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Cosa sono diventati i "veri" videogame?

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Questa discussione ha avuto 12 risposte

#1
Montecristo_SEGA

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Mi sono permesso di aprire una nuova discussione, per un pensiero che mi è balenato stamane nella testa; spero posso scaturirne una discussione interessante.

Stavo mettendo il blu-ray di Dishonored nella PS3, e ho pensato alle emozioni che questo gioco mi stava dando durante il gioco e, se siete come me potrete capire, l'attesa del gioco, ossia le emozioni che provavo quando non giocavo ma avevo "voglia" di giocarlo. Un po' (esagerando nella similitudine), come quando si attende qualcosa che si desidera e che si pregusta come imminente: una buona cena, un appuntamento, ecc...

Mentre pensavo a questo mi sono detto: quali altri videogame mi hanno dato tanta gioia e attesa nel "voler" essere giocati?

La mia mente si è fermata a questa generazione: Dishonored, Rayman Origins, Fallout 3 e NV, Red Dead Redemption sono quelli che mi vengono in mente al momento, ma direi che sono i più rappresentativi.

Poi pensato a questo mi sono detto: ma cosa hanno in comune questi videogiochi. Una sensazione. Un "feeling"; è stata la risposta.

Ho pensato a quello che l'industria videoludica e gli indipendenti ci offrono giorno per giorno, e mi sono detto: i giochi che mi hanno davvero rapito sono quelli che semplicemente puntavano sull'intrattenimento, che erano videogiochi e non volevano essere altro. Erano quei giochi in qualche modo fieri della loro essenza: essere intrattenimento prima di tutto.

Al di là delle meccaniche, della trama, della longevità e roba simile.

Comprendo che si tratta di un pensiero nebuloso, e criticabile, ma credo che questa generazione sia quella che ha per prima tentato, in maniera consapevole, di far apparire il videogioco in maniera diversa da quella che è: un film interattivo, una storia da riscrivere in base alle scelte (cosa che peraltro è oggettivamente impossibile per definizione da ricreare in maniera davvero profonda e radicale se non in quei giochi sandbox, che appunto una trama non hanno e quindi sfuggono a questa problematica), ecc...

Al di là della critica (mia personale) per questo comportamento delle SH, che in sostanza stanno contaminando un genere per motivi a me ignoti fino ad un certo punto (secondo me per raggiungere più pubblico sostanzialmente), ma pare quasi che le stesse SH, soprattutto le più grandi si vergognino ormai di fare un videogioco che sia semplicemente questo. Un videogioco.

Io personalmente sono appassionato di giochi da tavolo, di scacchi, di Go, forse è per questo che la penso così. A divertire sono le meccaniche dei giochi, non la trama/ambientazione/epicità della grafica/cazzate assortite, quello dovrebbe essere un di più, non la sostanza del gioco.

E non ce ne sono molti che mi colpiscono in questo senso ultimamente.

Che ne pensate?

PS: scusate per il lungo post

#2
pegri

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beh il tuo discorso finale non lo condivido se o capito cosa vuoi dire:

la cosa piu importante è la trama, l'ambientazione, l'approcciare con l'area di gioco....in quei determinati giochi.....si contano anche le meccaniche di gameplay sicuramente ma senza una TRAMA SOLIDA e un ambientazione che ti rapisce ci fai poco delle sole meccaniche.

Io ho trovato tutto questo nella saga di Assassin's creed, personalmente giochi che ti regalano ciò ci sono ancora. ;)

#3
ribbon

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Ciò che penso è che deve esìstere il giusto mix tra giocabilità pura e storyline, o quantomeno anche un insieme di titoli che vantano una dose di gameplay alla Ikaruga per intenderci e un altro insieme che invece ti racconta un grande avvenimento nonostante si interagisca poco, come ad esempio Metal Gear Solid 2, in fondo è anche giusto così, dà alternanza di esperienze, e ciò lo provo su di me a 25 anni, perchè quando ho scoperto super mario, praticamente potevo rifinirmelo un miliardo di volte senza mai stancarmi, ora se prende 2 titoli dello stesso genere e li gioco consecutivamente, il secondo mi risulterà liscio e senza appeal.

#4
axydraul

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sono tutte e due importanti, un gioco con trama splendida ma con gameplay scarso non è da prendere, ma un gioco con gameplay buono senza trama alla fine non mi lascia niente e lo rivendo
il gioco deve trasmettere emozioni, un racing lo fa con auto potenti e belle piste o locations, uno sportivo con partite tirate all'ultimo secondo, un'avventura (sia tps, fps, platform, action/adventure) lo fa anche con ambientazioni e trama, non solo col gameplay

#5
Zibarro

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Arte, non più un semplice strumento di divertimento, e la cosa non può fare altro che farmi piacere.

#6
Zohar

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Non condivido il tuo pensiero (ma lo rispetto, sia chiaro ;) ).
Mi spiego meglio; per me è semplicemente naturale che con l'aumento della perizia e delle possibilità tecniche si cerchi la strada verso altri "lidi".
In realtà il gioco narrativo esisteva già in passato, ma l'eventuale carenza di questo fattore non era, almeno a mio avviso, da imputarsi al fatto che al videogioco non servisse o non gli spettasse, quanto al fatto che un avanzamento in questa direzione era impedito dai limiti tecnici dell'epoca. I vari giochi di ruolo (per fare un esempio) si sono sempre proposti di raccontare storie, e lo fanno oramai da tanti anni (si pensi a FF VI che per primo ha intrapreso il viaggio verso una maturità narrativa diversa, forse più drammatica, e si parla del '94-'95). Il fatto che a te arrivi meglio il gioco "tecnico" è una tua diversa ricezione del medium. Ad esempio a me i giochi fatti di gameplay puro, appassionano, li gioco volentieri, ma difficilmente mi rimangono nel cuore, come succede a te. Per emozionarmi veramente a me serve una storia, delle situazione, magari una regia particolare, delle vicende insomma. Imho è sbagliato il concetto di pensare al gioco che si propone di raccontare una storia, come un tentativo d'essere altro. Il videogioco semplicemente è. Semplicemente propone diversi tipi e livelli di interattività.

#7
Brick

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Io quoto molto di quello che è stato detto da Zohar.
Questa non è certo la prima gen dove i giochi hanno iniziato ad interessarsi alla storia, nè tantomeno quella dove ciò ha preso pieghe "estreme", basta ricordare il SEGA CD, ma per andare ancora più indietro le avventure grafiche e ancora prima le avventure testuali. E' un male che i giochi vogliano essere di più di semplici giochi? Per me proprio per niente, come non è male che alcuni puntino solo sul gameplay (ad esempio sono un fan del genere picchiaduristico), semplicemente dipende da quello che uno cerca. Io gioco Street Fighter come Heavy Rain e riesco ad apprezzare tutti e due.

Che poi, molti dei giochi che hai citato (RDR o i Fallout per fare un esempio) senza una trama o un setting intrigante, sarebbero stati lo stesso? Per me no.

#8
Zio Snake

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Si, un videogioco è intrattenimento. Col quale è possibile interagire.

Non saprei dire cosa fa vibrare le corde della mia anima: so solo che, fin da piccolo, trovai subito i VG come qualcosa di "magico", di speciale.
Partendo dal semplice ma travolgente divertimento che mi regalarono giochi come Defender, Space Invaders, Pacman, Super Mario Bros, mi ritrovai ben presto a sognare con le prime avventure testuali (uno spot dell'epoca sosteneva che utilizzavano l'interfaccia grafica più evoluta al mondo: la nostra fantasia).
Poi vennero i primi giochi con una trama, un design ed un'atmosfera ben definita (come, ad esempio, Another World o Flashback), senza disdegnare un efficace GP.
Poi ci fu l'esperienza videoludica che rapì il mio cuore per non lasciarlo mai più (ancora oggi): Shenmue 1 e 2.
Un fulgido concentrato di trama, atmosfera, emozioni, filosofia, divertimento e gameplay che, per quanto mi riguarda, andarono oltre il semplice "intrattenimento videoludico" (ma questa è una cosa soggettiva).
E tanti altri magnifici VG continuarono (e continuano ancora oggi) a tener viva la mia passione "nerdica", specie in questa generazione assolutamente ricca di titoli appartenente ad ogni genere videoludico e categoria (retail, XBLA, Indie).

Trama, meccaniche, puro gameplay, stile, atmosfera: tante sfaccettature di un unico gioiello.
Io dico semplicemente che un VG deve, in definitiva, saper divertire e intrattenere. Non importa se con un GP sopraffino, una trama coinvolgente o, nella migliore delle ipotesi, entrambe le cose.
Se ti ritrovi a sognare, a fantasticare grazie ad una trama o ad un'atmosfera coinvolgente, o "semplicemente" a divertirti e ad appassionarti con un gameplay solido, efficace e magari geniale, poco importa: la magia dei VG si sarà, ancora una volta, manifestata.
Sarà quindi, per rispondere al titolo del topic, sempre un "VERO" videogame.
La "forma" è solo un dettaglio.
IMHO.

#9
kript96

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Ma scusa non vorrei dire baggianate,ma tra i titoli che hai citato sbaglio o solo rayman origin è puro gameplay? Perché un gioco tipo re dead redemption non credo mi avrebbe divertito senza tutte le relazione dei personaggi,fallout,a cui non ho giocato,so che però non si discosti molto da skyrim e anche questo credo che il gameplay e stop basti,stessa cosa immagino con dishonored.
Per me ci sono le sfaccettature per i videogiochi. Ci sono quelli che sono puro gameplay come dici te,che può essere un simulativo di qualsiasi genere alcuni platform ecc e quelli che delineano una trama,che serve per l'intrattenimento del giocatore alla fine,per non farlo annoiare,io dopo puro gameplay ripetitivo non so se riuscirei a giocare ore. Io ovviamente sono indirizzato molto di piu sulla seconda,ma ne conosco di gente che invece di storia ecc ne freghi poco,quante volte ho sentito delle persone che mi guardavano giocare (persino a cose come ghost trick eh) " ma non puoi skippare i dialoghi" D: .

#10
john fitzgerald kennedy

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Arte, non più un semplice strumento di divertimento, e la cosa non può fare altro che farmi piacere.

Concordo, il fine deve essere quello anche per me, ma, fortunatamente, alcuni giochi possono già fregiarsi del titolo di "opera d'arte videoludica".

#11
Guest_KintarōeYe

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Ho pensato a quello che l'industria videoludica e gli indipendenti ci offrono giorno per giorno, e mi sono detto: i giochi che mi hanno davvero rapito sono quelli che semplicemente puntavano sull'intrattenimento, che erano videogiochi e non volevano essere altro. Erano quei giochi in qualche modo fieri della loro essenza: essere intrattenimento prima di tutto.

Al di là delle meccaniche, della trama, della longevità e roba simile.


Siamo d'accordo che un videogioco deve saper intrattenere, non ci sono dubbi. Ma io personalmente cerco qualcosa in più. Un videogioco per quanto mi riguarda deve essere in grado di emozionare. Per me questo è un requisito imprescindibile. Emozionare, pur senza rinunciare a quella che hai definito la sua essenza.
A me viene sempre in mente Shadow Of The Colossus quando si parla di questo argomento. Trascorrere ore a vagare per le distese verdeggianti del gioco e pensare, sentirsi una piccola parte di un qualcosa di immenso. Può uno scenario fondamentalmente "vuoto" creare sensazioni contrastanti, solo con l'ausilio di una magnifica colonna sonora? Dopo aver scoperto quel titolo, la risposta è affermativa.
L'intrattenimento puro offre qualche ora di svago e spensieratezza. Ma poi, una volta finito il gioco, dopo una dozzina di ore, cosa resta?

Modificata da Krakpot, 01 November 2012 - 02:08 PM.


#12
halogp

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I video-giochi sono esperienze da vivere!
Il Gameplay è sempre molto importante è lui che ci permette di vivere la nostra esperienza grazie alle possibilità che offre!
Certo anche la trama, intesa come eventi imposti dai designers, è fondamentale!
Non dimentichiamoci però che il video-gioco permette di crearci delle nostre storie personali, più o meno uniche per ogni player, delle nostre performance e esperienze. Potremmo definirle sotto-storie date dallo spazio di possibilità del gioco, che so o correlate alla storie principale.

Poi, In un video-gioco bisogna darsi un gran da fare per risolvere mille situazioni problematiche, per salvare il mondo o addirittura una galassia, per cercare di risolvere dei misteri. Perché siamo noi a passare ore e ore alla Sarif o a Detroit per scoprire un complotto internazionale, siamo noi a decidere come sarà formata la nostra squadra sulla Normandy, siamo sempre noi a essere bloccati a Ravenholm in un mare di zombie e a cercare un modo per sfuggire da quell’inferno. Sono quindi le nostre azioni, i nostri pensieri ed emozioni che fanno di queste esperienze virtuali, momenti davvero personali.

E ovviamente queste esperienze sono cosi personali proprio perché vissute direttamente , in prima persona dal giocatore. E aumentano la loro unicità rispetto a quelle di altri giocatori, all’aumentare della libertà offerta dal gioco. Tanti elementi, ambienti vasti e complessi (come in un videogioco sandbox), un gameplay profondo; concorrono a creare un’esperienza sempre differente.
Basti guardare infatti alle centinaia e centinaia di video su You Tube (fatti da diversi videogiocatori ) che mostrano tantissime performance sempre diverse e uniche. Anche perché un videogioco offre un sistema dinamico che è in grado di rispondere ai vari input del giocatore e grazie a una buona intelligenza artificiale, garantisce sequenze di gameplay sempre diverse l’una dall’altra. Tranne ovviamente nei momenti scriptati dai designers. E poi ognuno vive a proprio modo quegli eventi, quel mondo virtuale, quei viaggi, perché siamo noi a essere proiettati lì e ogni giocatore ha i suoi pensieri e compie azioni (in base anche alle proprie abilità e gusti) diverse rispetto agli altri. Successivamente queste esperienze possono essere trasformate (e lo diventano realmente) in storie da raccontare ad altri.
Diciamo che questo discorso si applica alla maggior parte dei videogiochi. E cmq tutti rientrano nel termine di esperienze dirette, rispetto a quelle passive come un film!

#13
Il Dito Medioludico

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Al giorno d'oggi noto sempre più che i titoli più interessanti sono quelli meglio caratterizzati a livello d'ambientazione, di contenuto, di atmosfera.
Esempi lampanti: dishonored, deus ex




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