. Ci divertivamo a flirtare ma non ci prendemmo mai sul serio. 
Una AV mai vista prima, svedese credo, con un Collega connazionale altissimo, di bell'aspetto e molto simpatico. Poi c'era Vittorio, che aveva chiesto il cambio a un Collega per rincasare presto quella settimana. Non so cosa aveva in mente ma credo ad oggi di averlo più o meno capito. 
Mai più visto. In Compagnia nessuna notizia. 
Voci di corridoio lo danno in Canada, a fare ispezioni ai condomini per conto delle Agenzie immobiliari. 
 
Echo-Foxtrot era pronto, luccicante nella sua livrea inguardabile. Un vecchio 737 che chissà quante ne aveva da raccontare. Dopo una carriera intera in SAS, livrea della quale ancora si intravedeva lungo tutta la carlinga, come quando di toglie un adesivo rimasto lì per anni e da vicino si nota la sagoma. 
'Boarding Complete', riecheggiò in cabina. Stefania lasciò poi l'interfono e la immaginai avvicinarsi al portello. 
'Cabin Crew please, close doors, arm slide, cross check, thanks'.
 
Si parla molto su un aeroplano, una delle cose che mi è sempre stata più sulle palle. 
Quando si sta a terra si parla molto di quando si starà in volo, una volta in volo si parla di cosa farai un volta a terra. C'è un detto che suona più o meglio così. 
 
Passammo le formalità di messa in moto, il meteo era ottimo fino a Roma, al più turbolenze moderate sulle Alpi e a Roma caldo asfissiante e cielo terso. 
 
All'autorizzazione al decollo, Echo -Foxtrot prese velocità leggero. 
Alla velocità stabilita, tirai a me il volantino, gli elevatori in coda si alzarono, creando una violenta deportanza che schiacciò in basso la coda. Di rimando, il muso si alzò, quasi Echo-Foxtrot puntasse una stella per raggiungerla. 
Quando l'aria investì le ali super sostentate da slat e flap con la loro nuova incidenza, si creò abbastanza portanza per sollevare le ali, Echo-Foxtrot e tutto quello che c'era dentro. 
 
'Positive rate of Climb", disse Riccardo fisso sugli strumenti. 
'Gear Up!', risposi in automatico.
'And.....gears are up!"
 
Puntammo il primo punto della rotta. 
Ancora non sapevamo che a Roma non ci saremmo mai arrivati. 
 
FINE PRIMA PARTE

Modificata da Max Slo, 16 February 2021 - 02:35 PM.


#11
Max Slo

Max Slo
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Qualche (Censura) da quelle parti pensò bene, ormai decenni fa in tempi di guerra, di chiamare due waypoints quasi allo stesso modo. 

In molti ci lasciarono una brutta figuraccia. Non erano abbastanza distanti da creare un devastante fuori rotta, ma abbastanza affinché da terra ti vedessero andare per funghi. Un richiamo nell'ufficio del Capo Piloti era inevitabile, ma la cosa si sarebbe risolta con un richiamo informale. Probabilmente anche lui, il Capo Piloti, aveva preso il secondo waypoint, più a ovest di una ventina di chilometri, perché sulle carte aveva un (Censura) di nome quasi identico. 

 

Noi prendemmo il waypoint corretto, lo avremmo sempre preso, ovviamente. 

**** si allontanava mentre il solito rifugio bianca spaccava in due il finestrino all'altezza delle due viti in basso a sinistra nel primo piantone. Segno che la rotta era corretta. 

 

Salimmo placidi in un solo step fino alla quota di crociera. Incrociammo per così dire un Japan, o un All Nippon, chi si ricorda, col quale scambiammo un saluto, e puntammo le alpi, con un ampio taglio di rotta. Il lunedì mattina la gente non va in giro? 

 

Echo-Foxtrot iniziava a lamentarsi di qualche turbolenza, presumibilmente in peggioramento, ma nulla di mai visto. Il clima a bordo era sereno, perlopiù professionisti di rientro a casa o che raggiungevano l'Italia per iniziare una settimana di lavoro. Tutta gente navigata, che noi mica avevamo passeggeri alle prime armi, checcazzo. 

 

Giunti sulle Alpi, l'unico vero punto 'buco di culo' della rotta, dopo un volo fin lì perfettamente di routine al netto di un pò di turbolenze tipiche a quest'ora sulle Alpi, fu Stefania a irrompere nell'altoparlante del PA:

"Scusate ma qui abbiamo un passeggero che sta male, non risponde, c'è un medico che si sta prestando ma a me sembra preoccupato. Chiede quanto ci vuole per Roma, o se possiamo andare da qualche altra parte".

 

"OK un attimo".

 

Ci scambiammo un'occhiata io e Riccardo, e pensammo la stessa cosa, là c'è Malpensa, ma il circuito di arrivo richiede tempo, altrimenti proviamo con Linate. Ci sono molti Ospedali lì vicino e il circuito di ingresso è più sbrigativo. 

Questi furono solo pensieri perché senza dire nulla Riccardo chiese conferma:

"Pan pan pan e Linate?".

"May Day e Linate". 

 

Dichiarammo emergenza sanitaria e dalla cabina passeggeri, già ovattata dalle porte blindate, calò un silenzio che si trovava solo nei transcontinentali quando tutti dormivano. 

 

Milano Controllo confermò l'emergenza e ci chiese quali fossero le nostre intenzioni, 'ricordandoci' gli aeroporti vicini. 

 

Confermammo Linate, che andava riempiendosi vista ormai l'ora. 

Avrebbero però in breve tempo bloccato le partenze, smistati i pochi arrivi e preparato i soccorsi a terra. 

 

Milano confermò lapidaria e ci lasciò lavorare:

"LA 36 di Linate vi aspetta, standard STAR o a vista come volete, nessun traffico, contattate LIML per autorizzazione finale, con Bravo, buona fortuna". Disse qualcosa del genere ad una velocità imbarazzante, aveva i suoi (Censura) a gestire il traffico incazzato nero per l'imprevisto. Buona fortuna anche a te caro. 

 

Echo-Foxtrot si acquietò mentre scendevamo decisi. Linate comparve poco oltre la tangenziale, proprio sotto la coltre nera che come una cupola sovrasta la città. 

 

I carrelli sbuffarono a contatto con l'asfalto, come a volergli fare solletico, poi, liberata la pista , ci fermammo in mezzo al (Censura), ma proprio in mezzo a chiunque passasse da lì senza riguardo per nessuno. 

Un Alitalia entrò in frequenza dicendo che non c'erano problemi, prima l'ambulanza, tranquillo. 

Sarà stato dovere di ospitalità, bo. 

Tutti si fermarono dov'erano come si farebbe in una rapina in banca e nessuno si lamentò di nulla.

 

"(Censura), adesso gli devo un favore, m'hanno fregato proprio per bene..."

 

L'ambulanza finalmente si allontanò, scortata dalla Polizia, un pò in imbarazzo tra A320, 737 e quant'altro che facilmente li avrebbero capottati con una 'sgassata'. . 

 

"Che si fa?", chiese Riccardo.

"Avvisiamo il capo e andiamo a Roma?"

 

Chissà chi era, quello sventurato. 

Ci spostammo in un luogo più appropriato, avvisammo i passeggeri che avremmo organizzato la ripartenza 'quanto prima', ringraziai il medico, uno svedese più giovane di me, e chiamammo il Capo. 

 

Passò Stefania in cabina, si appoggiò al lato della porta e con una mano si reggeva al mio sedile. 

"Comunque secondo me è morto". 

 

Il SuperCapoPiloti della ****** ******* era un ex Comandante SAS di quelli cattivi, ma con l'età s'era calmato e ora 

l'unica cosa che voleva dalla vita era dormire, cazziare a caso i piloti e far sposare sua figlia con Riccardo. 

Ci aveva preso in simpatia, forse si rivedeva in noi, oppure semplicemente aveva capito che litigare com un italiano incazzato nero per gli orari del Roma non avrebbe portato da nessuna parte. 

Io già allora mettevo otto parolacce ogni nove parole, giusto per chiarire subito di non rompermi i (Censura). 

Organizzammo, non senza le pause dei suoi sbadigli, ne contai almeno 5, il prolungamento per Roma (il volo **4 era ufficialmente concluso con un May Day fuori destino), da lì a un paio d'ore.

L'unica cosa certa di quel mattino fuori scalo, era che la bruttezza di Echo-Foxtrot, era a suo agio in quella parimerito di Linate. 

Ma come si fa a inventare una livrea così? C'era un delfino antropomorfo vicino il portellone anteriore sinistro, e un ragno che dava un pugno in testa a un burattino Pinocchio Style. 

Echo-Foxtrot era talmente brutto che probabilmente ad oggi sarà esposto come capolavoro d'arte moderna, direbbe una famosa battuta; la verità era solo quella di un malriuscito painting personalizzato per un locale (la dove c'è la sede, c'era anzi) parco giochi. 

Un parco giochi dove c'è meno 10 di media. 

Chi sarà stato il genio? 

 

Imbarcammo panini, Coca Cola fresca alle spese del SuperCapo, ricevemmo un NOTAM personalizzato dalla Compagnia in cui c'era scritto Weel Done, davvero, proprio così, Weel Done (ce l'ho ancora) e ripartimmo per Roma. 

 

La sera, nel pacchiano albergo zona Termini, chiamai un amico poliziotto per capire la sorte del passeggero. Non fu facile, né immediato, ma ne ricavammo che era ricoverato in un ospedale cittadino e che stava decisamente bene. 

 

Dormii come un sasso, avevo ancora a 0 la conta dei deceduti tra i passeggeri. 

 

FINE SECONDA PARTE






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