Il punto di vista americano sull'horror svedese che ha affascinato il mondo.Di film sui vampiri ormai potremmo dire di averne davvero la nausea. Negli ultimi anni il cinema contemporaneo è stato dissanguato da queste creature notturne che sono salite alla ribalta sotto svariate forme: dal teen romance di <em>Twilight</em>, alla violenza sessuale di <em>True Blood</em>, correlati da numerosi cloni cine-televisivi come <em>The Gates</em> o <em>The Vampire Diaries</em>. Che gli Studios continuino a sfruttare il fenomeno creando nuovi punti di vista della storia è commercialmente comprensibile, ma il pubblico ha davvero bisogno di altre storie di vampiri sul grande schermo? Se si tratta poi di un remake, come quello di <strong>Lasciami Entrare</strong> del 2008, la questione si fa ancora più delicata. Che effetto può avere la patinata macchina hollywoodiana su una pellicola di origine svedese che si è conquistata l'apprezzamento di pubblico e ciritica grazie alla totale immersione poetica della narrazione? La risposta è<strong> Let me In</strong>.
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