Bastardi senza gloria - RECENSIONE (Cinema)Violenza e propaganda contro le forze del Terzo Reich.Accolto in modo contrastante a Cannes, già apprezzato dal pubblico e dalla critica USA:
Bastardi senza gloria, stando agli incassi registrati oltreoceano, è il più grande successo commerciale di Tarantino insieme al dittico di Kill Bill. Per fortuna, questo risultato inorgoglisce i fratelli Weinstein (produttori) che tanto avevano puntato su di lui negli ultimi anni, e allontana i deludenti risultati al box office di
Jackie Brown e
Grindhouse, quest'ultimo realizzato in collaborazione con l'amico Rodriguez. Il titolo – come da tradizione – prende spunto da un film d'azione italiano di
Enzo G. Castellari del 1977,
Quel maledetto treno blindato, conosciuto negli Stati Uniti col nome, appunto, di “Inglorious Bast
ards”. Il regista di Knoxville sullo sfondo di un evento storico realmente accaduto costruisce una storia alternativa (il cosiddetto
“What if...”), ipotizzando la fine del governo nazista per mano di un gruppo di giovani ebrei. Tolte le vesti di uomini indifesi, vittime di sopprusi e meschinità, come in
Defiance – I giorni del coraggio agiscono e reagiscono coesi agli attacchi nemici senza temere alcuna conseguenza. Se ne
La vita è bella Roberto Benigni edulcolorava la storia, celando la verità dei campi di concentramento per venire incontro alle esigenze di un figlio incapace di accettare una guerra priva di senso, qui Tarantino utilizza tutta la sua fulgida immaginazione per realizzare un film dai chiari intenti ludici. Un videogioco disseminato di incontri verbali e azione, dove chi vince porta con sei dei premi, che siano 100 scalpi di nazisti o la coscienza di poter cambiare le sorti del mondo. Lo spettacolo, in ogni caso, è assicurato.
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