Hotline Miami non è come appare.
Di primo acchito si direbbe che appartenga alla folta schiera dello sparatutto top down, ma in realtà questo è un fottutissimo, psichedelissimo bemane sotto mentite spoglie. Un'ipodermica di adrenalina infilzata nell'ipotalamo. No compromessi. Dritto al punto. Niente di meno.
Ho all'attivo una cinquina di missioni e non più di due ore di gioco, raramente mi espongo in maniera così prematura, eppure sento il bisogno fisiologico di allinearmi in toto agli entusiasti che fino ad ora hanno incensato (a ragione) l'opera prima di Dennaton Games.
Il mio rapporto col gioco è stato decisamente... ondivago :'D. La prima impressione è stata frutto della superficialità: guardai sbrigativamente un trailer e il bigottismo che è in me ebbe il sopravvento. Lo trovai eccessivo, gratuito, addirittura rivoltante nella propria iper-violenza. Sto invecchiando, quanto mi sbagliavo.
Voglio a questo punto elogiare Haba, che già in tempi non sospetti ebbe la giusta intuizione. Proprio leggendolo, iniziai la mia lenta e progressiva conversione al verbo: l'illuminazione definitiva l'ho avuta col trailer che trovate qua sopra. Il contesto ha letteralmente frantumato i preconcetti che mi ero costruito.
Imperativo: dovevo metterci le mani sopra.
Arriviamo a questa sera, il momento della verità.
Letteralmente galvanizzato da estetica visiva e sonora, nonché da ciò che intuitivamente avevo assimilato dell'impianto di gioco, mi ci son messo a spron battuto.
Tutorial.
-Mouse sinistro: buffetto. Barra spaziatrice: esecuzione. Ammazzami l'energumeno! Fatto. Easy!
-Recupera il tubo da terra. Uccidimi il gemello-energumeno. Ma aspetta! Con mouse destro puoi lanciare l'arm..... nonono aspetta!!1 Non adesso, prima almeno uccidilo!!11 <
l'energumecoso recupera il mattarello mollato un secondo prima e mi si fa in isezza>.
Ed è già Classico.
Sulle prime in realtà qualche dubbio l'ho avuto, invero. Vuoi un po' per la basicità della primissima manciata di missioni, vuoi per il minimalismo estremo del sistema di controllo, lì per lì stavo quasi per convincermi che l'arrosto tanto agognato stesse per sublimare in fumo. Poi arriva la terza missione, quella che si fa chiamare dagli amici "muro d'acciaio contro il quale il tuo bel faccino si stamperà amorevolmente a ripetizione", e Miami inizia a dispiegare timidamente (o con pietà per lo sventurato, a seconda dei punti di vista) i propri petali. E per quanto la fessura attraverso la quale si inizia ad intravvedere il pistillo sia ancora esigua, la sua maestosità riesce già ad incutere timore.
Bemane e non sparatutto, perché è nell'esatto momento in cui ti scopri a cercare di inanellare esecuzioni al ritmo del music-trip anni '80, che scorgi e metabolizzi la terribile bellezza sinestetica di ciò che stai facendo.
Ho già capito che molto probabilmente non sarò all'altezza, eppure, sono certo che sarà comunque un successo.
Firmato
've fun-