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Sukiyaki Western Django - RECENSIONE (Dvd)


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Questa discussione ha avuto 3 risposte

#1
Cinematografo

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Sukiyaki Western Django - RECENSIONE (Dvd)
Takashi Miike e i cowboys dagli occhi a mandorlaNel 2007 ebbe luogo una delle tante follie di Takashi Miike, eccentrico e laborioso (quasi ottanta film in meno di un ventennio) regista giapponese le cui pellicole hanno assunto a vero e proprio culto nel Belpaese. Da Ichi the Killer a The Call, da Zebraman alla recente trasposizione in live action di Yatterman, il Maestro di Osaka non ha mai smesso di stupire, dirigendo progetti originali e sempre diversi tra loro, viaggiando praticamente in tutti i generi esistenti. Gliene mancava solo uno, il western, vista l'improbabile missione di trasportare cowboy e saloon in un mondo così diverso come quello orientale. Ma Miike è un autore in grado di cambiare le regole classiche, e di plasmare la celluloide a suo piacimento. E così, con un progetto patrocinato niente di meno che da Quentin Tarantino (presente anche nelle vesti di attore in un breve, ma interessante, ruolo), ha creato il primo "Spaghetti Eastern" della storia della Settima Arte. A dire il vero un esperimento simile, seppur in più piccole proporzioni, era stato tentato con risultati modesti da Terence Young nel 1972 con Sole rosso, dove un samurai (il grande Toshiro Mifune) si ritrovava catapultato suo malgrado negli Stati Uniti in missione diplomatica, e sfidava armato soltanto della sua spada la codardia delle pallottole. Non deve essere però creduto che il mondo dei cowboy e quello dei samurai, apparentemente agli antipodi, siano poi così distanti, soprattutto in ambito cinematografico. Una delle opere immortali del western, capace di portare al successo il sottofilone "culinario" tutto italiano, come Per un pugno di dollari del sommo Sergio Leone altro non era che una versione rivisitata di un altrettanto splendido film di Akira Kurosawa, Yojimbo (in Italia La sfida del samurai), con il "solito" Mifune protagonista. E sempre di Kurosawa, come non ricordare che I Magnifici sette altro non erano che il remake de I sette samurai? Contaminazioni, rimandi, collegamenti che da sempre sono esistiti tra questi due generi, in grado di essere allo stesso tempo popolari nei rispettivi paesi. In entrambi i contesti ci si trovava spesso davanti a storie di vendetta, di giustizia sommaria dove eroi più o meno tormentati mettevano in gioco le proprie vite per la salvezza di qualcuno e per la fedeltà a un ideale. Ed è proprio in questo filo sottile, ma ben saldo, che Miike ha trovato la strada per narrare la sua storia, ricollegandosi per altro a un altro grande classico del western italiota come Django, omaggiato nel titolo e di cui capiremo il significato con una nota negli istanti che precedono il The end, e che sicuramente strapperà più di una, incredula, risata. Se dopo questa introduzione vi è salita un minimo di curiosità, continuate tranquilli a leggere, visto che le sorprese non sono certamente finite qui.
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#2
Fabioilpazzo

Fabioilpazzo
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Voglio vederlo. :D

#3
Zalera

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a me non fece impazzire questo film....anzi....

#4
Tumassa

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Venti minuti tagliati per non appesantire la visione al pubblico occidentale??? Marò che tristezza... :(




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