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Tra trama e interazione: quanto è difficile raccontare nei videogiochi?


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Questa discussione ha avuto 83 risposte

#1
The Newser

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Tra trama e interazione: quanto è difficile raccontare nei videogiochi?
Esiste un modo unico e specifico per raccontare attraverso il videogioco? Tra narrazione, trama e interazione...
..
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#2
pinocammino

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Bell'articolo, sto giocando a the witcher 3 e ho sentito molto il conflitto, nonostante sia un capolavoro

#3
Shinji

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Bello l'articolo e interessante. In realtà in witcher 3 ho dato precedenza alla quest principale salvo poi essere costretto a deviare per mancanza di denaro o equipaggiamento. Ovvero roba funzionale per ritrovare Ciri. Tuttavia non mi sono mai lasciato andare oltre il necessario

#4
Owtih

Owtih
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Articolo interessantissimo ! una narrazione meramente esplicita relega, come menzionato nell'articolo , il videogioco ad essere il fratello minore del cinema o della letteratura . Per quanto riguarda le incoerenze tra ritmo narrativo e libertà di gioco , benché presenti, costituiscano un problema relativo al singolo giocatore.
Una narrazione alla dark souls ( esclusivamente implicita ) la trovo difficile da rendere avvincente , mentre preferisco un mondo ben delineato che ti permette di approfondirlo nella misura che preferisci , generando narrazione collaterale a quella del plot . ( Il livello di profondità che rende unico il videogame rispetto al cinema )

Modificata da Owtih, 22 January 2017 - 11:31 AM.


#5
Claudio Cugliandro

Claudio Cugliandro
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Bell'articolo, sto giocando a the witcher 3 e ho sentito molto il conflitto, nonostante sia un capolavoro


Grazie mille!

#6
Claudio Cugliandro

Claudio Cugliandro
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Bello l'articolo e interessante. In realtà in witcher 3 ho dato precedenza alla quest principale salvo poi essere costretto a deviare per mancanza di denaro o equipaggiamento. Ovvero roba funzionale per ritrovare Ciri. Tuttavia non mi sono mai lasciato andare oltre il necessario


Anche io ho cercato il più possibile di seguire questo approccio, ma è stato veramente difficile, perché le secondarie davano l'esperienza necessaria per affrontare il gioco al livello consigliato dalle singole missioni!
Grazie per il complimento!

#7
Claudio Cugliandro

Claudio Cugliandro
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Articolo interessantissimo ! una narrazione meramente esplicita relega, come menzionato nell'articolo , il videogioco ad essere il fratello minore del cinema o della letteratura . Per quanto riguarda le incoerenze tra ritmo narrativo e libertà di gioco , benché presenti, costituiscano un problema relativo al singolo giocatore.
Una narrazione alla dark souls ( esclusivamente implicita ) la trovo difficile da rendere avvincente , mentre preferisco un mondo ben delineato che ti permette di approfondirlo nella misura che preferisci , generando narrazione collaterale a quella del plot . ( Il livello di profondità che rende unico il videogame rispetto al cinema )


Verissimo, infatti sono quelli i titoli che trovo più interessanti. Purtroppo, sono comunque rari quei giochi che riescono a far cooperare due o più tipologie di narrazione. Grazie per i complimenti!

#8
Chisnef

Chisnef
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Se c'è qualcosa che amo del videogioco è quella sua capacità di comunicare. Pur essendo un ingegnere, sono sempre stato appassionatissimo di letteratura, fin dalle superiori, e ho amato la diversità di modi di comunicare che ha la scrittura. Un disegno può comunicare la stessa cosa di una poesia, volendo. Mille parole possono valere una singola frase. Ecco, riflettendo, spesso, ho notato che oggi le forme di comunicazione, più avanzate, più forti, più efficaci, sono senza dubbio il cinema e il videogioco. E proprio quest'ultimo, combinando interazione e narrativa, ha secondo me la più forte tendenza comunicativa possibile, arrivando ad essere potenzialmente il medium comunicativo più grande tra certe emozioni da trasmettere e determinate reazioni dell'utente. L'articolo qui è stupendo, efficace, perché delinea, secondo me, proprio questo tendenza. È meraviglioso come ci porti a riflettere sul significato il solo rapporto tra ciò che viene narrato e come noi interagiamo con il mondo. Perché vuol dire che ognuno di quei giochi citati ci hanno lasciato qualcosa di importante, positivo o negativo che sia, anche se fosse una singola domanda o dubbio. Dark Souls è il principe del dubbio e contemporaneamente può essere la storia più bella che abbiamo mai vissuto, perché è viva, pulsante e si plasma con la volontà di chi la vive. Al contempo, uncharted può essere il romanzo d'azione più fragoroso, mettendoti lì ad essere l'attore di un plot predelineato, eppure lasciandoti il cuore preda di emozioni indescrivibili. Complimentissimi per l'articolo, che mi ha fatto tanto riflettere, e mi ha fatto ringraziare ancora una volta per essere un videogiocatore! :smile-04:

Modificata da Chisnef, 22 January 2017 - 12:15 PM.


#9
Fender_st

Fender_st
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Complimentoni a CLAUDIO CUGLIANDRO, piacerebbe leggere (molto) più spesso articoli come questi.

Intanto dico che è finito troppo in fretta, sarebbe da approfondire ulteriormente. Senza scomodare sempre e solo The Last of Us (imho il perfetto equilibrio tra narrazione e gameplay)(e cercherò anche di non dirlo.. No...non lo dico)(Life is Strange... L'ho detto!) tanto per aggiungere ancora carne al fuoco chiamerei in causa i più sperimentali Journey o meglio ancora Her Story.

Invece parlerò di Assassin's Creed... Ma il primo capitolo. Lo abbiamo massacrato perché "noioso" dove alla fine si facevano sempre le stesse cose eppure Imho rimane l'esperimento meglio riuscito di rendere coerente una storia (e il suo personaggio) nel sand box per antonomasia(un triplo salto mortale) . Altair non ha smesso un secondo di seguire il suo credo (continuamente messo in discussione) e il mondo creato attorno a lui ci ricordava continuamente le regole del gioco (il comportamento socialmente accettabile). Tutto è andato a peripatetiche quando nel secondo capitolo abbiamo cominciato a portare in giro cassette di frutta,ma la strada del brand era ormai tracciata (io aspetto ancora di sapere che è successo sull'isola giapponese di Yonaguni).

Come già scritto, aspetto la seconda parte.



#10
Claudio Cugliandro

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Se c'è qualcosa che amo del videogioco è quella sua capacità di comunicare. Pur essendo un ingegnere, sono sempre stato appassionatissimo di letteratura, fin dalle superiori, e ho amato la diversità di modi di comunicare che ha la scrittura. Un disegno può comunicare la stessa cosa di una poesia, volendo. Mille parole possono valere una singola frase. Ecco, riflettendo, spesso, ho notato che oggi le forme di comunicazione, più avanzate, più forti, più efficaci, sono senza dubbio il cinema e il videogioco. E proprio quest'ultimo, combinando interazione e narrativa, ha secondo me la più forte tendenza comunicativa possibile, arrivando ad essere potenzialmente il medium comunicativo più grande tra certe emozioni da trasmettere e determinate reazioni dell'utente. L'articolo qui è stupendo, efficace, perché delinea, secondo me, proprio questo tendenza. È meraviglioso come ci porti a riflettere sul significato il solo rapporto tra ciò che viene narrato e come noi interagiamo con il mondo. Perché vuol dire che ognuno di quei giochi citati ci hanno lasciato qualcosa di importante, positivo o negativo che sia, anche se fosse una singola domanda o dubbio. Dark Souls è il principe del dubbio e contemporaneamente può essere la storia più bella che abbiamo mai vissuto, perché è viva, pulsante e si plasma con la volontà di chi la vive. Al contempo, uncharted può essere il romanzo d'azione più fragoroso, mettendoti lì ad essere l'attore di un plot predelineato, eppure lasciandoti il cuore preda di emozioni indescrivibili. Complimentissimi per l'articolo, che mi ha fatto tanto riflettere, e mi ha fatto ringraziare ancora una volta per essere un videogiocatore! :smile-04:


Grazie mille, commenti come questo mi rendono davvero felice di fare quel che faccio. Grazie. Hai colto in pieno le riflessioni che volevo suscitare.

#11
Claudio Cugliandro

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Complimentoni a CLAUDIO CUGLIANDRO, piacerebbe leggere (molto) più spesso articoli come questi.

Intanto dico che è finito troppo in fretta, sarebbe da approfondire ulteriormente. Senza scomodare sempre e solo The Last of Us (imho il perfetto equilibrio tra narrazione e gameplay)(e cercherò anche di non dirlo.. No...non lo dico)(Life is Strange... L'ho detto!) tanto per aggiungere ancora carne al fuoco chiamerei in causa i più sperimentali Journey o meglio ancora Her Story.

Invece parlerò di Assassin's Creed... Ma il primo capitolo. Lo abbiamo massacrato perché "noioso" dove alla fine si facevano sempre le stesse cose eppure Imho rimane l'esperimento meglio riuscito di rendere coerente una storia (e il suo personaggio) nel sand box per antonomasia(un triplo salto mortale) . Altair non ha smesso un secondo di seguire il suo credo (continuamente messo in discussione) e il mondo creato attorno a lui ci ricordava continuamente le regole del gioco (il comportamento socialmente accettabile). Tutto è andato a peripatetiche quando nel secondo capitolo abbiamo cominciato a portare in giro cassette di frutta,ma la strada del brand era ormai tracciata (io aspetto ancora di sapere che è successo sull'isola giapponese di Yonaguni).

Come già scritto, aspetto la seconda parte.


Fender, il tuo commento mi fa sorridere perché sul mio sito, Deeplay.it, ho scritto proprio di come Assassin's Creed fosse un pree di questo modo di intendere la narrazione. Lì troverai anche articoli sul come e sul perché la serie sia naufragata proprio dal secondo capitolo in poi, a mio parere.
Ti ringrazio infinitamente per i complimenti ricevuti.

#12
Sorareturn_91

Sorareturn_91
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Bell'articolo, sto giocando a the witcher 3 e ho sentito molto il conflitto, nonostante sia un capolavoro

Same, però devo dire che non mi da fastidio, sebbene qualche volta mi fermo a pensarci.
Con tutta sincerità, io sono abituato così, mi piace godere con calma di tutte le cose in cui posso immergermi, quindi per me non è esattamente un problema, mi piacciono senz'altro le storie scritte bene, solitamente pesano sull'acquisto di un videogioco, ma per me la vera storia è ciò che riesce a raccontarti il mondo circostante.
Io poi tendo a dividere la narrazione esplicita da quella implicita, nel senso che il plot narrativo per me ha un valore a parte nel mondo di gioco (ne maggiore ne minore, solo a parte...poi ovviamente dipende dalla tipologia di gioco), pensate che in TW3 ho circa 100ore di gioco raggiunte da poco, e sono solo appena arrivato a Skellige.
Come è giustamente sottolineato nell'articolo, tutto dipende dalla tipologia di gioco, in un gioco di ruolo, a parere mio è quasi criminale andare avanti con la storia senza soffermarsi in quest secondarie, trovare equipaggiamenti migliori e dedicarsi alle attività secondarie, nonostante l'incoerenza che poi viene a generarsi, soprattutto nel mio caso in TW3, che comunque si è all'inseguimento impellente di Ciri.
Ma giochi come Uncharted che è tra i miei preferiti, sebbene si avvalgano prevalentemente di una narrativa esplicita e dinamica, ci vengono raccontate anche altre storie oltre quella del plot, raccontate in diverse maniere anche grazie alla narrazione appunto implicita degli scenari di gioco, da degli scheletri che trovi in una grotta sperduta che ti fanno immaginare chissà quale storia hanno vissuto per esser poi finiti proprio lì, morti in quella grotta, ad una determinata architettura in un determinato luogo di quello scenario e a tutto quello che poteva svolgersi all'interno di essa nel periodo fiorente di quella civiltà.
Certi scenari, ti fanno respirare la storia appartenente a quella terra.
La bellezza del videogioco a mio parere è proprio questa, in linea generale puoi decidere tu quanto vuoi rimanere in un determinato luogo ed immergerti in esso, le immagini non scorrono via, le parole non passano da una pagina all'altra, tutto è lì, dinamico o statico a seconda di come tu affronti le cose, è come immergersi in un fotogramma di un film e restarci per il tempo che tu desideri, o rimanere in una pagina del tuo libro preferito.
Amo la letteratura e amo il cinema, come amo la musica, ma amo anche i videogiochi, che in qualche maniera riescono a contenere tutto ciò, spesso mi atterrisce quando ne sento parlare in modo superficiale da chi non sa, e vengono trattati come un media di 2a o 3a categoria il quale non vale la pena esser approfondito.
Voglio citare Umberto Eco perché mi sembra doveroso adattare le sue parole a questo contesto: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito.. perché la lettura è un'immortalità all'indietro."

Solo che io sostituirei "lettura" con "letteratura", letteratura come mezzo letterario, non legato necessariamente al cartaceo, ecco per me i videogiochi sono soprattutto questo.





#13
azalel83

azalel83
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Complimenti per l'articolo, é difficile far sposare una storia ben scritta avendo a che fare con il libero arbitrio dei giocatori.. Lo stesso problema che affronta un Master durante una campagna di un gioco di ruolo da tavolo!
Ricordo che il primo videogioco a colpirmi grazie alla perfetta sintesi tra narrazione e gameplay fu il primo half life.. Ricordo ancora i colpi di scena che si susseguivano in cui tu eri il protagonista (memorabile l'arrivo dei marines o la scoperta dei laboratori).
Unico appunto, in the witcher è vero che le sidequest portano via tempo a geralt rispetto alla sua missione principale, ma é vero che la maggior parte sono scritte talmente bene e sono di solito molto giustificabili rispetto al reperimento di indizi su Ciri o l'ottenimento di risorse. In più chi ha letto i libri sa che questo é molto simile alla scrittura del personaggio di geralt, che anche nei romanzi in cui l'impellenza della missione era anche più pressante lui non riusciva a ignorare gli eventi attorno a lui. Anzi in molte occasioni i comprimari si lamentano con geralt perché"perde tempo"!

Questo per dire che ilvideogioco é molto coerente con i libri.


#14
ThinkPositive

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Non sono per il vero completamente d'accordo con quanto scritto, ma complimenti per l'articolo scotto benissimo e compassione per i vg.

#15
Gabriele Urso Grotti

Gabriele Urso Grotti
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Bel pezzo, mi piacerebbe vederlo integrato con delle considerazioni su 2 titoli che credo meriterebbero un'analisi approfondita perché da ritenersi probabilmente due esponenti paradigmatici: Zelda e the Last of Us.




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