Riviviamo la leggendaria saga di Hironobu Sakaguchi
Eye Remember è una rubrica che allunga lo sguardo sulle saghe storiche del videogame, ripercorrendone le tappe principali per raccontare il loro sviluppo e la loro eredità.<< After switching over to the Famicom, there was a time when I wasn't happy with anything I was creating. I thought of retiring from the game industry and I created Final Fantasy as my final project. That's why the title includes the word "final" but for me, the title "Final Fantasy" reflects my emotional state at the time and the feeling that time had stopped. They say that technologically, it's good to keep going, and each time we give it our all and expend out skills and energy until we can go no further; this is what I consider to be the "final fantasy". The stories and characters change each time. This is because stories tend to limit a world and I think by changing these aspects and creating new material for each title, we try to show our full potential. In a way, you can say that it serves as a type of challenge for us. >>
(Hironobu Sakaguchi)
PreludioC'era una volta un mondo quadrato. Era un mondo più semplice, in cui era ancora lo stupore della fanciullezza a guidare i nostri gusti, le nostre reazioni, i nostri sogni e le nostre ambizioni. Un mondo in cui nulla era più importante di una Visione, di una Storia in cui poterci letteralmente immergere e da cui lasciarci avvolgere come nell'abbraccio della spuma del mare. Quelle onde che vanno e vengono, ci irretiscono, ci travolgono e ci emozionano nel tentativo crudele di portarci via una volta di più. Negli anni la consistenza di questa marea è cambiata: a volte pura e cristallina, altre oscura ed insondabile, a volte semplicemente torbida per aver smosso il fondale fangoso. Nell'ottica del giovane mondo dei videogiochi, la saga di Final Fantasy rappresenta qualcosa di antico che ha accompagnato milioni di persone attraverso gli anni più verdi della loro vita, una compagna di avventure insostituibile che ha dispensato in egual misura gioie, dolori, lacrime e tradimenti. Nato dalla necessità, consolidatosi in un successo unanime prima e discusso poi, Final Fantasy continua ancora ad ammaliare schiere di appassionati nippofili, facendosi amare e forse persino odiare senza poter in alcun caso lasciare indifferenti; festeggia il suo epico venticinquesimo anniversario nel segno del rinnovamento, confermandosi alla sofferente ricerca di una formula che coniughi il tepore materno di una storia classica nei suoi stilemi, appassionante e ben scritta, a soluzioni ludiche al passo coi tempi, inclusive sia per un esigente e maturo pubblico di estimatori di lungo corso che per gli utenti più giovani che possano così per la prima volta accostarsi alla serie. Il Cambiamento, per la verità, fa parte del codice genetico stesso della saga, che fin dall'inizio ha scelto di proporsi al suo pubblico in vesti sempre diverse: nuove avventure, nuovi eroi e nuove tipologie di gameplay ci hanno permesso di vivere esperienze dalle sfumature variegate, pacatamente innovative o palesemente sperimentali, comunque appaganti. Pur mantenendo, alla base, questa filosofia, è con le più recenti iterazioni del franchise che Square-Enix va testando quello che in precedenza aveva sempre scansato: l'apertura orizzontale a raccontare storie provenienti da uno stesso universo e con gli stessi protagonisti, in modo da ricreare nel vorticoso mercato videoludico moderno quella fidelizzazione che negli anni passati era andata consolidandosi in maniera così lenta e naturale. L'Equilibrio e il Fulmine.
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