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Il Cattivo Tenente: Ultima chiamata New Orleans (The Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans) (2009) [rece: 6]di Werner Herzog con Nicholas Cage


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Questa discussione ha avuto 17 risposte

#1
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Il Cattivo Tenente - RECENSIONE (Cinema)
Un noir allucinato che racconta l'America di oggiPare incredibile che Werner Herzog, uno dei registi più calligrafici nel moderno cinema (non solo tedesco) sostenga di non aver mai visto il film di Abel Ferrara, a cui la sua ultima fatica si ispira. Per tutti coloro che quindi perorano la tesi del remake una smentita secca, sebbene l'opera di Herzog non possa stornare del tutto, per ovvi motivi, il paragone con il film dell'italoamericano, che rimane evidentemente, se non il film da rifare, quantomeno l'incipit.
Il lavoro di Ferrara in effetti è diverso e sebbene la trama rimanga simile, lo spirito d'insieme cambia radicalmente. Se nel lavoro di questi il conflitto nasceva non tanto dalla banalità del male di un tenente della polizia nelle sue funzioni sostanziato da droghe e deliquenza spregiudicata, quanto dal suo essere emotivamente e profondamente cattolico, dal vedere come questo suo violento lato oscuro potesse in qualche modo conciliarsi con le sue ispirazioni religiose, quando proprio tale dissenso interno innervava il film tra epifanie cristiane ed angherie di ogni genere. Vi era tutto il tormento di Ferrara in un film per molti versi inavvicinabile.
Herzog, che di tormenti nella sua carriera ne ha anche espettorati ma ben diversi da quelli più moderni e nichilisti del collega in questione, volge tutto in ambienti post-catastrofici come la New Orleans dilavata dall'uragano Kathrina; il tenente viene epurato dai "turbamenti" cattolici che certo non appartengono al tedesco, per votarsi ad un'estasi del male, come lui stesso ha avuto modo di definire, nonostante il finale sia ben più lieto di quello assai più controverso di Ferrara.
Sebbene questo sia un film fortemente urbano, come raramente Herzog ha girato, le caratteristiche repertoriali rimangono nitide. Il soggetto in crisi, smarrito a sé stesso, rimane irremeabilmente fuori rispetto alla grigia quotidianeità borghese, sia nella criminosa nerezza del lavoro sia nella relazionalità con l'amore intensissimo vissuto con la prostituta protetta (Eva Mendes). Vien meno il tema del viaggio, sempre focale nelle opere del regista tedesco, quale però non può rinunciare del tutto agli aspetti fauneschi, qui riproposti in chiavi irrazionali tra coccodrilli ed iguane che irrompono sulla scena quasi come fossero graffiti di un passaggio larvato. Le storie imperfette raccontate da Herzog trovano in Nicolas Cage il suo nuovo alfiere, quale non solo eredita il ruolo che già fu di un Harvey Keitel straordinario, ma anche quello di un Kinsky che in queste vesti sicuramente avrebbe dato il meglio di sé in uno dei binomi regista-attore più riusciti dell'intera storia del cinema. Ebbene Cage riesce a dar forma a ciò che il regista chiedeva lui, lo si percepisce dalle costanti improvvisazioni "oltre copione" che l'attore americano ha la forza di sostenere; sempre alla ricerca di un dramma autentico e di un dolore puro e diretto nella sua essenza. L'elemento realista per Herzog ha sempre costituito la sfida del cinema, quasi un "uno contro uno" che ogni componente del cast creativo deve giocare; la sfida fisica, reale di un uomo dinnanzi a tutto questo, come in un'epopea romantica tedesca, retaggio tanto caro al regista. E difatti il peso obliquo delle spalle di Cage, dove l'obliquità fisica è certamente l'ultimo segno di qualcosa di ben più profondo, dove lo sguardo vigile ma spento dello stesso si volge prima di ogni movenza, come se utilizzasse il corpo creando un sorta di corazza attoriale, rivelano la capacità di Cage di improvvisarsi corpo herzoghiano, e non sarà forse nemmeno un caso che la scelta sia caduta su di lui, dati i suoi, ormai lontani, precedenti tossici. Tutto molto diverso dalla pesante malignità e dalla virile vocazione religiosa di Keitel nel film primogenito.
Leggi l'articolo completo su : Il Cattivo Tenente


#2
codenamev

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complimenti ad Andrea per la lucidissima ed esauriente analisi

#3
Silent Bob

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Il Cattivo Tenente - RECENSIONE (Cinema)
Werner Herzog, uno dei registi più calligrafici nel moderno cinema (non solo tedesco)

e passim in tutto l'articolo.


sulla presunta calligrafia di Herzog ipse dixit:

Io faccio cinema d'autore dove si trovano delle tematiche comuni, dei motivi, delle immagini ricorrenti, che sono il marchio di fabbrica. è difficile negarlo. Quanto alla questione estetica o dello stile, nella mia opera non esiste, non mi chiedo mai come girerò una scena. Sul set non so mai prima cosa farò. Arrivo, osservo e assorbo fisicamente la scena. Immagini di scrivere una lettera d'amore e di pensare alla calligrafia, come scrivere le "g" o le "f", all'eleganza delle iniziali. Non sarebbe più una lettera d'amore, ma un arabesco privo di significato! Sono sicuro di padroneggiare, se cosi si può dire, questo lato estetico senza averci mai riflettuto.
Da il mondo contemplativo di Werner Herzog, 1989 quindi relativamente recente.

#4
codenamev

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pfff, s'è già tradito da solo con Rescue Dawn, dove il calligrafismo, passim il film tutto, è evidente dal principio alla fine. dall'89 ad oggi sono passati 20 anni che, nell'arco della vita e della poetica di un autore non sono di certo pochi.

#5
And.Rea.

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Chiamato in causa rispondo molto volentieri.

Innanzitutto grazie per i primi complimenti :)

Premetto subito che il cinema davvero non è una scienza, tantomeno esatta, potrà sembrare un po' arrogante e paradossale ma nemmeno Herzog stesso può essere cosiderato il depositario definitivo del suo stesso cinema. Diversi registi dicono cose spesso diverse in base al periodo, all'umore sui loro lavori...ci sono anche dei casi clamorosi in tal senso.

Più speciosamente la "calligrafia" di Herzog è presto spiegata. Non mi riferivo tanto alla patina estetica, ma soprattutto ai contenuti. Ci sono dei temi che impregnano tutta la produzione del tedesco. Il cinema di Herzog sicuramente è una costante indagine antropologica (e uno), c'è una squadratura dell'ego smarrito soprattutto a confronto con la natura (e due), questa indagine si è concretizzata spesso nella metafora del viaggio (e tre). Per necessità di cose mi vedo costretto a sintetizzare in modo scolastico.
Quindi l'inquietudine, il costante conflitto fra singolo e società (presentissimo anche nel "tenente"), la ricerca dell'essenza dell'uomo, le insidie della modernità alla quale viene contrapposta spesso una tradizione antica ricca di valori. Mi pare che la calligrafia di Herzog sia piuttosto palmare.
Più esteticamente intendendo invece mi pare lapalissiana la capacità di caricare i personaggi e gli ambienti di significati simbolici che rimane clamorosamente, come è clamoroso questo tratto in tutta la sua "calligrafia". Una semplice storia si dilata sino ad arrivare ad esistenziale, coestensiva di angosce e dolori. In definitiva è il cinema della crisi di identità dell'uomo moderno, opera impegnativa che coinvolge senza meno anche l'estetica. Mi pare una caratteristica assoluta nel cinema di H., ricorrente in tutta la sua carriera, che è una delle calligrafie più nette di tutto il cinema.

D'altra parte Herzog stesso nel passaggio che tu riporti mica di nega di avere un senso estetico, dice semplicemente di averlo, di padroneggiarlo anzi (!) senza averci mai riflettuto. Il chè non significa che non esiste.

Ad ogni modo l' ammenda che posso fare è riconoscere che la parola "calligrafico" ha accezioni più formali che altro, mentre io mi riferivo soprattutto ai temi ricorrenti (per quanto anche sulla forma se ne potrebbe parlare, come rapidamente ho accennato su), ma ho risposto ora in riferimento a ciò che intendevo nella recensione. Spero quindi di aver chiarito. Saluti :D

#6
Silent Bob

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cut/


tutto chiaro, è che io per calligrafico intendo colui profonde impegno nella ricerca stilistica casomai anche a scapito dei contenuti. e nel cinema di herzog, da Aguirre in poi apparentemente accade proprio quello ( un atteggiamento che io spregio molto ), così fu per me molto bello sentire quelle parole, che la raffinatezza estetica quando c'era era spontanea, e contemporaneamente quindi mi è parso molto denigratorio chiamare Herzog calligrafico ( con calligrafico come chi profonde impegno per l'estetico ).

#7
And.Rea.

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Capisco, credo che la questione sia molto più riduttivamente una questione filologica anzi che cinematografica :D Ah, quanto aveva ragione Kafka!!

Già che siamo in argomento... non pensi che anche una posizione anti-estetica, o comunque incurante dell'estetica, produca poi comunque un'estetica essa stessa? Vale a dire, non seguendo la moda, si finisce per fare dell'anti-moda una moda essa stessa. Quando Picasso rompe con l'arte antropocentrica crea un'anti-estetica, ma anche il cubismo poi di fatto è e diventa un'estetica.

Lo si potrebbe pensare per H. ma è chiaro che il discorso è ben più esteso. La mia una riflessione cordiale, non una polemica, sia chiaro :D

#8
Silent Bob

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Capisco, credo che la questione sia molto più riduttivamente una questione filologica anzi che cinematografica :D Ah, quanto aveva ragione Kafka!!

Già che siamo in argomento... non pensi che anche una posizione anti-estetica, o comunque incurante dell'estetica, produca poi comunque un'estetica essa stessa? Vale a dire, non seguendo la moda, si finisce per fare dell'anti-moda una moda essa stessa. Quando Picasso rompe con l'arte antropocentrica crea un'anti-estetica, ma anche il cubismo poi di fatto è e diventa un'estetica.

Lo si potrebbe pensare per H. ma è chiaro che il discorso è ben più esteso. La mia una riflessione cordiale, non una polemica, sia chiaro :D


dah, la discussione mi piace XD

allora se si vuole fare un'anti-estetica, o anti-moda, ovvero sovvertire i canoni estetici in voga si ritorna inevitabilmente nell'estetica ( v. Godard ).
Diversamente se si è incuranti dell'estetica, ovvero se viene bello esteticamente/conforme-ai-canonidiffusi ok altrimenti fa niente il contenuto è quel che conta. Herzog, almeno stando alle sue dichiarazioni, fà cosi e incidentalmente riesce anche a dare begli effetti scenici ( pure mi viene in mente ora che in Diamante Bianco rivelò l'idea sottesa ad un'inquadratura di Aguirre, sta da vedere se ci penso o gli venne spontanea ... ); Bunuel per lo più, non sempre, se ne frega e infatti i suoi film sono spesso poveri in quest'ambito. tutto imho ovviamente!

#9
And.Rea.

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Tu dici che il contenuto è quel che conta e certamente questa è una posizione legittima, però si sta anche parlando di arte. Discorso che vale per il cinema ma val ancora di più per le arti prime. E quando si parla di arte io credo che la forma diventi essa stessa contenuto. Nella pittura fare un ghirigoro piuttosto che una linea retta non è solamente una scelta estetica, ma anche di sostanza.
Bertolucci spiegava come un carrello che si sposta lentamente non è affatto una scelta estetica, ma morale niente di meno! Sono convinto che la forma sia contenuto, la poesia lo spiega ancora meglio e nel mio piccolo anche io opero in questo senso.

#10
Silent Bob

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Tu dici che il contenuto è quel che conta e certamente questa è una posizione legittima, però si sta anche parlando di arte. Discorso che vale per il cinema ma val ancora di più per le arti prime. E quando si parla di arte io credo che la forma diventi essa stessa contenuto. Nella pittura fare un ghirigoro piuttosto che una linea retta non è solamente una scelta estetica, ma anche di sostanza.
Bertolucci spiegava come un carrello che si sposta lentamente non è affatto una scelta estetica, ma morale niente di meno! Sono convinto che la forma sia contenuto, la poesia lo spiega ancora meglio e nel mio piccolo anche io opero in questo senso.


beh così hai sviato il discorso: io tentavo di spiegare come ci se ne può infischiare del lato estetico e contemporaneamente non creare una contro-estetica.

Di pittura meglio che non parlo perché non ne so niente. Mentre conosco quel discorso di Bertolucci ma ritengo che non sempre una scelta estetica diventa scelta morale/di contenuto, ovvero che non sempre lo diventi a tal punto che si possa parlare di un fattore estetico come d'un fattore contenutistico. Per esempio la scelta estetica di scrivere Penelope senza punteggiatura è una scelta marcatamente di contenuto, tali scelte in uno scrittore come Kafka non ci sono. ma anche tra Godard e Bertolucci: nel primo l'estetica assurge sempre e chiaramente a morale, nel secondo raramente ( o almeno raramente uno spettatore medio se ne accorge :D ).

cmq io miritiro dalla discussione e perché non ho le idee chiarissime su certi punti e perché da avviare un discorso infinito non ho voglia :D

p.s. furbamente ( o giustamente ? boh ) hai spostato il discorso da estetica come calligrafia a estetica come sintassi ...

#11
And.Rea.

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beh così hai sviato il discorso: io tentavo di spiegare come ci se ne può infischiare del lato estetico e contemporaneamente non creare una contro-estetica.

Di pittura meglio che non parlo perché non ne so niente. Mentre conosco quel discorso di Bertolucci ma ritengo che non sempre una scelta estetica diventa scelta morale/di contenuto, ovvero che non sempre lo diventi a tal punto che si possa parlare di un fattore estetico come d'un fattore contenutistico. Per esempio la scelta estetica di scrivere Penelope senza punteggiatura è una scelta marcatamente di contenuto, tali scelte in uno scrittore come Kafka non ci sono. ma anche tra Godard e Bertolucci: nel primo l'estetica assurge sempre e chiaramente a morale, nel secondo raramente ( o almeno raramente uno spettatore medio se ne accorge :D ).

cmq io miritiro dalla discussione e perché non ho le idee chiarissime su certi punti e perché da avviare un discorso infinito non ho voglia :D

p.s. furbamente ( o giustamente ? boh ) hai spostato il discorso da estetica come calligrafia a estetica come sintassi ...


Dal momento che avevamo chiarito e quindi esaurito il discorso sulla calligrafia l'ho rinfocolato come "sintassi", nessuna operazione di machiavellica comunicazione :)

E' stato uno scambio interessante, grazie per la chiacchierata :)

#12
Holy Lee Roth

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dah, la discussione mi piace XD

Bunuel per lo più, non sempre, se ne frega e infatti i suoi film sono spesso poveri in quest'ambito. tutto imho ovviamente!


Mi sfugge qualcosa, non ricordo un solo film di bunuel che non avesse forma ponderata rispetto al contenuto. Così come per qualunque film dignitoso tra l'altro.

Citi Godard come esempio di estetica ma allora, volendo cadere nello stesso errore potrei portarti ad esempio Bande à parte. Non è mica lo stesso di Prenom carmen. Le persone cambiano a seconda di ciò che fanno e della loro esperienza
A quel punto anche il primo fassbinder, bava o il kieslowski del decalogo sarebbero da catalogare nella categoria "contenuto senza forma"?

Ma forse ho capito male io il discorso, in tal caso chiedo mi ritiro e vi lascio discutere

PS: i "begli effetti scenici" di cui parli li fa il direttore della fotografia e per lui i tecnici luce, non c'è nulla di incidentale per quel che ne dica herzog

#13
Silent Bob

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Mi sfugge qualcosa, non ricordo un solo film di bunuel che non avesse forma ponderata rispetto al contenuto. Così come per qualunque film dignitoso tra l'altro.

Citi Godard come esempio di estetica ma allora, volendo cadere nello stesso errore potrei portarti ad esempio Bande à parte. Non è mica lo stesso di Prenom carmen. Le persone cambiano a seconda di ciò che fanno e della loro esperienza
A quel punto anche il primo fassbinder, bava o il kieslowski del decalogo sarebbero da catalogare nella categoria "contenuto senza forma"?

Ma forse ho capito male io il discorso, in tal caso chiedo mi ritiro e vi lascio discutere

PS: i "begli effetti scenici" di cui parli li fa il direttore della fotografia e per lui i tecnici luce, non c'è nulla di incidentale per quel che ne dica herzog


Allora gli effetti scenici li fa il direttore della fotografia ma secondo le richieste del regista e collaborando con lui, insomma è sempre il regista a scegliere ( e la sua scelta comincia proprio dallo scegliere il direttore della fotografia ). O almeno io so cosi. E Bunuel di fotografia e altre cose "calligrafiche", per quanto ne so , se ne è sempre curato poco. E qui stiamo ancora nell'ambito della "calligrafia" ( pure è vero che certe luci rievocano [ non parlo del cinema di Bunuel eh! ] certi significati quindi spesso si sconfina ... )

Su Godard il discorso si spostò sulla sintassi ( ammetto che è stata fatta confusione! ). Proprio Bande à parte e Prenom Carmen sono la stessa identica cosa, il secondo solo più ostico del primo. Ovvero, quello che più spesso ha fatto Godard : una struttura americana ( a girl and a gun ) su cui mettere tematiche importanti di vario tipo. Bande à parte cmq è definito da certi critici poco Godardiano, in effetti è un pò troppo semplice per il solito Godard ma lo schema c'è tutto.

- che poi è tutto nato dal fraintendimento di calligrafico che sul dizionario danno così:" calligràfic [kalli'grafiko] agg.1 agg che riguarda la calligrafia; 2 agg. si dice di artista o di opera d'arte che dia soverchia importanza alla forma e in questo senso imho intendeva Herzog nell'intervista da me citata quando parlava di calligrafia
per esempio Pretty Babe di Mallé ( un film che adoro XD ) è dappertutto definito calligrafico perché cura molto effetti scenici che nulla hanno a che vedere coi contenuti del film. Ora in buona fede è facile individuare quando un regista sia o no calligrafico.


P.S.
mi scuso con i moderatori per la deriva completamente ot che sta prendendo il topic :D

#14
Holy Lee Roth

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Allora gli effetti scenici li fa il direttore della fotografia ma secondo le richieste del regista e collaborando con lui, insomma è sempre il regista a scegliere ( e la sua scelta comincia proprio dallo scegliere il direttore della fotografia ). O almeno io so cosi. E Bunuel di fotografia e altre cose "calligrafiche", per quanto ne so , se ne è sempre curato poco. E qui stiamo ancora nell'ambito della "calligrafia" ( pure è vero che certe luci rievocano [ non parlo del cinema di Bunuel eh! ] certi significati quindi spesso si sconfina ... )

Su Godard il discorso si spostò sulla sintassi ( ammetto che è stata fatta confusione! ). Proprio Bande à parte e Prenom Carmen sono la stessa identica cosa, il secondo solo più ostico del primo. Ovvero, quello che più spesso ha fatto Godard : una struttura americana ( a girl and a gun ) su cui mettere tematiche importanti di vario tipo. Bande à parte cmq è definito da certi critici poco Godardiano, in effetti è un pò troppo semplice per il solito Godard ma lo schema c'è tutto.

- che poi è tutto nato dal fraintendimento di calligrafico che sul dizionario danno così:" calligràfic [kalli'grafiko] agg.1 agg che riguarda la calligrafia; 2 agg. si dice di artista o di opera d'arte che dia soverchia importanza alla forma e in questo senso imho intendeva Herzog nell'intervista da me citata quando parlava di calligrafia
per esempio Pretty Babe di Mallé ( un film che adoro XD ) è dappertutto definito calligrafico perché cura molto effetti scenici che nulla hanno a che vedere coi contenuti del film. Ora in buona fede è facile individuare quando un regista sia o no calligrafico.


P.S.
mi scuso con i moderatori per la deriva completamente ot che sta prendendo il topic :D


Non proprio, il regista dice che vuole dell'atmosfera, il direttore della fotografia fa il lavoro come meglio crede. John Alcott non era mica un manovale, che poi sia stato empatico con chi aveva di fronte è un'altra storia.

Come fa Godard ad essere poco Godardiano? Ti riferisci alla parentesi politica o alla struttura narrativa? Nel primo caso caso bisognerebbe tagliare fuori alcuni dei suoi più grandi capolavori allora, a bout de souffle per dirne uno.

E poi, cristo di un dio, citando Hartman, ma davvero tutta sta discussione verteva sul calligrafico? Io pensavo avesse preso altre pieghe :D

PS: i moderatori sono più che contenti quando vedono gli utenti discutere di qualcosa che non sia la calzamaglia in uranio impoverito di ratman, continuate pure, io mi ritiro nelle mie stanze

#15
gentilecongarbo

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si ma il film é guardabile?




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