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Il nostro amato medium Video-gioco: Game Manifestogioco, videogioco, performace e abilità, gioco e lavoro, gioco e caccia.

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Questa discussione ha avuto 8 risposte

#1
halogp

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Ciao a tutti, dopo l'articolo su videogioch e esperienze, volevo presentarvi un nuovo topic in grado di far riflettere sull'unicità e la profondità del video-gioco.
Ho perciò scritto un articolo:


Il videogioco, il nostro medium preferito!


Quante esperienze e avventure straordinarie abbiamo vissuto in quei mondi e quante centinaia di ore della nostra vita reale abbiamo speso per vivere momenti ed esistenze virtuali uniche.
Quanti ricordi straordinari che formano la nostra memoria di videogiocatore e che rappresentano l’altra metà della nostra vita. Pezzi di vita virtuali che si fondono con la nostra vita reale. Il virtuale che si mischia con il reale.

Senza contare poi che queste esperienze sono strettamente personali poiché vissute in prima persona da ciascuno di noi e soprattutto perché ogni player è in grado di creare la propria personale storia e performance all’interno di questi spazi di possibilità. Performance che mette in mostra le varie abilità del giocatore di turno e che crea quelle sequenze di eventi, esperienze e storie che sono uniche e irripetibili e appartengono in modo personale a ciascun giocatore. Perché in un videogioco siamo noi gli artefici ( più o meno liberi) della nostra personale performance e esperienza.

IL GRANDE DILEMMA


Queste elencate sono tutte peculiarità uniche di questo medium, ma qual è la vera caratteristica unica del video-gioco rispetto ad altri media? È forse l’interattività?

No, perché questo termine è troppo generico e poiché non esiste comunicazione senza interazione, possiamo concludere che questa parola risulta inefficiente per realizzare il nostro scopo.

MILLE SIGNIFICATI


Allora cerchiamo di partire dal principio, dalla parola “gioco”. Anche perché il videogioco è una particolare forma di gioco, con media digitali.
Cosa significa esattamente questo termine?

Innanzitutto, il concetto di <<gioco>> comprende una pluralità di funzioni che si manifesta anche nei diversi significati che la parola assume in numerose lingue. Per esempio, in inglese il verbo “to play” significa “giocare”, ma anche “recitare, suonare” e spesso usiamo il termine gioco anche in contesti apparentemente distanti, come il lavoro o il mondo reale (“mettersi in gioco”, “il lavoro è il gioco degli adulti”, “ottenere libero gioco”, “il gioco economico“, giocherò un ruolo importante in azienda”).
Inoltre in tutte le lingue germaniche, e non in queste soltanto, il termine "gioco" serve anche ad indicare la lotta seria con le armi. La poesia anglosassone, per limitarci a un solo esempio, è piena di locuzioni che esprimo ciò, la lotta viene chiamata «heado-lâc, beadu-lâc» è il gioco alla lotta, «asc-plega» è il gioco all'asta.

Ma l‘aspetto più interessante è che qui la parola <<gioco>> che identifica <<la lotta seria>> non viene usata come una mera metafora poetica. Infatti nell'ambito del pensiero primitivo, tanto la lotta seria con le armi quanto la gara o l'agone (che va dai futili giocherelli fino alla lotta cruenta e mortale) sono tutti compresi insieme nel concetto primario di gioco autentico e di un rischio mutuo regolato da date leggi.
Gioco è lotta e lotta è gioco.
D’altronde chi potrebbe negare che con la nozione della gara, della sfida, del pericolo si è vicinissimi alla nozione del gioco? Gioco, pericolo, azzardo, impresa rischiosa sono tutti concetti confinanti fra loro. Tra l’altro se le categorie di lotta e di gioco non sono divise nella cultura arcaica, allora l'identificazione di caccia con gioco, come appare ovunque nella lingua e nella letteratura, non richiede un'ulteriore spiegazione.
Possiamo quindi dire che il termine gioco racchiude una vasta complessità di significati.

IL GIOCO è OVUNQUE


Non bisogna poi dimenticare, che il termine gioco viene anche usato per identificare quasi tutte le attività che si svolgono durante l’infanzia fino alla pubertà. E se analizziamo il gioco a partire da questo periodo dello sviluppo umano arriviamo a capire le peculiarità di questo fenomeno.
Il gioco (in questa fase) è un'occasione per il bambino di sperimentarsi, costruire, di esprimersi e comunicare attraverso prove ed errori, realtà ed immaginazione, libertà e regole. Il gioco nell’infanzia è tutto ciò che permette di apprendere, di scoprire e di esplorare. Insomma tutto ciò che stimola l’uso e lo sviluppo dell’intelligenza, delle abilità e dei sensi. Il gioco è anche e soprattutto apprendimento.
Infatti anche per Jean Piaget, il gioco infantile va interpretato come un addestramento al futuro, alle attività contemplate dalla vita adulta. Ed è attraverso l’attività ludica che si possono intravedere tendenze ed inclinazioni del bambino che man mano si svilupperanno e troveranno
varie applicazioni in tantissime situazioni future.

D’altronde anche la psicologia moderna ha ribaltato il pregiudizio di considerare il gioco come un semplice svago e ha collegato al concetto di gioco proprio la capacità di produrre i talenti che usiamo nel lavoro e nello studio.
Ma non c’è da stupirsi, infatti il gioco è sicuramente un’attività piacevole ma che richiede comunque impegno e dedizione tanto da potersi considerare un vero lavoro e mai mero passatempo.
Ed è la stessa conclusione che ha tratto la Montessori (geniale studiosa dell’infanzia), cioè che l’attività di gioco dei bambini coincide con il lavoro. Il bambino che gioca è quindi un operaio che lavora, nel gioco viene fuori l’istinto al lavoro, all’ operosità e lo si allena. Inoltre il gioco può essere facilmente un’attività serissima e ciò è dimostrato dalla concentrazione e serietà con cui i bambini, i calciatori o giocatori di scacchi si impegnano nella loro attività. Il gioco quindi, generalmente, vuole la massima serietà. Perciò l’antitesi gioco-serietà e gioco-lavoro non sussiste!


MEDIUM UNICO


In definitiva, esplorando i vari significati contenuti nel termine gioco e analizzando il gioco fin dall’inizio dello sviluppo umano (l’infanzia), arriviamo a comprendere le sue caratteristiche che sono principalmente le abilità, l’immaginazione e l’estro creativo. Infatti nel gioco infantile si allenano e mettono in pratica le abilità del soggetto e questa attività prosegue e si evolve con l’avanzare dell’età. Per esempio dal gioco dei muscoli e delle membra: un afferrare ed uno sgambettare senza scopo diventano un movimento esattamente coordinato, magari usato in uno sport o più semplicemente per muoversi.

Il gioco è quindi sostanzialmente un’attività che permette a uno o più soggetti di esprimere le proprie abilità in un determinato contesto. Questa è la vera definizione di gioco capace di cogliere la portata del concetto. L’idea che ci accompagna è quindi che il gioco è presente nell’attività lavorativa, negli sport, nell’arte e in un’infinità di altre. L’istinto ludico è quasi ovunque ed è quello che ci porta a primeggiare, a esprimerci nella società e nel mondo.
Proprio per questo il gioco può essere considerato un mezzo espressivo senza eguali, un medium unico e straordinario. Tanto da poterlo considerare su un altro piano della comunicazione rispetto ad altri come film o libri. E cosi abbiamo individuato anche quelle peculiarità uniche del video-gioco.


Vi invito a riflettere su queste considerazioni che hanno una vasta portata e vi preannuncio che il discorso non si esaurisce certo qui. Nel prossimo articolo ad esempio, approfondiremo il legame tra gioco e arte per dimostrare come quest’ultima sia un nobile gioco.

A presto e commentate pure! ;)


"Games are a very unique medium. They exist beyond language, beyond culture, and people are fascinated by games. I don't know how long I will live, but I want to learn more about games--and there is more to learn about creating better games.” ( Famosa citazione del grande game designer Tetsuya Mizuguchi, creatore tra l’altro di Rez, Sega Rally e Space Channel 5)



#2
halogp

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Vi copio qui, l'enorme mole di testo del Game Manifesto poichè nn riesco a mettere il pdf!

Spoiler

Modificata da halogp, 02 November 2012 - 05:11 PM.


#3
Zio Snake

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Complimenti halogp, un topic davvero articolato. :)
Considerazioni decisamente interessanti e ricche di spunti per eventuali riflessioni.

Il post sotto spoiler, invece, devo ancora leggerlo (credo servirà un giorno di ferie...:P Scherzo eh, appena ho un attimo lo leggerò con molto piacere).

#4
halogp

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Grazie mille! La passione verso questi argomenti mi ha spinto a fare ciò.
Leggi pure il Game Manifesto ( lì c'è tutto il discorso ben approfondito che hop più o meno riassunto nell'articolo sopra) poi fammi sapere. :)
Cmq presto continuerò il discorso con nuovi argomenti, magari più inerenti il videogioco.

Che ne pensate voialtri (che state leggendo questo topic)?

Ditemi pure, parliamone insieme, vi aspetto! :)

#5
halogp

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Ciao Snake!
hai letto poi il game manifesto? :)
fammi sapere...

#6
halogp

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Cmq, continuiamo parlando un pò anche del video-gioco:

Il videogioco è innanzitutto una particolare tipologia di gioco. Un gioco che mantiene molte delle sue caratteristiche uniche e si presenta su supporti digitali e sfrutta un'enorme varietà di altri media.
Inoltre il videogioco, forte della sua componente tecnologica, è in grado di creare ambienti virtuali sempre più realistici, che seppur limitati (per ora) a uno schermo, consentono di "immergere" il giocatore in ambienti unici.

Infatti il videogioco non solo ha l'ambizione e la capacità di imitare in maniera sempre migliore la realtà, ma ha il potere anche di creare ambienti virtuali che sembrano reali ma che appartengono alla sfera della fantascienza e del fantasy.

Ed è proprio questo uno dei maggiori punti di forza, unici del videogioco: La capacità di simulare ambienti virtuali dotati di caratteristiche uniche e che non esisterebbero o sarebbero difficili da ricreare in un ambiente reale. Questa particolarità fra le altre dovrebbe essere sempre sfruttata all'interno di un videogioco e del suo game design.


Portal permette di immergersi e interagire con un ambiente virtuale, con caratteristiche impossibili da avere nella realtà



Deus ex HR ci permette di provare con mano un futuro prossimo possibile, interagendo con il mondo di gioco e gli innesti biotecnologici.




La connessione e l'influenza


Infatti la storia del videogioco e del suo futuro è potenzialmente legata alla fantascienza e al fantasy. Molti dei primi videogiochi, come vedremo, sono stati influenzati da temi e clichè fantascientifici e a loro volta questi hanno influenzato lavori di sci-fi. C'è quindi stata fin dalle origini del videogame una profonda connessione e influenza reciproca tra i due campi. Tutto ciò a vantaggio di entrambi.
Questa proficua collaborazione difatti, continua ancora oggi e ha portato alla luce moltissimi titoli videoludici quali: Doom, Half Life, Halo, Crysis, Gears of war, Portal, Final Fantasy solo per citarne alcuni. Ed ecco allora, che scopriamo che la maggior parte dei videogiochi usciti fino ad oggi, sono a tema fantascientico o fantasy.

Già i primi videogiochi avevano mostrato questa forte connessione tra fantascienza e videoludo, fin da Space Invaders del 1978.



Star Wars non sarebbe mai stato cosi, se non ci fosse stata un'influenza da parte dei videogiochi, come ammette lo stesso creatore George Lucas.


Ma perchè proprio questi generi hanno e hanno avuto moltissima presa sul mezzo videoludico?
Semplice. Il videogioco non vuole immergerci semplicemente in ambienti virtuali il più realistici possibili, ma vuole andare oltre, vuole immergerci in mondi altri, dimensioni alternative, nei sogni e nel futuro; facendoci protagonista. Questa operazione creativa del videogioco è della massima importanza per i generi fantastici.
Ma in fondo, non c'è da stupirsi cosi tanto, infatti il videogioco essendo pur sempre una tipologia di gioco mantiene le sue caratteristiche. In questo caso particolare stiamo parlando della fantasia e della creatività. Il gioco è anche questo. E tali facoltà, proprie dell'uomo, nascono e trovano espressione in esso.
Immagine
Il videogioco vuole farci protagonisti di avventure uniche e straordinarie. I generi fantastici sono, potenzialmente, una vera e propria miniera di idee per i videogames.



La grande importanza del videogioco nei generi fantastici:



"I videogiochi offrono innovazioni per la fantascienza e il fantasy, non solo perchè essi riaffermano in modo nuovo concetti e storie già esistenti o perchè ne creano delle nuove. Ma anche perchè essi creano mondi di gioco virtuali e narrazioni del tutto nuove."
(tratto dal libro: "Women in science fiction and fantasy" di Robbie Anne Reid , capitolo: Gaming di Laurie N. Taylor// GOOGLE LIBRI)


Possono i videogiochi essere in qualche modo rivoluzionari in campi, nati nella letteratura, come la fantascienza o il fantasy?
Si, assolutamente.

Ma per quale motivo possiamo affermare ciò?
Perchè i videogiochi sono in grado di rappresentare in maniera completa e interattiva idee, concetti e mondi che in un libro o un film restano solo dei sogni , oggetti statici nella mente del lettore o dello spettatore. Il videogioco sembra invece essere nato apposta per immergere l'utente e fargli vivere il fantasy o lo sci-fi in prima persona. Ma non solo, i videogiochi in quanto giochi (come i GDR) permettono di creare tipologie narrative uniche e innovative, permettendo all'utente (non più parte passiva) di modificare storie e intervenire con le sue azioni in tempo reale nel mondo di gioco.


Videogiochi come Mass Effect o The Witcher ci permettono di modificare la storia e di intervenire nel mondo di gioco con le nostre azioni. Quale altro media, oltre il gioco, è capace fare ciò?



Il videogioco e il gioco, più di qualsiasi altro media, hanno la capacità di immedesimare e immergere l'utente in una storia, che diventa un ambiente/uno spazio.


Inoltre, un altro aspetto importante è quello legato allo sviluppo tecnologico digitale e dei videogiochi, che grazie ai loro progressi hanno permesso di creare con effetti speciali digitali, creature e mondi che prima erano solo idee nelle menti di scrittori sci-fi e fantasy. E grazie a ciò è stato possibile avere una rappresentazione materiale e visiva di concetti un tempo impensabili da rappresentare. Anche perchè il computer è in grado di raffigurare immagini impossibili da rappresentare con le comuni tecniche manuali.




A presto con nuovi contenuti ;)

#7
Begemot

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  • - You blinked.

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Grande halogp, complimenti.

#8
halogp

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Grande halogp, complimenti.


Grazie per i complimenti :)
La passione e la curiosità mi ha spinto a fare ciò!


A presto !

#9
halogp

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Sempre per rimanere in tema e evidenziare ancora una volta la complessità del gioco come fenomeno, vi volevo segnalare che esiste un libro chiamato "Il Gioco: le leggi naturali governano il caso" scritto da Manfred Eigen, Premio Nobel per la chimica nel 1967, e la sua collaboratrice Ruthild Winkler che hanno voluto con questo libro uscire allo scoperto.Viene esposta una teoria molto interessante basate anche sulle ricerche dello stesso Eigen. Questa teoria ha come perno la nozione di gioco: e non già in una o più delle innumerevoli accezioni della parola, ma in tutte, con l’aggiunta di una ulteriore accezione che sottende tutte le altre: il gioco come struttura intelligibile emergente dal divenire caotico, quindi come fenomeno «che ha guidato fin dall’inizio il corso dell’Universo». Gioco, in questo libro, è dunque un «fenomeno naturale», non specificamente umano. I giochi che noi tutti giochiamo sono soltanto la schiuma variegata di un flutto immane di altri giochi, che reggono la natura stessa.


Inoltre, una delle qualità eminenti di questo libro è appunto la estrema concretezza, la sorprendente capacità di applicare la teoria agli àmbiti più diversi, di mostrare il gioco in azione ai livelli più lontani della realtà. In queste pagine si troveranno contributi oggettivi altamente specifici, e insieme collegati a una sola teoria generale, nei seguenti campi: teoria dell’evoluzione, economia, demografia, termodinamica dei processi lontani dall’equilibrio, teoria dell’informazione, ecologia, fisica delle particelle elementari, linguistica, musicologia. Non solo: Eigen e Winkler accompagnano questa loro teoria del gioco, cosmica e avvolgente, con la presentazione di una serie di giochi che ciascun lettore potrà giocare: questi giochi permetteranno di constatare in qual senso fenomenologie parallele (la crescita, l’evoluzione, l’equilibrio, la struttura degli acidi nucleici, il codice genetico) sono la conseguenza di caso (cieco) e regole (intelligibili).

Davvero molto interessante! Evidenzia ulteriolmente la complessità e l'unicità del gioco in generale.
Che ne dite? :)




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