#590
Inviato 23 April 2021 - 08:47 PM
Oh (Censura), quanto tempo... Ero un bambino, stava in una compilation di musica italiana di qualche genere... Peraltro, oltre alla sua hit robotica, l'unica canzone di Camerini che abbia mai conosciuto... La adoravo! Sara' forse stato a metà anni 90, pure prima.
https://youtu.be/sR9L_ajbZsw
https://youtu.be/U7r3HJcqaZE
Modificata da Rito, 23 April 2021 - 08:49 PM.
#597
Inviato 24 May 2021 - 01:48 AM
Mentre ascolto l'ultima traccia, "cri"; IRA di Iosonouncane si dimostra un coacervo di idee, una stanza con 17 pareti diverse accomunate da un nucleo centrale, quasi come fosse il centro verso cui ogni parete, inevitabilmente, si rivolge. Viene portata avanti una poetica precisa, puntuale e non sfuggente: l'attenzione morbosa verso il suono, il trattamento della voce come fosse uno strumento, la rimescolanza di temi, stili, generi che emergono a tratti; sommersi dal "tutto" che ne è il risultato.
Un risultato da decifrare secondo la massima ermeneutica "comprensione del tutto a partire dalle singole parti; ma ogni singola parte acquista il suo senso solo alla luce del tutto".
E mentre ho rimesso su il precedente, DIE, mi rendo conto della continuità e, al contempo, distanza tra i due lavori.
Le differenze stilistiche tradiscono la direzione artistica che Incani ha deciso di seguire: dilatazione, ermetismo, "messa a nudo", ma questa messa a nudo rimane, come la cover, sfocata. I brani incantano (non è affatto ostico) e singolarmente, alla luce del tutto, si dimostrano come "tratti"; schegge singole dell'animo dell'artista che nel loro insieme tengono in piedi l'impalcatura totale che, alla fine, si dimostra "specchio" di quella volontà morbosa di restituire all'ascoltatore una parvenza di "traduzione" del proprio io.
È un album "concettuale" sotto questo punto di vista: il tema è l'artista stesso, la sua idea di musica; col soggetto che converge con l'oggetto senza paura.
Ed ecco che viene fuori la durata, specchio di quell'impossibilità di raccontare se stessi in un tempo "finito". Ci tenta, ci riesce a tratti - non per suo demerito -. Il focus è troppo ampio (lui stesso), ed ecco che ci troviamo di fronte ad un progetto forse più grande di lui.
Una delle produzioni migliori degli ultimi anni nel panorama italiano e non, senza ombra di dubbio. Affianca DIE e mi piace pensare che sia un "secondo capitolo" di una trilogia che culminerà in un finale nitido: dopo la lontananza della donna in DIE, impossibile da distinguere - ma facile da contestualizzare: è un album sulla distanza; e dopo la vicinanza della sagoma in IRA, ugualmente indistinguibile a causa della sfocatura; magari si giungerà ad un primo piano distinto, senza le inevitabili "ombre" che costeggiano l'animo di un artista (ma in realtà di ognuno) e che lo rendono inafferrabile.
Forse l'agognato punto d'arrivo, ancora lontano. Per ora gustiamoci quest'oceano di suoni per durata e varietà, sperando che si arrivi ad un attracco specifico e ben delineato (si spera tra meno di 5 anni).
Un risultato da decifrare secondo la massima ermeneutica "comprensione del tutto a partire dalle singole parti; ma ogni singola parte acquista il suo senso solo alla luce del tutto".
E mentre ho rimesso su il precedente, DIE, mi rendo conto della continuità e, al contempo, distanza tra i due lavori.
Le differenze stilistiche tradiscono la direzione artistica che Incani ha deciso di seguire: dilatazione, ermetismo, "messa a nudo", ma questa messa a nudo rimane, come la cover, sfocata. I brani incantano (non è affatto ostico) e singolarmente, alla luce del tutto, si dimostrano come "tratti"; schegge singole dell'animo dell'artista che nel loro insieme tengono in piedi l'impalcatura totale che, alla fine, si dimostra "specchio" di quella volontà morbosa di restituire all'ascoltatore una parvenza di "traduzione" del proprio io.
È un album "concettuale" sotto questo punto di vista: il tema è l'artista stesso, la sua idea di musica; col soggetto che converge con l'oggetto senza paura.
Ed ecco che viene fuori la durata, specchio di quell'impossibilità di raccontare se stessi in un tempo "finito". Ci tenta, ci riesce a tratti - non per suo demerito -. Il focus è troppo ampio (lui stesso), ed ecco che ci troviamo di fronte ad un progetto forse più grande di lui.
Una delle produzioni migliori degli ultimi anni nel panorama italiano e non, senza ombra di dubbio. Affianca DIE e mi piace pensare che sia un "secondo capitolo" di una trilogia che culminerà in un finale nitido: dopo la lontananza della donna in DIE, impossibile da distinguere - ma facile da contestualizzare: è un album sulla distanza; e dopo la vicinanza della sagoma in IRA, ugualmente indistinguibile a causa della sfocatura; magari si giungerà ad un primo piano distinto, senza le inevitabili "ombre" che costeggiano l'animo di un artista (ma in realtà di ognuno) e che lo rendono inafferrabile.
Forse l'agognato punto d'arrivo, ancora lontano. Per ora gustiamoci quest'oceano di suoni per durata e varietà, sperando che si arrivi ad un attracco specifico e ben delineato (si spera tra meno di 5 anni).
#598
Inviato 26 May 2021 - 04:48 PM
Lo sto ascoltando oggi e personalmente lo trovo fin troppo ermetico per i miei gusti.
Se c'era qualcosa che amavo di iosonouncane era la capacità di scrivere "canzonette" profonde,nell'orecchiabilità e nella profondità di Die potevi scorgerci un universo.
Un disco come questo mi sembra un vezzo onanistico, compositivamente siamo sempre a livelli altissimi ma non so quanto sia digeribile e masticabile dall'ascoltatore medio.C'è bisogno di qualche ascolto in più rispetto a DIE per digerirlo e non so se mi va.
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