Il grande ritorno di Woody e Buzz
"Tu sei un giocattolo! Tu non puoi volare!"
Woody a Buzz, da Toy Story - Il mondo dei giocattoli
Forse ci credeva veramente, John Lassater, quando nel 1995 fece uscire nei cinema di tutto il mondo la sua follia. Un modo nuovo di intendere i cartoni animati, dove il computer, da puro mezzo tecnico, diventava veicolo di un'estetica nuova, che avrebbe cambiato per sempre il mondo della settima arte. I giocattoli non possono volare, forse, ma possono far entrare le persone in mondi nuovi, fantastici, dove le mani di un bambino si sostituiscono alle astronavi e la strampalata amicizia fra un Cowboy di Pezza e un modernissimo ranger spaziale pụ trasformarsi, tutta d'un tratto, nel film che ha ridefinito per sempre i canoni dell'animazione, come Biancaneve e i sette nani fece a suo tempo, nella stanca e patinata Hollywood degli anni '40.
Ci vollero quattro anni per vedere un sequel di Toy Story e, nell'industry, si vociferava che sarebbe stato un mezzo fallimento. Troppo tempo, troppi soldi, troppo di tutto, senza contare che quasi mai un seguito aveva raggiunto le aspettative che lo circondavano. E invece non fu coś, Woody e Buzz alla riscossa fu un successo enorme e per qualche anno si parḷ di un potenziale terzo episodio, dato prima come imminente, poi in lavorazione, poi perso fra le nebbie di una Disney in crisi di idee, mentre Pixar si dedicava ad altri enormi successi. In realtà Toy Story 3 non era stato abbandonato, semplicemente Lassater e il suo team aspettavano il momento giusto.
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"Tu sei un giocattolo! Tu non puoi volare!"
Woody a Buzz, da Toy Story - Il mondo dei giocattoli
Forse ci credeva veramente, John Lassater, quando nel 1995 fece uscire nei cinema di tutto il mondo la sua follia. Un modo nuovo di intendere i cartoni animati, dove il computer, da puro mezzo tecnico, diventava veicolo di un'estetica nuova, che avrebbe cambiato per sempre il mondo della settima arte. I giocattoli non possono volare, forse, ma possono far entrare le persone in mondi nuovi, fantastici, dove le mani di un bambino si sostituiscono alle astronavi e la strampalata amicizia fra un Cowboy di Pezza e un modernissimo ranger spaziale pụ trasformarsi, tutta d'un tratto, nel film che ha ridefinito per sempre i canoni dell'animazione, come Biancaneve e i sette nani fece a suo tempo, nella stanca e patinata Hollywood degli anni '40.
Ci vollero quattro anni per vedere un sequel di Toy Story e, nell'industry, si vociferava che sarebbe stato un mezzo fallimento. Troppo tempo, troppi soldi, troppo di tutto, senza contare che quasi mai un seguito aveva raggiunto le aspettative che lo circondavano. E invece non fu coś, Woody e Buzz alla riscossa fu un successo enorme e per qualche anno si parḷ di un potenziale terzo episodio, dato prima come imminente, poi in lavorazione, poi perso fra le nebbie di una Disney in crisi di idee, mentre Pixar si dedicava ad altri enormi successi. In realtà Toy Story 3 non era stato abbandonato, semplicemente Lassater e il suo team aspettavano il momento giusto.
- RECENSIONE (Cinema)