Lo sfrenato romaticismo di Kratos, assassino di Dei
“Abbiate timore degli dei, oh uomini!Poiché essi hanno poter su tutto,e possono impiegarlo come loro piace.”Wolfgang von Goethe, Ifigenia in Tauride atto IV
Non sono iperboliche la violenza estrema e la mitica ingiustizia della Grecia Leggendaria in cui si muove Kratos, lo spartano assunto a divinità, protagonista della titanica saga di God of War, i cui primi episodi sono adesso giocabili anche su PS Vita. Questo passaggio all'ambiente portatile trasforma le sanguinose, epiche gesta in materia visiva fruibile ovunque, e che per questo risulta potente e alienante come mai prima: poiché il piccolo schermo della console apre nello spazio quotidiano squarci colossali su un remoto e barbarico altrove, che diviene “verità” nella riconoscibile realtà di stazioni, fermate degli autobus, parchi e sale d’attesa. Non vi è iperbole alcuna perchè con altrettanta brutalità e altre alte parole gli Aedi e Omero, Eschilo e Sofocle, ce la cantarono millenni addietro, e chi frequenta ancora le loro opere e la rilettura di quei miti operata durante secoli di teatro e letteratura, sa che i Santa Monica Studio non hanno mai esagerato né esasperato la tragedia e gli orrori dei miti classici a cui fanno riferimento.Anzi, rispetto al trattamento apollineo, talvolta naive, che di queste leggende hanno operato certo cinema e letteratura contemporanei (penso a Percy Jackson e al comunque affascinante Hercules voluto da Sam Raimi) gli autori di God of War hanno ripristinato una visione dionisiaca più coerente con la materia originale.“Ogni cosa divina è crudele” scrisse Cesare Pavese che fece dire a Kratos (lui lo scrive con la C) che gli uomini sono “miserabili cose che dovranno morire, più miserabili dei vermi o delle foglie dell’altr’anno che son morti ignorando”. Ma con God of War -e questa è la cifra della sua epica smisurata e della sua grandezza che sconfina dal reame del videogioco per diventare materia universale- l’Uomo si ribella al Fato e alla crudeltà degli dei ripagandoli con lo stesso livore vendicativo con cui Ulisse massacra i Proci invasori. L’Uomo offeso dagli dei ha il potere per massacrarli e liberare il mondo dal loro dominio, e nella sua crudeltà esasperata ma motivata Kratos, a suo modo, è un redentore dell’umanità, un eroe liberatore. Secondo i miti e come riportato da Eschilo ne Il Prometeo Incatenato, Kratos, che in greco vuole dire “potenza”, è il figlio di Stige e di Pallante, sue sorelle sono la violenta Bia e la vittoriosa Nike, suo fratello l’ardente Zelos. Non c’è traccia di questa storia familiare in God of War, sebbene si alluda ad un fratello oscuro di Kratos, ma sarebbero argomenti affascinanti per un eventuale sequel. Se nella tragedia di Eschilo è proprio Kratos a incatenare il dio ribelle, che rubò il fuoco sacro per donarlo agli uomini, dicendo a Efesto che lo accompagna: “Non hai disgusto di un dio coperto dall’odio di tutti gli dei? Lui che di frodo ha passato la tua dote a tutti i mortali”, invece in God of War II sarà proprio il fantasma di Sparta a liberarlo. Si tratta di un’inversione drammatica che è rivoluzionaria e geniale, oltre che spettacolare, poiché edifica le fondamenta di una ribellione umana inarrestabile contro i soprusi divini e ribadisce la gratitudine umana verso Prometeo, olimpico e sfortunato Robin Hood ante-litteram. Kratos quindi, nella lettura videoludica dei Santa Monica Studios che è tutt’altro che superficiale, diventa un personaggio affine all’eroe romantico, colui che tenta di distruggere le catene del destino impostogli dai numi (o perisce nel tentativo) per ribadire la sua volontà di potenza e indipendenza.Responsabile di turpitudini e sadismo sproporzionati contro i suoi nemici, Kratos è una figura capace anche di immensa tenerezza e dolcezza, come apprendiamo nel terzo episodio e in Chain of Olympus. Prima che dio Kratos è un essere umano, troppo umano e magnifico.Leggi l'articolo completo: God of War Collection - Kratos - SPECIALE (Multi)