E dalli, prima, nel 2001, oggi nel 2019. Sono diciotto anni. Ti ho già fatto vedere che i tabellari del 2001 davano come stipendio base 925 euro lordi, ora sono 1300.
Allora vuoi fare i paragoni con i caffè del 1983, diciotto anni prima del 2001?
Infatti, ma se é per questo é dal giorno dopo l'introduzione dell'euro che si dice "la tal cosa prima costava 100.000 lire ora costa 100 euro: i prezzi sono raddoppiati". E se 18 anni dopo vale ancora la stessa proporzione, allora mi verrebbe da dire "figata, l'inflazione si é arrestata!", altro che lamentarmi...
Ok, quindi se vado a Milano e mi fanno un'offerta di una RAL inferiore a 27500€ devo dire no?
Avrei da chiedervi un'altra cosa sempre riguardo alle assunzioni in ambito in informatico ma che non riguarda me ma un'altra persona.
Conosco una persona che è straniera (non UE), ha 38 anni, gli mancano 3 esami per laurearsi alla triennale e in tal caso per averla ha impiegato 7/8 anni, non ha nessuna esperienza come programmatore se non quello che si è fatto all'università, ha qualche possibilità di essere assunto in queste società o società più piccole?
Onestamente se setti l'asticella come primo stipendio a 27'500€ la vedo difficile. Ci sono alcune aziende a Milano che offrono primi stipendi nei dintorni di quelle cifre, però le (2) persone che conosco che li hanno ottenuti prima avevano fatto 6 mesi di tirocinio mentre erano ancora all'università.
Come già si diceva le prime RAL delle grandi ditte di consulenza che citavi sono nei dintorni di 23'500-25'000€.
Fra bassi e "da fame" c'è un bel po' di differenza.
Da fame per me non ci vivi, o comunque davvero il singolo euro ti fa la differenza.
Anche perchè è vero che all'estero pagano di più, ma non è tutt'oro quel che luccica... Consiglio sempre questo video in merito:
Il problema è che non di rado reputiamo il 6/6,5 (Censura) perché non è 9. Bisogna dare la giusta misura alle cose
Mica ti sposi con lazienda. Accetta anche meno, nel mentre fai esperienza e cerca altrove.
Tiro di nuovo a mano questa discussione anche se ormai è morta perchè negli ultimi giorni ero un po' preso e non ho risposto come avrei voluto.
Per me (e lo dico senza malizia eh), 9 volte su 10 che questa discussione salta fuori si sfocia nel solito scenario del confronto alla Beppe Severgnini tra 'l'estero' e 'l'Italietta'. Senza voler scadere in alcun estremo dico semplicemente che se qualcuno definisce gli stipendi italiani 'da fame' (con intento provocatorio presumo), non ci si dovrebbe concentrare sull'espressione in sè o sul fatto che sia offensiva nei confronti di tutte le persone che con quello stipendio ci vivono. Il definire gli stipendi italiani 'da fame' non significa dare dei pirla a tutti gli onesti lavoratori che quello percepiscono in busta paga.
Io la prenderei come un'occasione per guardare la distribuzione degli stipendi postata prima (--> 6% circa degli italiani sopra i 40mila€ lordi) e ammettere che quello è un grooooosso problema. Tantopiù che le cifre di cui si parla in questa discussione sono quelle degli ingegneri, per definizione il filet mignon del mercato del lavoro; per tanti altri (alcuni intervenuti qui direttamente) la situazione non è quella.
Questo intendevo dire. Non mi indignerei per l'espressione in sè, ma per la situazione a cui si riferisce.
Infine giudizio totalmente personale sulla questione del 6 confrontato con il 9 (in parte legato a quanto si diceva nel topic dedicato alla soddisfazione lavorativa): anche solo per il mero numero di ore che si passano sul posto di lavoro ogni giorno, a me personalmente non piace l'idea di accontentarsi del 6/6.5. Però qui immagino entrino in gioco valutazioni personali.
Tiro di nuovo a mano questa discussione anche se ormai è morta perchè negli ultimi giorni ero un po' preso e non ho risposto come avrei voluto.
Per me (e lo dico senza malizia eh), 9 volte su 10 che questa discussione salta fuori si sfocia nel solito scenario del confronto alla Beppe Severgnini tra 'l'estero' e 'l'Italietta'. Senza voler scadere in alcun estremo dico semplicemente che se qualcuno definisce gli stipendi italiani 'da fame' (con intento provocatorio presumo), non ci si dovrebbe concentrare sull'espressione in sè o sul fatto che sia offensiva nei confronti di tutte le persone che con quello stipendio ci vivono. Il definire gli stipendi italiani 'da fame' non significa dare dei pirla a tutti gli onesti lavoratori che quello percepiscono in busta paga.
Io la prenderei come un'occasione per guardare la distribuzione degli stipendi postata prima (--> 6% circa degli italiani sopra i 40mila€ lordi) e ammettere che quello è un grooooosso problema. Tantopiù che le cifre di cui si parla in questa discussione sono quelle degli ingegneri, per definizione il filet mignon del mercato del lavoro; per tanti altri (alcuni intervenuti qui direttamente) la situazione non è quella.
Questo intendevo dire. Non mi indignerei per l'espressione in sè, ma per la situazione a cui si riferisce.
Infine giudizio totalmente personale sulla questione del 6 confrontato con il 9 (in parte legato a quanto si diceva nel topic dedicato alla soddisfazione lavorativa): anche solo per il mero numero di ore che si passano sul posto di lavoro ogni giorno, a me personalmente non piace l'idea di accontentarsi del 6/6.5. Però qui immagino entrino in gioco valutazioni personali.
Secondo me entrano in gioco diverse cose:
1) Cos'è uno stipendio "da fame"? Per me uno col quale per vivere devi fare rinunce.
2) Sul 6 confrontato al 9 ti do ragione, ci sta! Però bisogna dire che si parla di questioni soggettive... "Io lavoro 8 ore al giorno e non voglio accontentarmi di uno stipendio di 1.5k", per carità legittimissimo. Ma da lì a dire che 1500 euro al mese sono una miseria, ne passa.
P.S. Sugli ingegneri, è vero che c'è questo problema (lo sono anche io!) ma anche lì ci sono realtà "ricche" che pagano bene (qui a Bologna i giganti dell'automazione ad esempio). C'è molta, molta varietà (aziende piccole, di consulenza, multinazionali, aziende grandi italiane...): c'è un po' di tutto. Quello che è vero che al 90% la "entry fee" difficilmente si muove, non essendoci quasi mai percorsi di crescita programmatici ("sei a bordo, stacci").